Capacità d’innovazione, Veneto fuori dalle Top100 regioni d’Europa

È quanto emerge dall'Ambrosetti Regional Innosystem Index 2023: «Le regioni italiane mostrano delle performance inferiori rispetto alla media delle Top20 regioni europee su tutti gli indicatori»

Giorgio Barbieri
ZANETTI -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - LABORATORI RICERCA
ZANETTI -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - LABORATORI RICERCA

La capacità di produrre innovazione rappresenta un elemento chiave per la crescita e la competitività di un sistema-Paese, contribuendo anche al benessere della società e allo sviluppo sostenibile e duraturo.

Le regioni del Nordest, e ancor di più quelle del Meridione, hanno però ancora molta strada da fare, soprattutto se paragonate alle prestazioni di altre regioni europee. È quanto emerge dall'Ambrosetti Regional Innosystem Index 2023, contenuto all'interno dell'Innotech Report realizzato da The European House – Ambrosetti, che ha messo a confronto 242 regioni europee prendendo in considerazione i dati degli ultimi tre anni disponibili (2019-2021) mediante l'analisi di numerosi indicatori.

Sia Veneto che Friuli-Venezia Giulia sono fuori dalle prime cento posizioni: sono rispettivamente al posto 101 e 110 della classifica. In testa si piazzano la regione danese Hovedstaden, quella francese dell'Ile de France e quella svedese di Stoccolma. Le prime italiane sono la Lombardia al 31° posto, l'Emilia-Romagna al 52° e la Provincia di Trento al 63°.

Numerosi gli indicatori utilizzati per completare la ricerca: si va dalla spesa pubblica in ricerca e sviluppo in relazione al Pil alla formazione della forza lavoro specializzata, dalla dotazione infrastrutturale per innovazione e utilizzo di tecnologie digitali ai risultati delle attività di innovazione come il numero di domande di brevetto depositate. Nel suo complesso, si legge nella ricerca, «le regioni italiane mostrano delle performance inferiori rispetto alla media delle Top20 regioni europee su tutti gli indicatori considerati. In particolare, le aree dove si nota maggiore distanza, sono le quote di laureati, la partecipazione ai corsi di formazione e il numero dei ricercatori».

A livello nazionale il Veneto è la quinta regione con l'ecosistema dell'innovazione più sviluppato ed efficiente, con un punteggio di 4 (in una scala da 1 a 10), dietro a Lombardia (5,1), Emilia Romagna (4,5), Provincia di Trento (4,3), Piemonte (4,1). Scendendo nel dettaglio degli indicatori il Veneto è la nona regione italiana per investimenti in attività di Ricerca e Sviluppo, l'1,39% del Pil regionale.

È invece la terza regione per numero di domande di brevetto presentate all'European Patent Office con 643 domande, preceduta solamente da Lombardia (1.547) ed Emilia-Romagna (823). Questo indicatore è particolarmente importante perché quantifica i risultati del processo di innovazione. Ma i numeri italiani impallidiscono di fronte a quelli delle migliori regioni europee: Bayern (7.656), Ile de France (6.705) e Nordrhein-Westfalen (5.248).

Il Veneto è poi solamente dodicesimo in Italia per popolazione con una formazione terziaria (19,7%), a grande distanza dalla leader europea, la regione lituana Sostines a oltre il 60%. Rispetto alla formazione dei lavoratori è stata poi considerata la quota di chi ha completato un percorso di studi in ambito scientifico-tecnologico, un'analisi che permette di comprendere la quota base di forza lavoro che ha competenze scientifiche: in questo ambito il Veneto è appena al dodicesimo posto nazionale con il 35,2%.

E infine la regione è appena undicesima anche nella graduatoria sul numero di lavoratori impiegati nel settore ricerca e sviluppo rispetto al totale della forza lavoro (0,59%). le proposte Si tratta di una ricerca che mette in luce tutte le criticità italiane soprattutto se paragonate con la situazione che si vive in altri Paesi europei.

Per cercare di colmare il gap, secondo gli analisti di Ambrosetti, è necessario avvicinare gli investimenti in innovazione all'obiettivo definito dalla Commissione Europea (3% del Pil), fermare la fuga dei cervelli (14.000 ricercatori emigrati all'estero fra 2008 e 2019), definire una governance unitaria della ricerca, promuovere le competenze Stem e puntare sul trasferimento tecnologico, cioè il passaggio della conoscenza dalla ricerca alle imprese.

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