Centri commerciali chiusi nel weekend, avanti in ordine sparso
VENEZIA. Coprifuoco per bar e ristoranti, chiuse palestre e piscine, addio a una serata aòl cinema o a teatro. Epperò… l’assembramento sui mezzi pubblici resta aprto, come problema tutt’altro che secondario. E restano aperti i centri commerciali, che nella Fase Uno del Coronavirus erano finiti ben presto nel mirino e che le Regioni avrebbero voluto chiudere nei weekend da subito: provvedimento, questo che il Governo ha poi stralciato - non senza polemiche - nel Dpcm del 25 ottobre..
«Voglio vedere cosa farà il Governo sui centri commerciali, visto che nel Dpcm lascia aperti questi e i musei» ha detto il governatore veneto, Luca Zaia, rispondendo ai giornalisti il 27 ottobre sulla possibilità di un'ordinanza regionale per evitare assembramenti in questi spazi.
«Lo dico per coerenza - ha precisato - perché il Governo si è portato in pancia la piena responsabilità delle scelte; dovrebbe fare un ragionamento più di buon senso, vediamo cosa ne pensa».
Il governatore potrebbe emanare una ordinanza di chiusura dei centri commerciali, la domenica e nei festivi, come avvenuto la scorsa primavera, e potrebbe farlo perché sarebbe un provvedimento più restrittivo rispetto all’ultimo dpcm. Mentre non potrebbe affatto alleggerire le misure volute dal Governo, ad esempio allungando gli orari di apertura di bar e ristoranti ben oltre il coprifuoco delle 18 come invece hanno fatto, “strappando”, le Province autonome di Bolzano e Trento, causando una forte polemica a livello nazionale oltre che veneto.
Zaia sostanzialmente aspetta le prossime mosse del Governo, ma non esclude un’ordinanza in tal senso: «Sabato sera - ha spiegato - i governatori hanno scritto al Governo chiedendo una modifica, trovando una mediazione sulla chiusura dei locali alle 23.00. Chiedevamo anche che si verificassero gli assembramenti dei centri commerciali. Il Dpcm ha intrapreso 700 indicazioni però stranamente, non si sa su che base epidemiologica, non punisce gli assembramenti dei centri commerciali o quelli nella fase apertura musei. È difficile da giustificare».
Ancora qui, si registra uno strappo con le Autonomie speciali perché l’Alto Adige, i centri commerciali li sta già chiudendo, al sabato e la domenica. Una mossa meno impattante rispetto al veneto perché la tradizione delle chiusure domenicali è molto più radicata e sentita in provincia di Bolzano, dove tra l’altro – complice un diverso calendario – la prossima settimana scatteranno le ferie scolastiche di novembre.
«Le ferie scolastiche, che iniziano sabato, sono un'opportunità per raffreddare la situazione Covid» dice il governatore altoatesino Arno Kompatscher, il quale ha ribadito la chiusura dei centri commerciali proprio per replicare alle critiche e chiarire che la sua ordinanza non è più favorevole al diffondersi del Covid, ma contiene anche misure più aspre di quelle decise a livello governativo.
Dall’Alto Adige alla Toscana, anche il governatore Eugenio Giani torna sul tema: «Non penso di prendere provvedimenti con un'ordinanza, ma ritengo che si debba procedere con una raccomandazione agli operatori dei centri commerciali per misure anti-assembramento.
Giani ha parlato in una conferenza stampa a Firenze che ha seguito un incontro in videoconferenza con le associazioni di categoria del commercio. «Siamo stati molto precisi anche nei loro confronti - ha detto - da questo fine settimana loro devono darci il senso dell'autodisciplina, ovvero di darsi un contingentamento perché non si creino addensamenti nelle piastre o nei luoghi adiacenti nei luoghi commerciali, con possibilità, hanno le aziende di security, di disciplinare i percorsi, di favorire l'ingresso, possibilmente, di uno per famiglia».
Dunque, ha concluso «se vediamo che vi è nella capacità di autodisciplina che i grossi colossi della distribuzione riescono ad avere una risposta positiva, bene; se no, per il prossimo fine settimana noi prendiamo in considerazione anche di poter intervenire».
A Giani replica indirettamente il governatore dell’Emilia Romagna (e presidente della Conferenza Stato-Regioni) Stefano Bonaccini, intervistato ad Agorà su RaiTre: «Io continuo a pensare che più che i ristoranti chiusi alle 23 era meglio chiudere i centri ommerciali nel week-end in tutto il Paese perchè adesso con i cinema, i teatri e i ristoranti chiusi il rischio è che nei fine settimana, nelle ore pomeridiane o serali, si affollino al caldo nei centri commerciali una quantità di persone per cui è poi difficile mantenere il distanziamento».
Il Piemonte con una sua propria ordinanza aveva già chiuso i centri commerciali nel wekend del 23 ottobre. Nei luoghi solitamente affollati il sabato e scelti da molti giovani come posti di aggregazione, pochissime persone di fronte a vetrine dei negozi delle gallerie commerciali con le serrande abbassate. Aperte solo farmacie, bar, ristoranti e fast food. Saracinesche alzate anche per i supermercati di generi alimentari però tra gli scaffali e in coda alle casse i clienti non sono molti.
Anche la Lombardia ha previsto la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana, con l’eccezione dei prodotti di prima necessità. Fontana, ha firmato il 27 ottobre un'ordinanza che reitera le misure anti-Covid più restrittive rispetto a quelle nazionali, tra cui la chiusura delle grandi strutture di vendita e dei centri commerciali il sabato e la domenica. Disposizione che non si applica alla vendita di generi alimentari, alle farmacie e per una serie di beni di prima necessità tra cui - viene chiarito rispetto al testo precedente - anche giornali, periodici e riviste. Il provvedimento è stato emanato per allinearsi a livello tecnico al nuovo Dpcm. La scadenza resta il 13 novembre.
Riproduzione riservata © il Nord Est