Andrea Illy: il clima sta causando una tempesta perfetta sul prezzo del caffè
Il presidente dell’azienda triestina conferma gli investimenti per 270 milioni con l’ampliamento dello stabilimento di Trieste

Andrea Illy presidente di Illycaffè, spiega di avere appena scritto una lettera a dipendenti e azionisti: «Voglio ringraziare perché gli ottimi risultati del 2023, annunciati dalla nostra Ceo Cristina Scocchia, sono il frutto della passione e dedizione di tutti. Voglio mantenere un rapporto privilegiato con Trieste che consideriamo un nostro stakeholder. Il nostro obiettivo è migliorare la vita dei nostri consumatori, clienti, dipendenti, fornitori e della città in cui operiamo». Illy è consapevole che è stata compiuta un’impresa: «Siamo competitivi e possiamo investire di più. Non è stato facile se solo pensiamo alla paralisi di due anni di pandemia».
Andrea Illy, sembra che intanto sul caffè si sia però scatenata una tempesta perfetta secondo torrefattori e grossisti. Il caffè Robusta ha registrato un rialzo di oltre il 90% in sei mesi.
«Il mercato del caffè sta scontando le conseguenze pesanti del cambiamento climatico. I prezzi sono aumentati del 20% da un giorno all’altro. È uno scenario preoccupante sul lungo termine. L’effetto clima ha compromesso il raccolto nei due Paesi produttori più importanti al mondo. In Brasile ci sono state piogge di una intensità mai vista, mentre il Vietnam è stato colpito dalla siccità. Da qui l’impennata dei prezzi. All’origine c’è un fenomeno climatico preciso».

Spieghi.
«Si chiama El Niño, fenomeno che si presenta a intervalli di anni, che muovendosi come un pendolo provoca il riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico equatoriale, causando ondate di caldo record, spostandosi poi dalla costa sudamericana verso il Sud Est Asiatico con il fenomeno opposto (La Niña) con piogge estreme e incessanti».
Altre cause possibili?
«Non vedo conseguenze dirette dalla crisi della logistica dovuta al blocco di Suez per evitare passaggio nel Mar Rosso con conseguente aumento dei costi di percorrenza. Piuttosto potrebbe influire lo sfavorevole tasso di cambio per il rafforzamento del dollaro sull'euro. Non escluderei anche fenomeni speculativi».
E ora che previsioni si possono fare? Quale sarà l’impatto sulla produzione e ricavi di Illycaffè?
«Nessun impatto perchè Illycaffè lavora con i migliori produttori, selezionati in una ventina di Paesi, che sono resilienti e capaci di neutralizzare grazie alle loro conoscenze i danni del clima. Migliorando le pratiche agronomiche rigenerative aumenta la biodiversità il caffè che diventa resistente ai cambiamenti climatici, dalle alluvioni al caldo eccessivo. Siamo molto soddisfatti perché il nostro modello di agricoltura rigenerativa sta funzionando molto bene e di recente abbiamo lanciato il primo caffè Arabica proveniente integralmente da questa pratica adottata anche dal Brasile quando il conflitto in Ucraina ha provocato un impennata del costo dei fertilizzanti minerali (di cui Russia e Kiev sono i due più grandi produttori al mondo)».
Questa crisi del caffè ricorda quella del 2001 quando al contrario di quanto succede oggi la sovrapproduzione di caffè in Brasile e Vietnam fece scendere il prezzo dei chicchi a 45 centesimi la libbra, impoverendo i coltivatori.
«Il mercato deve premiare i produttori più sostenibili e in questo senso il modello Illycaffè è vincente. Nelle nostre piantagioni sperimentali come in Etiopia e in Guatemala, stiamo riducendo al minimo l’uso di fertilizzanti minerali, pesticidi ed erbicidi. Ci siamo impegnati a diventare carbon-neutral entro il 2033 attraverso l’uso di energia rinnovabile e circolarità. La nostra università del caffè, con una media di 15 mila iscritti l’anno, quest’anno festeggia i 25 anni di vita».
Il New York Times racconta in un suo reportage che la cultura del caffè in Ucraina è diventata una forma di resilienza contro la guerra: solo a Kiev ci sono 2.500 piccole caffetterie che sono diventate parte del paesaggio urbano. Che ne pensa?
«Il caffè è sempre stata una bevanda inclusiva e purtroppo anche la bevanda ufficiale in tempo di guerra perché aiuta a stare svegli e allerta. La diffusione dell’espresso italiano globalizza il nostro stile di vita e la nostra cultura anche se spesso senza garantirne la qualità».
A cosa si riferisce?
«Ci sono fenomeni di italian sounding anche nel nostro mondo, basti guardare alle grandi catene americane e ai “caffè” che si sono diffusi globamente dalla Corea all’Australia fino all’Est Europea. Al contrario si assiste a un nuovo fenomeno come la nascita di decine di migliaia di piccoli torrefattori (accade anche per le birre artigianali) rispetto ai quali aziende come Illycaffè sono un riferimento costante di qualità».
Illycaffè ha archiviato l’esercizio 2023 con i principali indicatori in forte crescita. Previsioni per l’anno?
«Confermiamo un piano di investimenti autofinanziato da 270 milioni di euro, e di questi 120 destinati all'ampliamento della fabbrica di Trieste dove puntiamo in cinque anni al raddoppio della capacità produttiva: fra qualche mese iniziamo la costruzione di un grande impianto di tostatura e del nuovo magazzino. Puntiamo nello sviluppo di nuovi mercati e vogliamo crescere in Usa (+15% di ricavi) e Cina. Abbiamo sempre investito a Trieste in 90 anni e continueremo a farlo».
E nel 2024?
«Pur confermando gli investimenti manteniamo un assetto finanziario prudente considerato uno scenario geopolitico rischioso e incerto. Prepariamo come annunciato la quotazione in Borsa non prima del 2026».—
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