Assalto alle Generali: il governo nella partita a difesa dell'italianità

A fianco di Intesa spunta l'ipotesi Cdp. Galateri ascoltato dalla Consob. Berlusconi: «Resti italiana»
La bandiera di Generali sulla sede triestina
La bandiera di Generali sulla sede triestina

MILANO. La vicenda Generali somiglia sempre più a una partita a scacchi, in cui prima ancora delle proprie mosse contano quelle dell'avversario. Così a vincere in genere è chi riesce a prevederle con puntualità e a muoversi di conseguenza. Dopo giornate convulse tra prese di posizione, retromarce, smentite non del tutto convincenti e titoli quotati sulle montagne russe, ieri ha prevalso un clima di calma apparente.

Partendo dai fatti, quello più rilevante ieri è stata la visita del presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, in Consob, sollecitata dalla stessa autorità di controllo sui mercati finanziari dopo che il gruppo triestino ha acquistato il 3% di Intesa Sanpaolo (i vertici di Ca' de Sass avevano fatto l'analogo passaggio mercoledì). Intanto il senatore triestino Francesco Russo (Pd) ha presentato un'interrogazione parlamentare sottoscritta da un centinaio di senatori di tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione. Si chiede al Governo anche «quali iniziative intenda intraprendere per preservare l'italianità del terzo gruppo economico italiano nonché quarta compagnia di assicurazioni a livello mondiale» e «per tutelare l'occupazione dei dipendenti italiani del gruppo», anche viste le «odierne considerazioni provenienti da fonti finanziarie che ipotizzano un possibile “spezzatino” della compagnia». Per Russo «la politica ha il dovere di mettere in campo tutti gli strumenti a propria disposizione per far sì che quest'operazione, in qualunque modo si concluda, porti maggiore ricchezza per tutto il sistema paese Italia e, al contempo, non metta a repentaglio i posti di lavoro di migliaia di cittadini».

 

Generali in difesa compra il 3% di Intesa
La redazione

 

Una mossa che, nelle intenzioni dei proponenti, costringerà il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a venire allo scoperto, dopo il «No comment» di ieri: si tratta di «un'operazione di mercato», ha precisato. Nessuno crede a un esecutivo che resta alla finestra in questa partita; piuttosto, secondo fonti qualificate, l'obiettivo è evitare che la vicenda scateni una bagarre politica prima di aver compreso a fondo le intenzioni di tutti i protagonisti (veri o presunti) e gli spazi di azione. In proposito vanno segnalate le voci crescenti ieri di un possibile impegno di Cdp al fianco di Intesa San Paolo: se confermata, sarebbe la prova che Palazzo Chigi si sta muovendo per preservare un asset strategico per il Paese. «Generali come Mediaset è una grande impresa italiana che credo sia bene rimanga in mani italiane» afferma Silvio Berlusconi in un'intervista al Foglio.

Oggi intanto si riunisce il cda di Intesa Sanpaolo; ieri sera il ceo Carlo Messina ha ribadito che non si discuterà della possibile offerta al Leone, anche se in pochi credono a questa tesi. Di certo Ca' de Sass è chiamata a decidere in fretta sia per evitare che il titolo del Leone cresca ancora molto in Borsa (il che renderebbe più costosa l'operazione), sia per non farsi spiazzare dalle mosse dei potenziali concorrenti, in particolare Mediobanca (socio di riferimento del Leone col 13,03% e per nulla intenzionato a farsi da parte), Unicredit (a sua volta primo azionista di Piazzetta Cuccia con il 9% delle quote) e Axa, che finora ha smentito un interesse diretto su Trieste, ma resta tra i nomi più accreditati nel risiko che si apre tra le assicurazioni europee.

E poi c'è Allianz, leader europeo del settore, dato al fianco di Intesa con un interesse spiccato verso gli asset internazionali di Generali. Anche se i ruoli di alleati e concorrenti non sono del tutto chiari e, soprattutto, si prestano a cambi di rotta improvvisi, secondo convenienza. Senza dimenticare il peso che possono giocare gli altri grandi soci di Generali, dal vice presidente Francesco Gaetano Caltagirone a Leonardo Del Vecchio. Mentre anche in Ferak, la holding che racchiude le partecipazioni dei soci veneti, la situazione è in evoluzione, con la famiglia Amenduni in ascesa.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © il Nord Est