Cappelleri: Troppo tardi per il sequestro dei beni a Zonin
ROMA - «Oramai temo che uno strumento concreto e efficace non lo abbiamo più in mano».
Il procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri risponde così in Commissione di inchiesta sulle banche a chi gli chiede perché, a differenza di quanto fatto dalla Procura di Roma nei confronti degli ex vertici di Veneto Banca, non si sia andato a buon fine il sequestro dei beni all'ex presidente di Popolare Vicenza Gianni Zonin.
«Temo che in questo momento l'ostacolo principale» al risarcimento dei risparmiatori dell'istituto di credito sia «che la Bad company (della banca ndr) non ha più sostanze mentre la parte buona acquistata per decreto è esente».
Cappelleri ha così ricostruito la complessa vicenda del sequestro: «è stata una vicenda ahimè abbastanza travagliata - ha spiegato - avevamo chiesto una sequestro di beni per 104 milioni di euro nell'ipotesi di ostacolo alla vigilanza Consob alla banca» e agli ex vertici «perché in quella fattispecie si poteva facilmente calcolare il profitto» dell'istituto di credito.
Il gip, spiega il procuratore, «concesse solo il sequestro nei confronti della banca e nei confronti dell'ex dg Sorato in maniera mi pare contraddittoria poiché consentendomi solo il sequestro diretto escludeva la possibilità di procedere al sequestro nei confronti dei funzionari» fra cui appunto Zonin.
«Per questa serie di motivi noi abbiamo chiesto alla corte di cassazione di ritenere abnorme il provvedimento del gip. Nel frattempo ho doverosamente investito la sede di Milano e questa ha sollevato il conflitto di competenza ritenendo che invece anche per quell'episodio per una continuazione ha competenza Vicenza.
In mezzo a questa complicata situazione - ha proseguito Cappelleri - non ci è parso opportuno né possibile per quei motivi di difficoltà di quantificazione di procedere ad ulteriori richieste di sequestro e dunque a questo punto ormai una richiesta ulteriore di sequestro sarebbe inane perché non troverebbe sostanza da poter sottoporre al sequestro».
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