BpVi rimborsa 9 euro, Veneto Banca il 15%

L'istituto di Montebelluna e Popolare di Vicenza propongono ristori differenti. Partite 169 mila lettere agli azionisti, c'è tempo fino al 15 marzo per aderire. Esclusi oggi i fidi baciati e gli scavalcati nell'ordine di vendita

PADOVA - Nove euro per ogni azione acquistata di Bpvi, un ristoro al 15% sul totale della perdita subita per l’ex socio Veneto Banca. Criteri comuni, risultati diversi. Tutti gli ex azionisti della Vicenza avranno un numero comune su cui farsi forza. Per Montebelluna, invece, servirà una calcolatrice alla mano: ognuno incasserà infatti, un ristoro differente, definito sulla base di quanto si è visto andare in fumo negli ultimi dieci anni. Vicenza ha definito, alla fine, un valore superiore ai 6,3 euro del recesso. Per Veneto Banca potrebbe per alcuni risultare inferiore ai 7,3 euro.

«Un’offerta generosa e onerosa. Spero ci sia una grande adesione per consentire la ripresa del dialogo con i clienti e creare le premesse del rilancio della banca» spiega il presidente Bpvi Gianni Mion. «Ogni buon piano di ricostruzione, dopo le pulizie operate, ha bisogno della fiducia dei clienti e degli investitori, e oggi ripartiamo da qui, dopo i 3,5 milioni di capitale versati da Atlante» aggiunge in linea e in perfetta coerenza Massimo Lanza, presidente Veneto Banca.

Il plafond e la platea. Seicento milioni di euro in tutto: è questo il monte denari per la partita ristori Bpvi e Veneto Banca che, nei fatti, erode oltre il 60% dei fondi liquidi pari a 938 milioni appena versati da Atlante. «L’offerta è importante specie se comparata con l’ultimo versamento dell’azionista - conferma l’ad di Bpvi Fabrizio Viola - ma suggella l’enfasi e l’impegno delle banche. Si tratta di un lavoro serio che speriamo venga compreso e apprezzato». Popolare di Vicenza e Veneto Banca ci credono: ieri mattina sono partite 169 mila lettere, con destinatari l’82% dei totali ex soci delle Popolari, pari a 94 mila azionisti Bpvi (su 119 mila in essere) e 75 mila di Veneto Banca (pari all’85%). Quelli che la banca ha individuato come soggetti idonei a essere rimborsati, auspicando tra questi un’adesione all’80%: «Se non sarà raggiunto, la banca si riserva di procedere o meno» precisa l’ad Veneto Banca Cristiano Carrus. Più tiepido Viola.

Non solo transazioni. Ai 600 milioni si aggiunge una partita da 60 milioni per le posizioni più critiche e di disagio che andranno concordate con le associazioni dei consumatori. Restano esclusi dalle offerte di transizione anche gli scavalcati nell’ordine di vendita: 500 per Vicenza e un numero non definito da Veneto Banca e tutte le operazioni “baciate” su cui le banche stanno intervenendo caso per caso. Il problema qui, più che legale, è il rischio credito.

L'ad Bpvi Viola: "Serviranno ingenti capitali"
La redazione

Le differenze dell’offerta. «Siamo due banche sorelle con lo stesso padre adottivo» spiega Mion. Eppure se a Vicenza si è arrivati alla fine di un complicato algoritmo a una cifra di 9 euro valida per i rimborsi su acquisti fatti dal 1 gennaio 2007 al 31 dicembre 2016, Veneto Banca si limita a individuare la percentuale del 15% sulla perdita teorica sofferta con acquisti nello stesso periodo di tempo. Nel 2007 le azioni a Montebelluna valevano 33 euro, il picco è stato raggiunto nel 2012 con 40,75 euro. A titolo di esempio, un privato con mille azioni acquistate nel 2012 per un esborso di 40.250, avrà diritto a un rimborso di circa 6 mila euro. Per Vicenza tutti gli azionisti saranno invece trattati ugualmente. Viola spiega: «Si tratta di due offerte transattive che rappresentano una soluzione simile a problemi comuni. Entrambe le banche hanno ragionato per esprimere un riconoscimento numerico ma è stato più facile raggiungerlo in Bpvi che in dieci anni ha avuto il vantaggio di una variazione più contenuta del titolo rispetto Veneto Banca». «L’obiettivo - continua Viola - è ridurre il rischio legale (10 mila i reclami contati da Bpvi e 6.500 in Veneto banca, ndr) per il rilancio che avrà necessità di nuovi capitali che non potranno essere reperiti, se non possiamo dare risposte certe a questo rischio». Va specificato che si tratta di indennizzo non di vendita, quindi tutti resteranno proprietari delle proprie azioni.

Le modalità e i tempi. All’arrivo della lettera, il socio dovrà manifestare il proprio interesse non vincolante entro il 15 marzo sia recandosi in filiale oppure online. A questo punto, viene comunicato dalla banca l’importo spettante. La firma sulla transazione deve essere fatta entro il 22 marzo, dal 1 aprile saranno erogati i denari. Alla transazione si abbinerà un’offerta commerciale «agevolata» come un deposito vincolato a 3 o 10 anni con tasso del 3 e 5% lordo annuo, sconto del 100% su spese istruttoria per mutui e conti corrente a canone zero. Resta comunque aperta la via della singola transazione, a prescindere dal pacchetto commerciale.

Gli esclusi. Oltre agli scavalcati «a loro - dice Viola - sarà riconosciuto un condono superiore rispetto a chi non ha dato ordine di vendita», gli indigenti e coloro che hanno fidi baciati; sono escluse anche le società di capitali, gli investitori istituzionali, soggetti che hanno avuto ruoli nelle banche (Zonin e Consoli compresi) e chi ha promosso giudizi civili.

 

@eleonoravallin

 

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