Calano a dicembre i consumi: Fvg maglia nera fra le regioni (-55%)

L’effetto lockdown ha provocato una flessione degli acquisti nell’abbigliamento e nella ristorazione. Vince l’e-commerce
Una salumeria in un'immagine d'archivio. Effetto Iva sui prezzi: il suo incremento porterà un aumento di 8 decimi di punto nel luglio 2013, per un'inflazione che passerà nella media del 2013 dal previsto +1,8% a +2,2%, riducendo il potere d'acquisto delle famiglie. Lo afferma la Confcommercio che stima una riduzione dei consumi nel 2013 a -0,9% (da -0,8%). ANSA/STRINGER
Una salumeria in un'immagine d'archivio. Effetto Iva sui prezzi: il suo incremento porterà un aumento di 8 decimi di punto nel luglio 2013, per un'inflazione che passerà nella media del 2013 dal previsto +1,8% a +2,2%, riducendo il potere d'acquisto delle famiglie. Lo afferma la Confcommercio che stima una riduzione dei consumi nel 2013 a -0,9% (da -0,8%). ANSA/STRINGER

MILANO Da una parte la nuova ondata di pandemia, che ha limitato fortemente l’accesso agli esercizi commerciali, dall’altra la recessione galoppante che ha svuotato le tasche delle famiglie. Sta di fatto che dicembre è stato un mese nero per i consumi, con il Friuli Venezia Giulia che addirittura ha fatto registrare la performance peggiore a livello regionale, pagando dazio alla composizione dei suoi abitanti, con un tasso di anziani (quelli più a rischio di contrarre il coronavirus) particolarmente elevato, che spinge molti a restare a casa laddove possibile, rinunciando di conseguenza agli acquisti se non strettamente indispensabili. Rispetto allo stesso mese del 2019, le vendite nei settori ristorazione, abbigliamento e non food sono crollate del 46,6% a livello nazionale e del 55,5% in regione, così come nel vicino Veneto.

Crollo a Nordest

Mentre se si considera l’intero Nordest (comprensivo di Trentino Alto-Adige e di Emilia-Romagna) il calo è nell’ordine del 52,5%. All’estremo opposto si piazzano Piemonte e Calabria, che limitano la caduta al 40,2%. Questa performance aggrava il trend negativo che ha cominciato a prendere corpo con il primo lockdown di primavera, portando il bilancio dell’intero anno a -38,9% rispetto al 2019 nella Penisola, con il Friuli Venezia Giulia a -392%.

I dati emergono dall’Osservatorio permanente Confimprese-EY, che offre una prospettiva fosca anche per il futuro. La sensazione diffusa, infatti, è che le limitazioni agli spostamenti e alle aperture dei negozi proseguiranno ancora per diversi mesi, fino a quando cioè non si registrerà una brusca contrazione dei contagi. Considerato che le vaccinazioni sono state finora meno di 1,2 milioni a livello nazionale e intorno a 31mila in regione, il percorso sembra essere ancora parecchio lungo.

Effetto lockdown.

Tra i settori, i dati diffusi sono solo a livello nazionale, con la ristorazione a guidare i ribassi (-46,8%) rispetto all’abbigliamento (-38,3%) e a altro non food (-26,9%). In controtendenza l’e-commerce, salito di anno in anno del 54,8% a livello nazionale: un trend che ha solo in parte coinvolto la regione per la già citata forte incidenza di anziani, meno pratici nell’utilizzo del web per gli acquisti. «Il dato di dicembre chiude l’anno più difficile per i consumi, con un picco negativo del -59,7% per il travel», analizza Mario Maiocchi, direttore del centro studi retail di Confimprese.

Rischio licenziamenti

Uno scenario che «preannuncia pesantissimi effetti sui bilanci delle aziende del settore con conseguenti presumibili ricadute su occupazione e investimenti». A questo proposito va ricordato che fino a marzo vige il blocco dei licenziamenti, per cui finora la crisi ha impattato soprattutto sui contratti atipici e le collaborazioni. Il grosso rischio è che, una volta venute meno queste misure straordinarie, si possa assistere a una pioggia di licenziamenti. Questi numeri fanno il paio con l’analisi dell’Osservatorio Findomestic, realizzato in collaborazione con Prometeia, che ha segnalato per gli acquisti di beni durevoli in regione un calo dell’8,4% rispetto al 2019, a quota 61,3 miliardi di euro. Tra le categorie merceologiche, soffrono il mobile e l’auto, mentre resistono le vendite di elettrodomestici. Tornando allo studio Confimprese-EY, c’è un capitolo riservato all’andamento dei diversi canali di vendita, sottolineando come il calo maggiore si sia registrato presso centri commerciali e outlet, con un calo dei consumi che a dicembre è stato del 54,7% rispetto a dodici mesi prima, portando il bilancio dell’intero 2020 a -41,1%.

A guadagnare dalla chiusura dei centri commerciali in dicembre sono le high street che, in controtendenza rispetto ai mesi precedenti, registrano un calo del 32,2%. Uno spiraglio di ottimismo arriva dall’analisi di Paolo Lobetti Bodoni, Med business consulting leader di EY, che segnala come nelle fasi in cui sono venute meno le restrizioni vi è stato un accesso in massa ai negozi fisici. «Da questo possiamo ritenere che il consumatore tornerà ad acquistare in queste sedi non appena le restrizioni si allenteranno e che iniziative come il cashback hanno un effetto tangibile nel promuovere le vendite». —

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