Bcc, con la fusione tra Centromarca e Banca Santo Stefano nasce il terzo polo del Credito cooperativo veneto

Cmb con l'inclusione della rete veneziana può contare su 37 sportelli per servire 65 comuni nelle province di Treviso, Venezia e Padova; 70 mila clienti e 8.600 soci; raccolta a 2,1 miliardi e impieghi per 1,4

TREVISO - Con il via libera accordato dall'assemblea dei soci di CentroMarca Banca, di Treviso, con 1155 voti favorevoli e due contrari, grazie al simmetrico voto favorevole pronunciato dalla base sociale di Banca Santo Stefano, di Martellago (Venezia) il 9 luglio, è stata ufficializzata la fusione per incorporazione del secondo istituto nel primo, operazione che porta alla creazione del terzo polo del credito cooperativo del Veneto.

Ne hanno parlato il presidente di Cmb, Tiziano Cenedese, ed il direttore generale, Claudio Alessandrini, illustrando le dimensioni del «nuovo» istituto che conserverà il nome di Centromarca Banca aggiungendo la dicitura «Credito cooperativo di Treviso e Venezia».

Nel consiglio di amministrazione, che rimarrà di nove membri, entreranno due esponenti di Bss (Marco Michieletto, attuale presidente, e Marcella Lucchetta) anche se non è probabile che a Michieletto sia riconosciuta la vicepresidenza.

Cmb, che chiude la seconda fusione in due anni, dopo quella della Cassa rurale ed artigiana di Treviso, con l'inclusione della rete veneziana può contare su 37 sportelli per servire 65 comuni nelle province di Treviso, Venezia e Padova, una piattaforma di 70 mila clienti e 8.600 soci, con una raccolta di 2,1 Miliardi ed impieghi per 1,4 ed una base occupazionale di circa 350 addetti che rimarrà inalterata.

Il risultato, previsto in 2,3 milioni nel 2018, secondo il piano industriale dovrebbe salire a 7,7 nel 2020 e, contestualmente, il patrimonio crescere da 93 a 135 milioni.

La redditività è attesa in salita di tre punti di Return on equity (da 3% a 6%) assieme ad economie di scala pari a circa 4 milioni su circa 30 di spese correnti.

Le sofferenze aggregate sono calcolate in circa 180 milioni con una copertura degli Npl stimata comunque intorno al 54%.

Per la gestione dei crediti deteriorati, è stato spiegato, è stata creata una struttura interna dalla quale ci si attende un ritorno compreso fra il 35% ed il 40% del valore degli Npl, mentre l'eventuale cessione di una loro parte sarebbe considerata «solo a fronte di prezzi interessanti».
 

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