Calzaturiero al servizio delle griffe: la Riviera del Brenta ormai parla francese

RIVIERA DEL BRENTA. L’ultimo acquisto francese in Riviera del Brenta è stato concluso ad ottobre scorso, un acquisto di peso. La maison parigina Chanel ha raggiunto infatti l’accordo per la maggioranza di Ballin (con il 40% che rimane nella mani della holding familiare), storico calzaturificio fondato nel 1945 a Fiesso D’Artico dai fratelli Guido e Giorgio.
“Chanel è uno dei principali clienti di Ballin e questa decisione è stata motivata da interessi convergenti – ha spiegato la maison in una nota - l'esigenza di Ballin di fare affidamento su un partner solido in grado di garantire visibilità a lungo termine per l'azienda, e il desiderio di Chanel di rafforzarsi in un settore essenziale alla sua attività e a quella del lusso nel suo insieme”.
Una nuova firma del lusso si aggiunge dunque alle altre, che hanno già un insediamento produttivo di proprietà lungo il Naviglio Brenta: Luis Vuitton e Ysl, solo per citare i più noti. Ma le collaborazioni tra la moda francese e il calzaturiero della Riviera del Brenta hanno una storia di decenni alle spalle. Primi contatti già negli anni 60, poi il boom negli anni 90.
Pioniere in questo senso fu Luigino Rossi, che iniziò a produrre e distribuire su licenza calzature firmate dai grandi stilisti francesi: Christian Dior, Yves Saint Laurent, Givenchy. Attirandosi allora qualche critica dai colleghi imprenditori. E’ iniziato lì un percorso che ha visto crescere la presenza tra Padova e Venezia delle firme francesi, ma non solo d’oltralpe, trasformare il distretto e l’economia del territorio. In questi decenni si sono persi molti marchi storici della calzatura rivierasca, ma c’è ancora chi resiste.
Le aziende del distretto della calzatura della Riviera del Brenta (dati Acrib di fine 2019) sono 543, di cui 129 calzaturifici. Gli addetti dell’intera filiera sono oltre 10 mila, che producono oltre 20 milioni di paia di calzature, il 92 per cento va all’estero. Il fatturato complessivo del settore fiora i 2,1 miliardi di euro.
Le tre Infografiche che seguono vi aiuteranno a comprendere le dimensioni del distretto

Tra i calzaturifici che resistono c'è Henderson, con il nuovo e moderno stabilimento a Vigonza (Pd), una delle pochissime realtà a creare calzature da uomo in un distretto che parla al femminile.
“Una scelta fatta alle origini e che portiamo avanti ancora oggi, nonostante le difficoltà – spiega Gianluigi Baracco, che assieme al fratello Enrico guida l’azienda fondata nel 1932 -. Mancano infatti in zona materiali e maestranze per chi produce scarpe da uomo”.

La Henderson Baracco impiega una quarantina di dipendenti. Il marchio ha resistito alla pandemia, a fine anno il calo del fatturato dovrebbe essere intorno al 7%. L’aggiunta del cognome di famiglia al marchio Henderson fa compiere il percorso inverso di quando sono partiti a Tombelle di Vigonovo.

Da qualche tempo è stato aggiunto il cognome di famiglia “per testimoniare l’italianità e la passione Made in Italy”. Viene fatto tutto internamente, gli sforzi sono doppi per chi non produce per le griffes: dall’ideazione del progetto alla comunicazione, dalla produzione alla commercializzazione e distribuzione.
“Lo studio di design interno studia tutti i nostri modelli, sono poche le collaborazioni esterne – aggiunge Gianluigi Baracco -. Io e mio fratello interveniamo nelle scelte stilistiche. Abbiamo un’identità da preservare, è quella che ricercano i nostri clienti, certi stilemi e canoni di Henderson sono sempre presenti. A fianco dell’uomo ci sono anche alcune calzature femminili, però senza tacco: dalle sneakers agli stivali”. Oltre al marchio, Henderson lavora anche per importanti griffes di calzature maschili. Oggi il 70 per cento delle calzature da Vigonza va all’estero: i mercati principali sono Canada, Russia, ex repubbliche sovietiche, Turchia, Giappone.

“Due anni fa abbiamo iniziato a riorganizzare la nostra rete commerciale per ampliare la presenza sul mercato europeo – aggiunge Baracco, che si occupa prevalentemente della parte commerciale e amministrativa -. E’ stato aperto uno showroom a Milano in via Monte Napoleone. Durante il Covid abbiamo ragionato al contrario, uscendo con molti modelli e linee, raddoppiando l’offerta: non presentare nuove collezioni è comodo, ma non dà risultati. E il cliente ci ha premiato”.
Ecco il racconto di Baracco dalla sua voce diretta

Per disegnare il futuro del distretto, il presidente dell’Acrib Gilberto Ballin chiede gli Stati Generali della Calzatura della Riviera del Brenta.
“Per costruire il futuro del distretto calzaturiero è necessario fare squadra, condividendo un percorso che coinvolga tutti i soggetti in campo, per individuare scenari e strategie”, spiega Ballin nuovo presidente dell’associazione che unisce i produttori di calzature e che fa parte di Confindustria Venezia.
“Siamo convinti che limitare il confronto alle sole richieste economiche denoti una visione di breve periodo e poco efficace – aggiunge Ballin -. Serve, invece, una discussione sul nostro avvenire, sugli obiettivi da raggiungere a medio e a lungo termine all’interno di un mercato in continua trasformazione. Mai come adesso imprese, istituzioni e organizzazioni sindacali devono puntare nella stessa direzione, con rinnovato impegno e determinazione”.
La scelta di produrre per le firme ha trasformato l’industria calzaturiera in Riviera del Brenta.
“Le grandi firme hanno trovato qui terreno fertile, how know e maestranze, che non si trovano in nessuna altra parte del mondo - conclude Baracco - per ricreare altrove lo stesso concentrato di competenze tecniche servirebbero decenni. Le firme devono sostenere la zona, preservare la bellezza del territorio, investire nella formazione di giovani”.

