[Analisi] Le strategie di consumo in risposta alla crisi

La pandemia ha rapidamente trasformato i negozi da luoghi dove vivere un’esperienza a zone asettiche. La prossima sfida sarà coniugare il lavoro umano con la creazione di luoghi virtuali
24/02/2020 Milano, un commesso nel negozio Tod's si protegge con una mascherina per l'emergenza coronavirus, Covid-19
24/02/2020 Milano, un commesso nel negozio Tod's si protegge con una mascherina per l'emergenza coronavirus, Covid-19

In questi ultimi mesi, la casa è diventata per taluni un porto sicuro per altri una gabbia, o entrambe le versioni a seconda dei vari momenti, ma tutti abbiamo iniziato a considerare ostile ciò che si trovava al di fuori dello spazio casalingo. Spostandoci dalla casa ai negozi possiamo ricordarci di quanto, negli ultimi decenni,
le aziende avessero investito nella loro progettazione e realizzazione.

Da sempre considerati l’anello di raccordo fiduciario tra clienti e marca non si poteva in alcun modo descriverli come “semplici” spazi di vendita. A titolo esemplificativo, le competenze necessarie alla gestione e organizzazione dei luoghi di consumo avevano portato, negli scorsi anni, alla nascita di una nuova professione: il/la visual merchandiser.

La pandemia ha rapidamente trasformato i negozi da luoghi dove vivere l’esperienza di consumo a zone asettiche: siamo passati dalla concezione di spazi nei quali nulla era lasciato al caso (compresa l’illuminazione e la profumazione) ad ambienti che, necessariamente, devono garantire la sicurezza e
le norme igieniche come aspetto prioritario rispetto all’incanto del consumo. Con la riapertura delle attività commerciali stiamo imparando a rispettare le norme igieniche e a indossare la mascherina quando entriamo nei negozi, a mantenere la distanza “fisica” di un metro, ecc..

Ora siamo in un periodo di attesa. Solo tra qualche mese sarà possibile iniziare a vedere delle (nuove)
strategie di consumo in risposta alla crisi: ci siamo organizzati per rispondere all’emergenza ma è col passare del tempo che si manifesteranno le reazioni maggiormente legate ai mutamenti economici e culturali. Nel frattempo, ci sono le risposte dei negozi di prossimità e delle grandi catene.

Mentre i primi stanno continuando a investire sul rapporto di fiducia personale con la clientela – motivo per il quale sono scelti a differenza delle catene – le seconde stanno tentando di affiancare il rapporto fiduciario assieme a un rinnovato tentativo di digitalizzazione degli spazi di vendita.

La prossima sfida sarà cercare di capire come coniugare il lavoro umano con la creazione di luoghi virtuali di consumo, avendo la consapevolezza di relazionarsi con clienti sempre più “fluidi” rispetto alla differenza tra online e offline…

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