Bini: «È il momento d’innovare e digitalizzare le imprese»

L’assessore sfoglia il magazine delle migliori aziende del Nordest. Lunedì 23  l’evento online con alcuni dei protagonisti della tenuta delle attività friulane
L'assessore regionale Sergio Bini
L'assessore regionale Sergio Bini

UDINE. Guarda alla pandemia e agli effetti che sta avendo sul tessuto economico regionale con realismo. Consapevole che l’eredità Covid sarà pesante e si lascerà alle spalle più di qualche maceria.

«Il rischio in questa seconda ondata è che molte imprese non riescano a traguardare l’anno», dichiara l’assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, che tuttavia non rinuncia a un pizzico di ottimismo, convinto com’è che il Friuli Venezia Giulia abbia «grandi opportunità per il futuro» e che le imprese debbano “sfruttare” il momento per innovare, digitalizzarsi, ripensare la propria dimensione.

Non da sole, ma con l’aiuto della Regione che è già al lavoro sulla terza manovra “Covid” e che a gennaio, salvo nuovi slittamenti, varerà la legge Sviluppimpresa. Ne parla, Bini, sfogliando la nuova edizione di Top 100, il magazine appena dato alle stampe dal gruppo Gedi che passa in rassegna le prime 100 aziende per fatturato, veri e propri campioni dell’economia nordestina.

Assessore, quali le misure in arrivo?

«Metteremo in campo la terza manovra nel mese di gennaio, ci sto già lavorando, con l’intenzione di andare a coprire settori che sono rimasti fuori dalle prime due. Contiamo di aggiungere alle risorse già messe sul piatto ulteriori 10 milioni di euro per un totale di 60 milioni, un’iniezione di capitali nelle partite iva il cui fine è quello di arginare l’emorragia di imprese.

Nel primo lockdown i fondamentali di tante aziende hanno subito uno scossone, ma grazie al sostegno dello Stato e della Regione hanno retto. Ora, il rischio di questa seconda ondata è che non traguardino l’anno».

Un rischio da evitare a tutti i costi...

«Abbiamo l’obbligo di guardare al futuro, perché la pandemia finirà, speriamo il prima possibile. Ci siamo accorti che le imprese più attrezzate, quelle che avevano investito in digitalizzazione e innovazione hanno retto meglio.

Questa è la strada e la perseguiremo con uno strumento importante per l’economia del nostro Friuli, la legge Sviluppimpresa, rivista e potenziata, forte di 100 articoli che sono convinto consentiranno alle nostre imprese di crescere, rafforzarsi e innovarsi.

Non solo, agganceremo questa legge alla programmazione comunitaria 2021-2027 e speriamo anche di riuscire ad avere i soldi del Recovery Fund. Il nostro imperativo è ricostruire, mettere a disposizione strumenti perché le imprese si irrobustiscano, capitalizzino e innovino».

Piccolo dunque non è più bello?

«Piccolo è sempre bello nel momento in cui va a coprire una nicchia di mercato, allora è in grado di vendere il prodotto ad alto valore aggiunto. Nel momento in cui compete invece in un mercato globale è condannato a soccombere. Abbiamo l’obbligo di garantire alle Pmi la possibilità di fare un salto, di crescere e irrobustirsi».

La crisi inciderà anche sull’attrattività della regione?

«Quello che ho riscontrato negli ultimi due anni è l’interesse degli investitori per il Fvg, sia per la parte turistica che per gli insediamenti produttivi. Ante pandemia avevamo messo in campo l’Irap ridotta, i contratti di insediamento, i fondi di rotazione.

Con quegli strumenti e con quelli in arrivo io credo che possiamo davvero diventare una delle regioni più attrattive d’Italia. Ma c’è ancora da lavorare, ad esempio sul fronte delle infrastrutture, perché anche lì le opportunità sono grandi».

Pensa al porto di Trieste?

«E alla zona logistica speciale, che significherebbe benefici fiscali e zero burocrazia. Ci sto ragionando insieme agli assessori Zilli e Pizzimenti per presentare al Governo una nostra candidatura. La zona partirebbe dal porto di Trieste ma sarebbe poi declinata a tutto il retroporto, che equivale all’intero Fvg». —

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