Calzaturiero, 500 lavoratori rischiano il posto in autunno lungo la Riviera del Brenta

Sindacati in agitazione dopo il mancato premio di produzione a causa Covid. L’appello di Cgil e Cisl: blocco dei licenziamenti o si rischia una crisi sociale
PD 01 ottobre 2006 Inaugurazione Show Room della calzatura della riviera del Brenta (BELLUCO) - Inaugurazione Show Room della calzatura della riviera del Brenta (BELLUCO)
PD 01 ottobre 2006 Inaugurazione Show Room della calzatura della riviera del Brenta (BELLUCO) - Inaugurazione Show Room della calzatura della riviera del Brenta (BELLUCO)

STRA. «Il 90 % dei lavoratori del comparto calzaturiero della Riviera del Brenta ha fatto le ferie che gli spettavano in queste due – tre settimane a cavallo di Ferragosto. Sempre la stessa percentuale non ha fatto orario straordinario anche se chiesto dalle aziende, aderendo allo stato di agitazione indetto dai sindacati sulla questione del premio di produzione. Il rischio concreto è comunque in autunno, quello del mancato rinnovo dei contratti a circa 500 lavoratori a tempo determinato».

A lanciare l’allarme sono Michele Pettenò segretario della Filctem Cgil e Giuseppe Callegaro segretario metropolitano Venezia della Femca Cisl.

I due sindacati hanno indetto da settimane lo stato di agitazione sulla questione del premio di produzione con una assemblea ad Arino di Dolo. La questione premio di produzione è molto sentita nel comparto. È un premio che prevede una media di 700-800 euro all’anno per lavoratore.

Nel corso degli anni, è stato sempre un punto qualificante nei rapporti fra lavoratori e imprenditori del distretto. Il distretto della calzatura della Riviera del Brenta ha circa 10. 000 lavoratori e circa mille aziende a cavallo fra il veneziano e il padovano. Acrib– Confidustria, di fronte all’indizione dello stato di agitazione, aveva fatto notare che, «la situazione di crisi è sotto gli occhi di tutti.

Le aziende hanno registrato una flessione degli ordini del 35 per cento». I sindacati ad una presa di posizione del genere non ci stanno. «Quello che non possiamo accettare», ribadisce Pettenò, «è che con la scusa del Covid 19 si dia il via ad una stagione di cancellazione dei diritti in un comparto che ha fatto la storia dello sviluppo economico dell’intera Riviera del Brenta. Certo non nascondiamo che ci siano delle difficoltà ma non è togliendo il premio di produzione, che verranno risolte. Contro questo premio va ricordato c’erano negli ultimi anni delle forti resistenze da parte degli imprendotori. Ora la scusa del Covid la si infila dappertutto pur di sottrarre diritti a chi lavora e abbassare il costo del lavoro».

Il rischio di una stagione autunnale pesante sotto il profilo dell’occupazione nel comparto c’è comunque.
«Rischiano il posto», sottolinea Pettenò, «circa 500 lavoratori a tempo determinato che ogni anno erano chiamati a dare un contributo a ridosso dell’immissione delle produzioni sul mercato. Ad ora si sa che questa estate ne sono stati chiamati a lavorare ben pochi».

Poi la questione dei licenziamenti. «Anche per il calzaturiero», spiega Giuseppe Callegaro, «è importante che si protragga fino a fine anno il blocco dei licenziamenti come nelle intenzioni del Governo. Una misura importante per evitare anche sul territorio della Riviera del Brenta, una crisi sociale dalle dimensioni gravissime».

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