Carlo Carraro: «La crisi climatica è come una pandemia, servono le stesse risorse»

Il professore di Ca’ Foscari è coautore di uno studio voluto dal commissario Gentiloni. «Far fronte alla crisi climatica nel complesso non costerebbe di più di quello che è stato impiegato per la pandemia. La cifra stimata per l'Europa è di circa 80 miliardi all'anno, per l'Italia, siamo attorno agli 8-10 miliardi all’anno. Una cifra allineata ai tanti bonus inutili che abbiamo visto in questi mesi. Guardiamo a quanto ci è costato il superbonus con risultati in termini di efficientamento energetico bassissimo, si poteva fare molto di più e in direzioni diverse»

Roberta Paolini
Carlo Carraro, ordinario di Economia ambientale a Ca’ Foscari di Venezia
Carlo Carraro, ordinario di Economia ambientale a Ca’ Foscari di Venezia

L’elettrificazione, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, le rinnovabili, la non più rimandabile necessità dell’indipendenza energetica, in Italia e in Europa, come indicato da Ursula von der Leyen con l’obiettivo di annullare il peso di Mosca sulla nostra bolletta, entro il 2027, sono misure da attuare oggi. Carlo Carraro, rettore emerito e professore ordinario di Economia ambientale all'Università Ca' Foscari di Venezia, è stato uno degli esperti internazionali del gruppo di alto livello chiamato dal commissario Paolo Gentiloni per redigere il documento intitolato A New Era for Europe, con la finalità di riflettere sulle principali sfide economiche e sociali che l'economia europea dovrà affrontare. In realtà il documento ha poi avuto una eco ridotta, doveva essere presentato il 25 e il 26 febbraio al Consiglio Europeo. La notte del 24 febbraio, come sappiamo, ha cambiato ogni possibile prospettiva.

Professor Carraro, in un suo recente articolo ha affermato che il cambiamento climatico è in qualche modo simile a una pandemia, ma con conseguenze più persistenti e irreversibili.

«Ho scritto quell’articolo collegandomi proprio al documento chiesto dal Commissario Gentiloni ad un gruppo di esperti da tutta Europa per disegnare le politiche delle grandi sfide dell'Europa. La guerra scoppiata in Ucraina ha tolto purtroppo attenzione al documento. Perché si tratta di una riflessione di lungo respiro che Gentiloni ha voluto, un programma per l'Europa dei prossimi 10 anni. Il tema dell’ambiente è strettamente connesso a quello dell’energia. Il cambiamento climatico è un argomento complesso perché si lega ai settori produttivi come agli aspetti della nostra vita. Oggi noi ci troviamo a dover affrontare un duplice problema, da un lato è necessario ridurre le emissioni per renderle allineate con il Fit for 55, riducendo dunque entro il 2030 del 55 per cento le emissioni di gas serra, in modo da non rendere catastrofico il cambiamento climatico. Dall’altra, dobbiamo comunque affrontare un cambiamento climatico che è diventato in parte irreversibile».

Quali investimenti sono necessari per affrontare questo cambiamento e al contempo ridurre la bolletta?

«Anche dopo il 2040 continueremo ad usare i combustibili fossili e questo significa che la temperatura continuerà ad aumentare. Un valore medio di innalzamento di circa 1,5 gradi nel 2040, oramai inevitabili come dimostra l’ultimo rapporto dell’IPCC, significa per il bacino Mediterraneo una media di +2-3 gradi e quindi i lunghi periodi di siccità nella parte sud: nel Nord Africa e in Sud Italia. In Italia il 25 per cento delle emissioni proviene dai trasporti, il 55% viene prodotto dall’uso dell’elettricità nelle abitazioni e nelle industrie. Se noi accelerassimo la transizione all’elettrico dei mezzi di trasporto e l’elettrificazione di abitazioni e processi industriali, già incideremmo sull’80 per cento delle emissioni. Si tratta di sistemi che richiedono investimenti, ma hanno anche tempi di recupero rapidi e risultano molto più convenienti delle soluzioni basate sui combustibili fossili. Come conveniente è l’investimento in rinnovabili, e tra l’altro le richieste dei privati per realizzare questi investimenti ci sono, c’è solo una lungaggine nelle autorizzazioni. Credo sia sintomatico che Enel abbia deciso di realizzare grandi impianti in Spagna e Romania. Senza dimenticare che questo ci permetterebbe di non dipendere energeticamente da altri».

Messo in numeri, di quale entità di risorse parliamo?

«Far fronte alla crisi climatica nel complesso non costerebbe di più di quello che è stato impiegato per la pandemia. La cifra stimata per l'Europa è di circa 80 miliardi all'anno, per l'Italia, siamo attorno agli 8-10 miliardi all’anno. Una cifra allineata ai tanti bonus inutili che abbiamo visto in questi mesi. Guardiamo a quanto ci è costato il superbonus con risultati in termini di efficientamento energetico bassissimo, si poteva fare molto di più e in direzioni diverse».

Nel breve termine come possono difendersi però le aziende dal caro energia?

«Muovendosi come in parte stanno già facendo, continuando a investire in fonti rinnovabili, diversificando le fonti di approvvigionamento e riducendo il costo energetico per unità di prodotto».—

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