Ascopiave pronta alla sfida dell’idrogeno

Il presidente Cecconato: «Studiamo metodi di produzione diversi dall’elettrolisi. E ci rafforziamo anche nel biometano

TREVISO. Produrre idrogeno in maniera diversa dall’elettrolisi, «non necessariamente dall’acqua. Stiamo studiando nuovi ambiti di estrazione». È l’anticipazione che concede il presidente di Ascopiave, Nicola Cecconato, parlando di un «progetto italiano, una sinergia». Il futuro è già qui – ed è ambizioso, a Pieve di Soligo – e anche chi ha il proprio core business «legato alla distribuzione di un combustibile di origine fossile, come il gas», dice Cecconato, ragiona già «su combinazioni “green”, idrogeno in primis, che è pulito se prodotto da elettrolisi utilizzando fonti di energia rinnovabili, in tema di circolarità.

Ma abbiamo allo studio nuovi ambiti per estrarlo». Le sperimentazioni La Commissione europea identifica l’idrogeno come uno dei settori chiave per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050. Banalmente: si prende dell’acqua, si separa l’idrogeno dall’ossigeno per mezzo di un processo conosciuto come elettrolisi, e si immagazzina l’idrogeno che poi potrà essere convertito in energia elettrica. L’elettrolisi però costa energia, e il gioco vale la candela solo se questa energia arriva da fonti rinnovabili.

Nicola Cecconato, presidente e ad di Ascopiave
Nicola Cecconato, presidente e ad di Ascopiave

Una volta prodotto l’idrogeno, è necessario gestirne la logistica, ovvero l’immagazzinamento e poi il trasporto. Si possono utilizzare tubazioni dedicate (Usa e Canada lo fanno già, in Europa Belgio e Germania sono avanti), oppure c’è chi come Snam in Italia ha già sperimentato il trasporto di idrogeno, immettendolo al 5% in forma gassosa nella rete del gas metano esistente.

Un combustibile “blended”, come spiega lo stesso Cecconato, «e si sta valutando in che misura massima la percentuale di idrogeno sia compatibile con le reti esistenti». Sopra il 15-20%, infatti, può creare problemi ai tubi d’acciaio, rendendoli meno resistenti. Il biometano Non c’è solo l’idrogeno, però: anche il biometano è destinato a ritagliarsi una quota di mercato, soprattutto con la possibilità «di immissione diretta nelle reti di distribuzione del gas esistenti, tramite cabine bidirezionali, senza la necessità di ambienti di stoccaggio», spiega ancora il presidente di Ascopiave.

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L’intenzione è quella di «partire con progetti pilota sul territorio per la produzione di biogas e biometano prodotto da rifiuti biologici e scarti dell’agricoltura, immettibile direttamente nella rete già esistente. Lavoriamo con aziende del settore agricolo sul territorio, per poi sviluppare qualcosa di più grande».

Tra idrogeno e biometano non c’è ancora la “killer application”, la soluzione tecnologica definitiva: si procede per studi ed esperimenti, il futuro sarà quasi certamente rappresentato da un mix di fonti energetiche diverse, e Ascopiave vuole essere a questo tavolo. E poi ci sono le rinnovabili più classiche, se così vogliamo chiamarle: da qui al 2024 il gruppo trevigiano realizzerà investimenti per 73 milioni di euro tra idroelettrico, eolico e fotovoltaico. Il piano strategico Nel piano strategico 2020-24 di Ascopiave, alla voce “sostenibilità ambientale”, si spiegano le linee guida e i percorsi già intrapresi.

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«Energia da fonti rinnovabili: grazie ad un impianto fotovoltaico da 200 kW e un impianto geotermico, garantiamo una significativa riduzione di inquinamento e consumi nella sede aziendale. Riduzione emissioni anidride carbonica: da tempo implementiamo le migliori tecnologie per il monitoraggio costante dei consumi ed attuiamo comportamenti sostenibili.

Teleriscaldamento/cogenerazione: attraverso la gestione di tre impianti di cogenerazione con annesse reti di teleriscaldamento a servizio di circa 700 clienti civili, commerciali e pubblici e alcuni impianti termici a servizio di condomini, contribuiamo al miglioramento della qualità dell’aria nei centri urbani».

I numeri Il Gruppo Ascopiave opera prevalentemente nel settore della distribuzione di gas naturale, oltre che in altri settori correlati al core business, quali l’efficienza energetica e la generazione distribuita, e attraverso la partecipazione nella società EstEnergy, è inoltre attivo nella vendita di gas ed energia elettrica.

Il Gruppo detiene concessioni e affidamenti diretti per la gestione dell’attività di distribuzione in 268 Comuni, fornendo il servizio a circa 775 mila utenti. Ascopiave è presente anche nel settore idrico, essendo socio e partner tecnologico della società Cogeide, che gestisce il servizio idrico integrato in 15 Comuni della provincia di Bergamo.

Quotata dal 2006 sul segmento Star di Borsa Italiana, Ascopiave è inoltre partner del Gruppo Hera nella commercializzazione del gas e dell’energia elettrica. Il 2020 si è chiuso con un utile di 60 milioni di euro e ricavi consolidati a 163,9 milioni, in crescita del 31,2% – grazie a un allargamento del perimetro con l’incorporazione di Unigas Distribuzione – rispetto ai 124,9 milioni di euro nell’esercizio 2019. —

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