Cassa integrazione, fondi bloccati a Roma: 35 mila artigiani veneti senza assegno da maggio
Centinaia di telefonate al giorno disperate, a cui gli addetti dell’Ente bilaterale dell’artigianato veneto (Ebav) devono fare fronte senza poter dare alcuna garanzia. E oltre alle telefonate molte lettere che aprono squarci di vita stravolta dalla pandemia ma con in più il colpo di coda velenoso e gratuito del peso della burocrazia. Perché di fronte alla crisi innescata dal Coronavirus, non vedersi riconosciuti tre mesi di cassa integrazione quando le risorse sono state stanziate dal governo a luglio scorso sa, per essere generosi, di beffa.
Trentacinquemila lavoratori veneti si trovano in queste condizioni e tra passaggi del decreto al vaglio di due ministeri e bollinatura della Corte dei Conti mancano all’appello 47 milioni di euro. Soldi che Ebav sta attendendo per pagare la cassa integrazione (per il settore si chiama Fsba) ai dipendenti delle imprese artigiane. Alcuni dei quali da marzo scorso non hanno mai più rimesso piede in azienda.
LABIRINTO
«Ho ricevuto solo l’integrazione al reddito relativa al mese di aprile, da allora non ho più visto un euro. Sono disperata, non ho materialmente i soldi né per fare la spesa né per pagare le bollette» è l’appello straziante di una madre che si è rivolta ad Ebav. Così, di fronte a prolungarsi dei tempi, l’ente regionale che funge “solo” da sportello per il pagamento ha scritto una lettera appello al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo chiedendole «un impegno forte per fare fronte all’emergenza».
Il decreto con cui il governo ha stanziato le risorse necessarie risale a luglio, ma nelle casse Ebav di questi fondi non c’è ancora traccia. «Non si può pensare che i lavoratori dell’artigianato abbiano tempistiche di pagamento differenti rispetto ad altri settori» sottolinea Vendemiano Sartor, presidente Confartigianto Marca trevigiana e delegato area lavoro Confartigianato Veneto. «Di più, non possiamo pensare che in questo Paese si garantisca, legittimamente, il reddito di cittadinanza ma non si sia in grado di pagare nei tempi previsti gli ammortizzatori sociali agli artigiani.
C’è un problema di equità e di possibile dispersione di un patrimonio professionale unico finendo con l’alimentare le tensioni sociali. Serve maggiore serietà, non stiamo parlando di fondi per l’hobbistica ma di dare modo ai lavoratori di fare la spesa». Ebav, dice Sartor, ha fatto tutto il possibile. «I soldi che avevamo in cassa li abbiamo usati tutti, dal momento in cui ci vengono trasferite le risorse noi siamo in grado, in due giorni, di pagare tutti i 35mila lavoratori».
TENSIONE
Le strutture di Ebav ma anche le organizzazioni sindacali sono sotto pressione. «Veniamo contattati da centinaia di persone disperate al giorno» spiega Tiziana Basso, della segreteria Cgil Veneto. «Ebav eroga anche altre prestazioni, non può fare nulla in questo caso. Tra questi lavoratori che attendono ancora gli assegni da maggio ce ne sono alcuni che sono ancora a zero ore di lavoro. Il fondo Fsba è, per loro, l’unica forma di reddito. Inoltre quanto stanziato rischia di non bastare visto il protrarsi della crisi». —
Riproduzione riservata © il Nord Est