Banche in crisi, piano di salvataggio da 3,6 miliardi
UDINE - Il Governo e la Banca d'Italia hanno varato un piano di salvataggio delle quattro banche in crisi del Centro Italia del valore complessivo di 3,6 miliardi.
L'operazione di salvataggio, senza oneri per lo Stato, prevede la creazione di quattro banche-ponte, Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e CariFerrara che prenderanno le attività “buone” delle vecchie banche e saranno gestite sotto l'ombrello dell'Autorità di risoluzione istituita all'interno della Banca d'Italia.
Viene poi creata un'unica bad bank per i quattro istituti nella quale verranno raccolti tutti i prestiti in sofferenza per un valore residuo di 1,5 miliardi dopo una svalutazione da 7 miliardi.
L’operazione è stata sancita da un decreto varato dal Governo domenica e in vigore da oggi, che permette di realizzare la complessa operazione entro la fine dell'anno ed evitare quindi di dover attuare la nuova e più onerosa procedura del bail-in che entra in vigore dal prossimo primo gennaio.
Le perdite dei quattro istituti, tutti in amministrazione straordinaria fino a venerdì scorso, vengono assorbite innanzitutto con l'azzeramento del capitale degli attuali soci e con la svalutazione delle obbligazioni subordinate.
Per ripianare le perdite interviene inoltre il nuovo Fondo di Risoluzione, finanziato da tutte le banche spa e popolari, con 1,7 miliardi destinati a coprire le perdite cui si aggiungono 1,8 miliardi per ricapitalizzare le nuove banche-ponte (destinate ad essere vendute non appena il mercato lo consentirà) e altri 140 milioni per il capitale della bad-bank che resterà in vita solo il tempo necessario per vendere le sofferenze o per cederle a operatori specializzati.
Il Fondo di Risoluzione inizia ad operare con una linea di credito fornita da Intesa Sanpaolo, UniCredit e Ubi.
Le quattro banche-ponte verranno gestite da amministratori nominati dall'Autorità di Risoluzione i quattro consigli saranno tutti presieduti - indica la Banca d'Italia - dal banchiere Roberto Nicastro, fino a due mesi fa direttore generale di UniCredit.
Il capitale delle quattro nuove entità le cui attività sono quelle diverse dai crediti in sofferenza, è stato ricostituito per ciascuna in misura pari a circa il 9% dell'attivo ponderato per il rischio.
La Nuova Banca Marche ha un capitale di 1 miliardo, la nuova Banca Etruria di 400 milioni, la Nuova Carife di 200 e la Nuova CariChieti di 100 milioni.
Di questi 4 istituti, ben due erano finiti nel mirino di Gianni Zonin per diventare "grande banca" e raggiungere soglia mille sportelli. Banca Popolare di Vicenza infatti aveva lanciato un'Opa nei confronti di Banca Popolare dell'Etruria e aveva avviato i contatti con Cariferrara di cui voleva un centinaio di sportelli (17 li aveva già acquistati).
Le vecchie banche oggi, svuotate di attività e passività, contenitori residui di perdite e delle loro coperture, vengono poste in liquidazione coatta amministrativa.
Le banche sono “di dimensione piccola o media - spiega Banca d’Italia nel comunicato diffuso stamane -, aventi nel complesso una quota del mercato nazionale dell’1 per cento circa in termini di depositi. La soluzione adottata assicura la continuità operativa delle banche e il loro risanamento, nell’interesse dell’economia dei territori in cui esse sono insediate; tutela pienamente i risparmi di famiglie e imprese detenuti nella forma di depositi, conti correnti e obbligazioni ordinarie - prosegue la nota -; preserva tutti i rapporti di lavoro in essere; non utilizza denaro pubblico”.
Quella individuata, che ha già ottenuto l’ok dalla Ue, “è la soluzione compatibile con le norme sugli aiuti di Stato che è emersa dopo che altre proposte erano state ritenute non compatibili durante le discussioni con la Commissione europea - conclude Bankitalia -. Infine le Autorità italiane hanno adottato questa soluzione che ha effetti immediati ed evita il prolungamento dello stallo per le quattro banche, al fine di risolverne la crisi».
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