Banche, Nouy (Bce): "Se una banca è insostenibile, può chiudere"

La gestione dei rischi bancari è la priorità per questo 2017. Parola di Daniéle Nouy, presidente del Consiglio di vigilanza bancaria della Bce che chiede alle banche una solida gestione specie in un periodo di tassi di interesse bassi se non negativi. Nouy ha parlato del caso italiano, di Mps e delle ex popolari venete

PADOVA. La gestione dei rischi bancari è la priorità per questo 2017. Parola di Daniéle Nouy, presidente del Consiglio di vigilanza bancaria della Bce che chiede alle banche una solida gestione specie in un periodo di tassi di interesse bassi se non negativi. Il pressing è sul business model delle banche specie in questi anni di reddito compresso, specie in area euro. Nouy ha parlato del caso italiano, di Mps e delle venete. Spiegando che: se una banca è solvibile non può fallire. Ma, in uno scenario di necessario consolidamento, può anche prendere forma la chiusura di una banca se essa diventa insostenibile.

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«In alcuni casi specifici il consolidamento potrebbe anche prendere la forma della chiusura di banche se diventano insostenibili» sono le parole esatte usate da Daniéle Nouy, presidente del Consiglio di vigilanza bancaria della Banca centrale europea. Parlando all'Europarlamento dove ha presentato il Rapporto 2016 della Vigilanza, Nouy ha auspicato fusioni e acquisizioni fra banche di paesi diversi «indotte dal mercato, e finora non abbiamo visto un significativo consolidamento».

Il tema tocca da vicino anche l'Italia dopo il salvataggio pubblico del Montepaschi e con Veneto Banca e Popolare Vicenza che hanno anch'esse chiesto l'accesso alla ricapitalizzazione precauzionale con un progetto di fusione. In un'intervista pubblicata oggi, Nouy si sofferma sul caso italiano: «in Italia, un Paese dove ci sono numerose banche, abbiamo visto fusioni e acquisizioni. Penso che altre operazioni seguiranno», ha detto senza specificare se si riferisse all'Italia o più generalmente all'Eurozona.

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 La supervisione bancaria della Bce non è «timida» sulle richieste di ricapitalizzazione precauzionale, ha quindi aggiunto la presidente del Board di vigilanza in risposta a una domanda di un europarlamentare che ha chiesto indicazioni sulle scelte relative al caso italiano (Montepaschi). «Si tratta di un processo in cui ci sono vari interlocutori, oltre a noi, banche, governo, poi c'è la decisione della Commissione europea che deve decidere se è possibile la ricapitalizzazione precauzionale e per quale ammontare - ha detto Nouy -, è un sistema procedurale in cui ciascuno agisce a seconda della propria responsabilità». La presidente del Board di vigilanza ha poi sottolineato che «se alcune banche sono solventi non possono essere dichiarate in fallimento».

La presidente ha quindi respinto la critica di essere soggetta a pressioni sulle decisioni di ricapitalizzazione precauzionale che coinvolgono l'Italia. «Onestamente non subiamo pressioni e d'altra parte quando si prendono decisioni di questa natura le cose diventano estremamente rigorose sul piano legale, le decisioni possono essere sempre attaccate in tribunale e per questo siamo prudenti per fare le cose correttamente» ha detto.

«C'è una situazione in cui i cittadini possono depositare i risparmi di una vita nella banca sotto casa e acquistano obbligazioni, debito subordinato mentre nella maggior parte dei paesi della zona euro vengono stipulati contratti di assicurazione vita con una grande diversificazione degli asset, che non vanno solo nella banca». Questo per
Nouy «è il primo ostacolo da trattare: dobbiamo fare in modo che le famiglie non detengano strumenti finanziari che possono essere oggetto di 'bail-in' e non possono essere rimborsati».

Di conseguenza, ha concluso Nouy, dobbiamo avere sempre un margine di flessibilità, soprattutto se «c'è stato 'misselling', una vendita di strumenti finanziari non adeguata».

Nouy è tornata anche sul grande tema dei crediti in sofferenza invitando le banche ad affrontare più velocemente i loro problemi sugli Npl, i non performing loans. Il messaggio principale è che, ha indicato Nouy, «gli alti livelli di sofferenze dovrebbero essere fronteggiati dalle banche rilevanti come priorità in un modo complessivo, focalizzandosi sulla governance interna e definendo obiettivi ambiziosi ma realistici».

I 'target' delle banche «devono essere riflessi in modo appropriato in incentivi per i gestori e devono essere monitorati attentamente dagli organismi di gestione». Sono le banche responsabili dell'attuazione delle strategie e della gestione dei loro 'npl'.

Nouy ha indicato che «il livello relativamente basso di profittabilità delle banche è motivo di preoccupazione perchè può ostacolare la capacità del settore di raccogliere capitale». Alti livelli di 'non performing loans' in alcune regioni e la sovracapacità in certi mercati continuano a pesare sulle prospettive di profittabilità a lungo termine«. Nel 2016 le banche della zona euro hanno mostrato profitti stabili, secondo il rapporto sull'attività dell'anno scorso presentato oggi: la media annualizzata del return on equity era al 5,8% nel terzo trimestre, con un leggero calo rispetto al 6% un anno prima dovuto all'aumento nei livelli di capitale equity del 3,5%.

 

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