Bpvi e Veneto Banca: rimborsi al 15%, il 9 gennaio Viola presenta il piano

Transazioni e non tavoli di conciliazione: questo il nuovo nome con cui le banche hanno definito le ipotesi di ristoro verso gli azionisti azzerati. Doppio Cda per le popolari venete il 9 gennaio, warrant in stand by

PADOVA. Il modello riservato, con tutta l'informativa, è già in mano ai bancari chiamati dalla direzione di Bpvi e Veneto Banca a gestire la grande partita dei ristori. Lunedì 9 gennaio, a Padova, in una città di mezzo tra Vicenza e Montebelluna, Popolare di Vicenza e Veneto Banca presenteranno i contenuti del piano per iniettare nuova fiducia agli ex azionisti colpiti dal quasi azzeramento del titolo.


La parola esatta è «offerta di transazione». Così scrivono i due istituti in una nota dove si precisa che, ad illustrare le tecnicalità alla stampa, ci saranno Fabrizio Viola, i presidenti Gianni Mion e Massimo Lanza, l’ad di Veneto Banca Cristiano Carrus e il dg Bpvi Iacopo De Francisco.


Dopo l’azione di responsabilità, le due banche venete mettono così a segno un secondo importante tassello in linea con le indicazioni del Fondo Atlante. Ma la prima evidenza, è che non si tratta di «accordi di conciliazione». La letteratura in materia prevede infatti la sottoscrizione di una sorta di patto tra banca e associazioni di consumatori. Così è accaduto per il default Cirio, ma conciliazioni stragiudiziali sono avvenute anche per Parmalat, Argentina, il crac Giacomelli, My way e 4You, Finmek e Finmatica. Episodi legati a un comportamento aggressivo del sistema bancario nel collocare bond.


Nulla invece, fino ad oggi, è stato mai sperimentato in tema di rimborso ad azionisti; forse, per il semplice fatto che, ogni investimento azionario è a rischio, anche se riguarda titoli di non quotate. Ma se, profilatura, Mifid e carte provano delle irregolarità, qualcosa da risarcire c'è.


Come, quanto e a chi, saranno noti lunedì. Sarà da capire se l’opportunità verrà estesa a tutti gli acquirenti o si riferirà a un determinato periodo: alla vigilia del piano si parla infatti di ristori solo per acquisti dal 2009. Sarà da comprendere se si dovrà presentare reclamo, se sulle somme si pagheranno imposte, e soprattutto quale sarà la percentuale di rimborso e come è stata calcolata. Secondo quanto ci risulta, le ex popolari presenteranno una percentuale condivisa del 15%.


Le due banche, con diversi criteri, sono arrivate a un minimo comune denominatore che potrebbe essere vicino proprio al valore recesso che fu stabilito in 6,3 per Bpvi e 7,3 per Veneto.

Alcuni esperti stimano in 7,5 il prezzo calcolato su una media di 6 euro definiti per Veneto banca e 9 euro per Vicenza. Un calcolo che parte da 50 milioni di azioni emesse negli ultimi sette anni e su queste stima un'adesione dell'80% pari a 40 milioni di azioni. Un prezzo a 7,5 di ristoro permetterebbe un accantonamento "conciliazioni" di 300 milioni che darebbe la possibilità, nei prossimi anni, di arrivare a nuovi accordi anche sulle restanti 10 milioni di azioni.


La platea è formata da 117 mila soci per Bpvi e circa 90 mila per Veneto Banca. Nella semestrale Vicenza conteggiava 6.936 reclami per un petitum di 651 milioni, con accantonamento di 230 milioni. Veneto Banca, al 30 giugno, ha invece “messo da parte” 101 milioni per un rischio potenziale legale massimo (fonte Bce) di 236 milioni.


Ogni istituto ha quindi segmentato in cluster i soci; dal 9, ogni transazione sarà gestita allo sportello. Gli obiettivi sono: tagliare dal bilancio il costo delle litigation e riannodare il rapporto con i soci-clienti. Quanto al warrant, da quello che si apprende, lo strumento richiesto a luglio da Alessandro Penati, gestore di Quaestio management, è al momento in stand by. Dopo alcune analisi, le banche hanno infatti ritenuto al momento non percorribile la strada di questo impegno che poteva dare al socio la facoltà di riacquistare le azioni a 0,10: lo stesso prezzo pagato da Atlante, qualunque sia in futuro il valore della banca.
 

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