Banche venete, il salvataggio costerà allo stato fino a 17 miliardi

Dallo Stato arrivano 5,2 miliardi subito per salvare le banche venete, garantire l'apertura degli sportelli, ed evitare il caos che si sarebbe creato con un «fallimento disordinato». Dodici miliardi in garanzia dei rischi
Carlo Messina (Intesa San Paolo)
Carlo Messina (Intesa San Paolo)

Fino a 17 miliardi. È questo l’importo massimo che lo Stato ha messo sul piatto per la gestione del salvataggio di quelle che oggi non sono più le banche venete. Ma sportelli e dipendenti di Intesa SanPaolo. Le risorse sono state reperite all’interno dei 20 miliardi mobilizzati a fine 2016 dal fondo «Salva Risparmio» che è stato incrementato di altri 300 milioni per il 2018.


«Il salvataggio si è reso necessario per evitare i rischi evidenti di un fallimento disordinato - ha esordito il premier Paolo Gentiloni - . Abbiamo operato a favore di correntisti, risparmiatori, di chi in queste banche lavora e dell’economia del territorio: uno dei più importanti per il nostro Paese». «Si tratta - ha concluso prima di passare la parola al ministro Pier Carlo Padoan - di un contributo al complessivo risanamento del sistema bancario in un momento cruciale della ripresa». «Non c’erano alternative migliori ai fini della stabilità di famiglie, lavoratori, economia e sostegno del territorio - ha aggiunto Padoan, in polemica con chi ha accusato il governo di non aver preso in considerazione l’offerta dei fondi o altre strade-. L’alternativa era lo spezzatino che avrebbe distrutto le banche». A stretto giro di posta è arrivato anche l’ok della Dg Comp.


Le voci di costo. In cassa alla banca guidata da Carlo Messina arriveranno subito 5,185 miliardi: 4,785 per la gestione della ristrutturazione delle banche in liquidazione, ovvero «in apporto capitale per non intaccare gli indici patrimoniali di Intesa». A questa cifra, si aggiungono 400 milioni «quale fairvalue» delle garanzie prestate dallo stato per un ammontare di 12 miliardi di euro. Il conto finale è dunque di 17,185 miliardi. Il «fairvalue» è una “stima” e ieri in conferenza stampa il ministro Padoan ha spiegato che questi denari, di cui 400 milioni vengono versati subito, sono a copertura dei rischi eventuali sui crediti. Ovvero: 6,3 miliardi su possibili retrocessioni di crediti che non risultino oggi in bonis (capitolo bad bank, per capirci) e fino a 4 miliardi di garanzia per crediti in bonis ma già riconosciuti ad alto rischio. Crediti che Intesa si porta “in casa” ma potrà ritrasferirli alla bad bank entro 3 anni.


«Si apre un periodo di due diligence - ha spiegato il ministro - per valutare la qualità dei crediti e può darsi che alcuni dei titoli acquisiti risultino di qualità non aderente a quella contabilizzata». Dalla bad bank che nascerà il governo stima un «recupero a medio termine - dice Padoan - con crediti che possono essere valorizzati fino a copertura dei 5 miliardi messi nell’immediato». La copertura degli esuberi chiesta da Intesa (fino a 1,285 miliardi) con il rifinanziamento del fondo, spiega il ministro, «non è legata a questo decreto ma parte delle risorse stanziate (a Ca’ de Sass, ndr) può essere utilizzata con benefici anche sulla gestione degli esuberi». Per i rischi legali sono stimati massimo 2 miliardi, sempre in questi 12.


I passaggi. Il decreto legge approvato ieri ha sottoposto Popolare di Vicenza e Veneto Banca a liquidazione coatta amministrativa, con l’autorizzazione da parte del ministero di prevedere la cessione delle ex popolari a Intesa per il perimetro concordato. Il testo prevede anche «al fine di massimizzare il valore dei crediti deteriorati e di altri attivi non ceduti», di cederli alla società per la Gestione di Attività Spa, il cui capitale è interamente posseduto dal ministero.


Nell’operazione saranno coinvolti azionisti e obbligazionisti junior. «La Dg Comp ci ha permesso di attivare risorse pubbliche in linea con il burden sharing che prevede la protezione degli obbligazionisti subordinati retail che saranno ristorati per un ammontare complessivo del 100% con risorse messe a disposizione dal pubblico (80%) e aggiuntive di Intesa (20%)» ha spiegato il ministro.


La liquidazione. Quella avviata ieri è «una speciale procedura di urgenza» che segue il testo unico bancario per la liquidazione coatta amministrativa ma con misure pubbliche a sostegno di una gestione ordinata dalla crisi. Gli aiuti sono «compatibili con il mercato interno» e «ammissibili dalle regole europee».

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