Caso D'Agostino, parla Monassi: «Io coinvolta in questa storia? Non sono più così importante»

L’ex “lady porto” nega qualsiasi ruolo nella vicenda: «Mi occupo solo dei miei amati cavalli: è questa adesso la mia vita» 
Lasorte Trieste 18 10 05 - Autorità Portuale - Marina Monassi
Lasorte Trieste 18 10 05 - Autorità Portuale - Marina Monassi

TRIESTE Era la vigilia di Natale del 2010 quando Renzo Tondo, allora presidente di Regione, inviò al ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli una lettera nella quale esprimeva la propria intesa sul nome di Marina Monassi per la presidenza dell’Autorità portuale di Trieste. Il Comune spingeva per il sindaco uscente Roberto Dipiazza, Provincia e Muggia chiedevano la riconferma di Claudio Boniciolli, ma un mese dopo Monassi riceveva l’incarico. Non la prima volta, giacché Monassi era già stata, dal 2004 al 2006, prima presidente e poi commissario di via Von Bruck (con alle spalle, peraltro, pure i ruoli da direttore e segretario generale), con il governo di centrodestra che emanò un apposito decreto legge per dribblare l’opposizione di Riccardi Illy, governatore dal 2003.

Tra i primi di una lunga serie di incarichi, dal 1986 al 1993, ci fu pure il lavoro da revisore dei conti della Compagnia portuale di Olbia per una manager che, dopo la Scuola superiore della pubblica amministrazione e il concorso, era diventata funzionaria nel ministero della Marina mercantile. Un’altra era a sentire oggi l’ex presidente del porto evitare di commentare il caso D’Agostino, se non lasciandosi scappare una battuta: «Ho avuto una fortuna pazzesca ad uscirne bene e a lasciare l’Autorità in buone mani».

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La redazione
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Monassi risponde al telefono dalla Slovenia, dove coltiva la consolidata passione per l’equitazione. Rifugio bucolico oltre confine dal quale non si rilevano particolari emozioni per quanto accaduto al presidente ora decaduto. «Sono impegnata in scuderia – risponde cortese Monassi –. D’Agostino? Quando lascio un incarico, non mi volto indietro. Non leggo, non seguo, non so davvero». Inutile incalzare sulle voci che fanno anche il suo nome, come quello del compagno Giulio Camber, a proposito di una possibile “soffiata” arrivata sul tavolo della GdF e, da lì, su quello dell’anticorruzione, quattro anni dopo la nomina di D’Agostino presidente del porto. «Mi date un’importanza che non credo più di avere – prosegue –. Ho imparato dalla storia romana e da Cincinnato: tutti sanno quanto amo i cavalli, mai più tornerei indietro. Sono entrata in una fase diversa della mia vita». —

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