Ascopiave compra il 3,6% della lombarda Acsm

TREVISO. Massimo Malvestio va in soccorso di Ascopiave e grazie ad una inedita alleanza con Nicola Cecconato blocca l’avanzata di A2a. L’avvocato trevigiano emigrato a Malta fondatore della società di gestione Proude Asset Management ha creato l’architettura ed ha ceduto i titoli che hanno messo un muro alle mire espansionistiche del gigante delle multiutilities lombardo.
La mossa, realizzata sui mercati, ha visto Ascopiave acquisire circa il 3,6% di Acsm, società che ha come suo azionista di riferimento proprio A2a con il 41,34%. I principali venditori sono stati i fondi gestiti da Praude e la Plavisgas, tutte società nell’orbita di Malvestio, che in tutto sommano il 3,24% del capitale di Acsm. Ma perché è importante questa mossa?
Semplificando al massimo, acquistando da Malvestio&co, Nicola Cecconato e i suoi hanno staccato un biglietto per sedersi al tavolo del cda della controllata di A2a come espressione della minoranza. Oltre a ciò va ricordato che all’azionista di minoranza è attribuita la competenza a decidere su particolari operazioni (c.d. "whitewash") come per esempio in quelle che riguardano operazioni con parti correlate. Ascopiave quindi, come primo azionista della minoranza, potrà assumere un ruolo che invece A2a non può avere.
Lo schema
Facciamo un passo indietro. Acsm ha un azionariato così composto: oltre ad A2A (41,34%), Lario Reti Holding (23,93%), il Comune di Monza (10,53%), il Comune di Como (9,61%), il Comune di Sondrio (3,30%), il Comune di Varese (1,29%)e il mercato (10%). C’è un patto di sindacato che vincola la multiutility, Lario Reti Holding, il Comune di Monza, il Comune di Como, il Comune di Sondrio e il Comune di Varese pari al 90% dell’azionariato. Con l’entrata di Ascopiave si porrà anche un problema di flottante ma questo è un altro discorso.
Praude era riuscita ad avere la maggioranza della minoranza e con essa ha potuto esprimere il presidente del collegio sindacale, ma quando scadrà il consiglio di amministrazione la maggioranza della minoranza esprimerà l’ unico membro del consiglio che non sarà espressione dei soci pattisti.
Le probabilità dei veneti di esprimere quindi il presidente del collegio sindacale e di entrare in consiglio di Acsm sono prossime alla certezza. Non lo stesso può dirsi per A2A: con il 4% i lombardi sono un socio con meno voti del comune di Rovigo che ha il 4,5% e dei sindaci “ ribelli” che insieme tengono circa il 6%.
E questo nonostante A2A abbia speso circa il doppio per la quota in Ascopiave di quanto ha speso quest’ ultima per Acsm. Se lo scopo di A2A era portare la guerra in casa di Asco pare che lo scopo sia stato raggiunto solo al prezzo di avere una guerra - ben che vada uguale e contraria - in casa propria e sopratutto di vedere coinvolti - loro malgrado - i comuni che hanno creduto nel modello “ federale” di A2A.
Il fatto che decisivo per il successo dell’ operazione sia stato il pacchetto di azioni raccolto dalla Praude e che tra i venditori ci sia la stessa Plavisgas, che negli ultimi tre mesi aveva raccolto sul mercato oltre 2.6 milioni di azioni ACSM (rafforzando ulteriormente e rendendo decisivo il ruolo di Praude nell’ azionariato di ACSM) fa pensare che Cecconato abbia ricucito i rapporti con i soci privati.
O, quanto meno, che A2A non abbia alcun rapporto con questi, va ricordato infatti che Plavisgas, che ancora tiene lo 0,7% di Asco Holding, la scatola che sta sopra la utility di Pieve di Soligo, sarebbe ora l’unica via di accesso possibile ad Ascopiave.
Scacco
Va infatti sottolineato che neppure se A2A superasse il 5% del capitale di Ascopiave (operazione che porterebbe l’esborso complessivo sopra il 50 milioni) riuscirebbe a bloccare - per il divieto di partecipazioni incrociate - Ascopiave. Perché con un flottante così basso qualsiasi manovra di A2a non riuscirebbe ad inertizzare Ascopiave. Mentre i lombardi sono totalmente incastrati in quanto Asco manterrebbe la maggioranza della minoranza.
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