Se il mondo della calzatura italiana sta affrontando da anni una crisi inesorabile, la Riviera è una delle poche realtà che ha saputo resistere. L’emergenza Covid ha però messo a dura prova le aziende del territorio, dopo che l’export calzaturiero è crollato.
“In Riviera del Brenta ci sono alti e bassi, meglio stanno andando i brand, che hanno una forza economica maggiore – spiega Cristina Gregolin (Femca Cisl Veneto) – sono riusciti abbastanza bene a bypassare l’emergenza economica. Ma lo hanno fatto trattenendo internamente il lavoro e a soffrire sono di conseguenza i terzisti. Soffrono di più le aziende che lavorano con il proprio marchio e piccoli laboratori, come suolifici o tomaifici. Difficoltà che a ricaduta interessano anche i lavoratori del settore artigiano, che da giugno attendono la cassaintegrazione”.
Nelle scorse settimane oltre il 90 percento delle aziende calzaturiere di dimensioni rilevanti della Riviera del Brenta (circa 60 per quasi 3000 dipendenti) hanno chiesto fino a fine dicembre la possibilità cassintegrazione legata al momento di emergenza.

Il mondo della moda non significa solo abbigliamento, si declina anche nelle calzature, pelli e accessori. E un istituto che forma i nuovi “super tecnici” deve dare risposte a tutti questi settori. A Padova c’è la sede principale dell’Its Cosmo che crea esperti in coordinamento, progettazione, comunicazione dei prodotti moda, calzaturiero, occhialeria, oreficeria, pelle, sport system, tessile. Una porta d’entrata qualificata nelle professionalità più esclusive del made in Italy.
Sono sette le aree tecnologiche dell’Its Cosmo, 2000 ore di corso in due anni, 40% del tempo dedicato ai tirocini formativi, 10 sedi distribuite su due regioni, oltre il 70% dei docenti appartiene al mondo aziendale, più dell’80% di studenti inseriti stabilmente nel mondo del lavoro dopo un anno.
A Padova l’Its Cosmo nasce nel 2011 e dopo 9 anni è il più grande istituto del settore moda in Italia, tanto da esportare l’esperienza veneta a Milano. Nell’ultimo biennio (2017-2019) i diplomati sono stati 149, nei corsi veneti 100.
I membri fondatori della Fondazione Its Cosmo sono Confindustria Padova, Forema, IIS Einaudi Scarpa (Montebelluna), IIS Ruzza di Padova, Politecnico Calzaturiero, Provincia di Padova e Università degli Studi di Padova. All’inizio i partner erano 5, oggi saliti a 50: si va dalle associazioni di categorie ai grandi brand del lusso, come Dolce & Gabbana.
“Tutto è iniziato a Padova perché qui c’era la necessità di avere dei supertecnici dell’ambito della moda – spiega Andrea Rambaldi, imprenditore del settore e presidente Fondazione Its Cosmo dal 2014 -. A Padova ci sono due istituti, il Ruzza e Natta, che sono leader nazionali nella preparazione tecnica degli allievi, ma serviva andare oltre nella preparazione e all’Università non ci sono percorsi che preparassero in breve tempo giovani specializzati, secondo i tempi ed esigenze delle imprese. All’inizio i corsi si tenevano tutti a Padova, poi si è capito che era meglio differenziare e spostarne alcuni presso i distretti di appartenenza”.

E così la calzatura classica va dove è di casa, ovvero il Politecnico della Riviera della Brenta, quella sportiva nel distretto dello sporsystem di Montebelluna. E poi ad Arzignano la pelle, a Verona la moda underwear, a Vicenza il gioiello, l’occhialeria a Longarone. Quindi lo sbarco in Lombardia, con tre corsi. Non solo aula per gli studenti che arrivano da tutta Italia, tante ore anche di stage nelle aziende “a lavorare fianco a fianco con gli altri dipendenti, non certo a fare fotocopie”, assicura Rambaldi, titolare della Fashionart.
Calzatura classica. Profilo: Fashion Shoes Coordinator – Capriccio di Vigonza (Pd). Una formazione di eccellenza nel Distretto della Riviera del Brenta, partner di ITS Cosmo, che eredita i 90 anni di esperienza del Politecnico calzaturiero.
Il corso per Tecnico Superiore di processo, prodotto, comunicazione e marketing nel settore calzatura forma una figura professionale altamente specializzata sul prodotto moda calzatura, sui processi produttivi e sulle nuove tecnologie. Conosce le principali dinamiche, le fasi e le tecniche di lavorazione, i materiali e i componenti delle calzature, partecipa alla realizzazione dei progetti di collezione, sviluppa i modelli e i prototipi del campionario, collabora all’industrializzazione del prodotto e lavora con le tecnologie CAD 2D e 3D e i sistemi di prototipazione rapida.
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