Bar e hotel chiusi mandano in crisi la torrefazione: fatturati dimezzati

Lettera a Draghi del Gruppo produttori che ha sede a Trieste. Massimiliano Fabian (Demus): filiera del caffè in difficoltà

TRIESTE É crollato del 40% il fatturato 2020 per il comparto della torrefazione di caffè che serve bar, ristoranti e hotel in Italia, a causa delle limitazioni imposte nel corso dell’emergenza sanitaria da Covid-19. A denunciarlo il Gruppo italiano torrefattori caffè che ha sede a Trieste,la capitale di questo comparto in Italia, e chiede urgentemente un tavolo di confronto al neo costituitosi governo Draghi. Ad impedire ancora oggi la ripresa - sottolinea la categoria - e la conseguente organizzazione del settore Ho.Re.Ca (Hotel-Ristoranti-Caffetterie) sono soprattutto gli scarsi orizzonti temporali dettati dagli ultimi decreti, che non consentono alcun margine di programmazione per i pubblici esercizi. Uno scenario allarmante che annienta la possibilità di fronteggiare lo tsunami economico che sta travolgendo bar, ristoranti, hotel e tutte le filiere collegate, che nel 2019 rappresentavano il 18% del Pil italiano.

Dati e preoccupazioni che sono confermate dai torrefattori triestini, a cominciare da Fabrizio Polojaz, titolare di PrimoAroma e presidente dell’Associazione Caffè Trieste, realtà che racchiude tutti i lavoratori del settore, dai torrefattori ai “crudisti” fino ad arrivare agli operatori della logistica e del porto. «La crisi ha colpito duramente l’anno scorso - spiega - ribaltando completamente i dati positivi registrati nel 2019. La pandemia ha depresso il mercato, dai modi tradizionali di consumo, all’acquisto, passando per la distribuzione del caffè».

Così, se il 2019 ha visto i ricavi delle grandi torrefazioni assestarsi, a livello nazionale, tra i 10 e i 30 milioni di euro con un +3,4% rispetto all’anno precedente, il 2020 ha visto andare in sofferenza il settore. Una crisi dall’onda lunga, sottolinea Polojaz, soprattutto per chi lavora sia con l’Italia che con l’estero. «Per una città con un migliaio di famiglie che vivono grazie al caffè e altrettante che operano nell’indotto - ricorda - questa crisi non è cosa da poco».

Amigos Caffè, la cui sede si trova in Strada delle Saline, è una torrefazione che lavora molto con l’estero. «Noi siamo riusciti a lavorare per gran parte dell’anno - fa sapere la titolare, Arianna Mingardi - grazie al fatto che esportiamo il 93% del nostro prodotto all’estero in Paesi che non sono stati colpiti troppo duramente dai lockdown che hanno costretto alla chiusura bar e ristoranti».

Da operatore nel settore della decaffeinizzazione, con clienti sparsi in tutta Italia grazie alla sua Demus, Massimiliano Fabian ha un polso della situazione ancora più significativo. «Il 2020 è stato un anno di cali generalizzati nei fatturati - spiega - complessivamente chi se l’è cavata bene è riuscito a contenere la diminuzione negli affari attorno al 10%, mentre per altri il calo ha raggiunto anche il 50%. La perdita media fra i nostri clienti si attesta sul 25% e la fortuna delle torrefazioni italiane è data dal fatto che per la maggior parte di esse si tratta di aziende ben patrimonializzate».

Rimane la realtà che, per il settore, il 2020 è stato un anno di grandi perdite. E il trend in questi primi due mesi del 2021 non è cambiato. «Il messaggio da dare è che la filiera del caffè soffre perché in sofferenza si trova l’intero settore HoReCa a causa della chiusura prolungata di bar e ristoranti. Noi siamo solidali con loro - ci tiene a sottolineare il presidente della Demus - in quanto i nostri destini sono legati l’uno all’altro, però va ricordato che il nostro settore non ha ancora ricevuto i ristori promessi dal governo». —

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