Banca Popolare di Vicenza chiuse le indagini

I pubblici ministeri Gianni Pipeschi e Luigi Salvatori hanno chiuso le indagini e depositato il procedimento in Procura. Venti giorni agli indagati per presentare le memorie. Spunta un nuovo nome: Paolo Marin

I pubblici ministeri Gianni Pipeschi e Luigi Salvatori hanno chiuso le indagini  preliminari nei confronti della Banca Popolare di Vicenza e di altri sette indagati e depositato il procedimento in Procura.

Venti i giorni a disposizione degli indagati per presentare le memorie difensive.

Tutti i nomi. L'atto è stato noificato a sette indagati, sette persone fisiche più la Banca Popolare di Vicenza in liquidazione coatta amministrativa. I nomi sono: Gianni Zonin, ex presidente dell'istituto, Giuseppe Zigliotto in qualità di consigliere del cda per il finanziamento correlato all'acquisto di azioni Bpvi, Samuele Sorato ex direttore generale della banca, Andrea Piazzetta, vice direttore con responsabilità alla Divisione Finanza, Paolo Marin (finora mai iscritto a registro) in qualità di vice direttore per la divisione Crediti, Massimiliano Pellegrini che era il dirigente preposto alla firma dei bilanci.

Mancano in questo avviso di comunicazione di chiusura indagini: Roberto Zuccato, Franco Miranda (iscritti come idndagati il 25 giugno 2006), Giovanna Dossena, ex consigliere del Cda indagata da settembre 2015 e Andrea Monorchio, ex consigliere il cui nome tra gli indagati è spuntato solo il 12 luglio 2017. Per loro è probabile, spiegano le nostre fonti, una richiesta di archiviazione.

M5S: fondo vittime. "Questa mattina, insieme ai colleghi senatori del M5S, abbiamo incontrato le associazioni dei risparmiatori colpiti dalla liquidazione di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. È stato un confronto intenso e proficuo che ci ha permesso di approfondire ancor più le esigenze dei risparmiatori». Lo annunciano il senatore M5S capogruppo al Senato, Enrico Cappelletti, e i senatori Laura Bottici, Alberto Airola, Giovanni Endrizzi, Gianni Girotto, Barbara Lezzi e Carlo Martelli. «Le richieste delle associazioni alla politica, in sostanza, sono due: un fondo vittime per risarcire i risparmiatori e un intervento per risolvere il tragico sotto organico delle procure venete. Il fondo risarcimenti è stato stimato dalle stesse associazioni in 2 miliardi di euro. La maggioranza a guida Pd ha proposto di legare i risarcimenti al recupero dei crediti deteriorati, ma è evidente che le decine di migliaia di piccoli risparmiatori truffati non possono aspettare così a lungo», continuano Cappelletti e colleghi. «Già durante la discussione del decreto alla Camera e con una mozione al Senato il M5S ha chiesto di allargare il perimetro dei risarcimenti e la possibilità di agire con più forza contro gli ex amministratori delle banche, ma la maggioranza ha alzato un muro per proteggere gli interessi di Intesa e dei vertici responsabili dei crac bancari», rilevano i Cinque Stelle. «Abbiamo constatato una volta di più che i partiti sono legati a doppio filo alle banche. Ci sono responsabilità precise in capo a chi ha governato nel Nord-Est, Lega in testa, dobbiamo rompere il silenzio assordante dei veneti. I cittadini devono chiedere conto a questi soggetti che nella migliore delle ipotesi non sono in grado di difendere il territorio, mentre in altri casi tutelano questo sistema bancario marcio». Per i senatori pentastellati «il messaggio delle associazioni è chiaro: il decreto Salva banche non sarà di nessun aiuto ai risparmiatori truffati, anche perchè, oltre al mancato risarcimento, non agevola l’accertamento dei presunti reati consumati dagli ex amministratori delle due venete e non rafforza le prerogative dei giudici in caso di azione di responsabilità», concludono.

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