Bankitalia accende un faro sul controllo di Mediobanca

L’ascesa di Delfin monitorata con attenzione considerato che Piazzetta Cuccia resta il principale azionista delle Generali con il 13% del capitale
La sede di Mediobanca a Milano, in una immagine del 12 gennaio 2012. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
La sede di Mediobanca a Milano, in una immagine del 12 gennaio 2012. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

MILANO Con l'autorizzazione ricevuta dalla Bce, «Delfin potrà aumentare la propria partecipazione senza raggiungere o superare la soglia del 20% e senza esercitare il controllo, neppure di fatto, su Mediobanca, facoltà per le quali sarebbe necessaria un'ulteriore e previa istanza autorizzativa». È uno dei chiarimenti forniti dalla Banca d'Italia sul proprio sito Internet in merito all'operazione con cui Leonardo Del Vecchio potrà rafforzare la presa su Piazzetta Cuccia. Quindi, se da una parte la holding che fa capo all'imprenditore dell'occhialeria potrà accrescere sensibilmente - fino a raddoppiarla - la propria partecipazione rispetto al 9,9% attuale, dall'altro le sue mosse continueranno a essere monitorate con attenzione dall'Eurotower. L'autorità di vigilanza «valuterà con particolare attenzione l'eventualità che il voto di Delfin risulti determinante nella nomina della maggioranza degli organi sociali di Mediobanca».

Generali, faro sul capitale dopo la mossa Del Vecchio
La redazione
Leonardo Del Vecchio, numero uno di Luxottica nonché azionista di Generali

Questo nella consapevolezza che Piazzetta Cuccia, pur avendo smesso da tempo di essere il salotto buono dell'economia italiana (partecipato da buona parte dei principali capitalisti italiani), resta il principale azionista di Generali con il 13% del capitale. Ricordando che Del Vecchio possiede direttamente il 5% del Leone, per cui potrebbe trovarsi a svolgere un ruolo decisivo in quello che è un vero e proprio forziere del nostro Paese, con circa 60 miliardi di euro investiti in BTp. Ma perché fa paura il suo interventismo? Del Vecchio è uno dei migliori esponenti dell'imprenditoria italiana, un uomo che si è fatto da sé e che investe capitali propri, senza ricorrere a prestiti delle istituzioni finanziarie. A suo sfavore gioca però l'età, con le 84 primavere sulle spalle che pongono qualche interrogativo sulla successione? Cosa ne sarà delle partecipazioni, quando lui non ci sarà più? Rischiano di finire nelle mani di concorrenti stranieri asset cruciali dell'economia italiana?

Nelle trattative condotte con Bankitalia (per conto della Bce), Del Vecchio si è impegnato a non intervenire sul management e in questa chiave va letto il clima distensivo tra il grande azionista e l'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, dopo le polemiche sollevate nei mesi scorsi da mister Del Vecchio contro un management ritenuto poco focalizzato sulla ricerca di efficienza e redditività per l'investment bank milanese. Per tranquillizzare la vigilanza, inoltre, l'imprenditore ha sottolineato di essere interessato a un investimento esclusivamente di tipo finanziario, escludendo di voler presentare una lista in occasione del rinnovo del cda alla prossima assemblea del 28 ottobre.

L'organismo di vigilanza precisa che «non ha, per quanto ovvio, operato alcun ostruzionismo, né ha rigettato precedenti richieste di Delfin, mai formulate».Inoltre ricorda che il 26 agosto, proprio su proposta della Banca d'Italia, la Bce ha comunicato alla Delfin (il cui azionista di maggioranza è Leonardo Del Vecchio) «di non avere obiezioni all'eventuale incremento della quota del capitale di Mediobanca da essa detenuta». Nel corso dell'istruttoria, è la conclusione, «la Banca d'Italia e la Bce hanno sempre agito in piena armonia, confrontandosi su tutti gli aspetti rilevanti e giungendo a una posizione condivisa, sintetizzata nella decisione». —

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