Centro Cooperativo Cerealicolo di Rivolto verso l'Austria

La cooperativa, in difficoltà finanziaria, sarebbe pronta alla vendita agli austriaci di Unser Lagerhaus Warenhandelsgesm.b.H, Sudring-Klagenfurt. Allarme di Coldiretti: a rischio il settore in Fvg

UDINE - È risaputo che, purtroppo, in Friuli non si riesce a fare sistema. Ma che questa incapacità possa mettere a rischio il futuro agricolo del territorio è assolutamente imperdonabile.

Se poi è il sistema della cooperazione cerealicola a farlo è addirittura riprovevole.

Lo hanno affermanto in conferenza stampa Dario Ermacora, presidente regionale di Coldiretti, e Pierpaolo Guerra, segretario di U.I.L.A. del Fvg.

Il fatto

In questi giorni il Centro Cooperativo Cerealicolo di Rivolto, in difficoltà finanziaria, sta decidendo il proprio futuro e, secondo Coldiretti e Uila, questo passaggio può decidere il futuro del comparto cerealicolo di tutta la regione.

Da alcuni mesi la cooperativa del Medio Friuli ha avviato una serie di interlocuzioni con altri attori della cooperazione cerealicola regionale per risolvere i propri problemi finanziari, ricevendo da alcuni di questi la disponibilità ad un percorso di fusione che avrebbe raggiunto l’obiettivo prefissato.

Ma, improvvisamente e incomprensibilmente, la cooperativa ha deciso di modificare il percorso contattando una società austriaca – Unser Lagerhaus Warenhandelsgesm.b.H, Sudring-Klagenfurt – con la quale già collaborava.

Lo scenario

Tale società è interessata all’acquisizione del ramo d’azienda attraverso la costituzione di una nuova società con la partecipazione, del tutto minoritaria, del Centro Cooperativo Cerealicolo.

Il tutto senza il benché minimo straccio di piano industriale, con la sola contropartita in denaro.

È del tutto evidente, sostengono Coldiretti e Uila, che la società austriaca, che già importa in Italia, soprattutto da Paesi dell’Est Europa, 2 milioni di quintali di cereali, ha l’unico obiettivo di crearsi una piattaforma logistica per ampliare tale attività, e il Centro Cooperativo Cerealicolo le offre l’opportunità su un piatto d’argento.

Ma è altrettanto evidente che questo rischia di mettere a repentaglio il futuro della cerealicoltura friulana.

L’azione di Coldiretti

Coldiretti, per scongiurare questa eventualità, ha da tempo avviato contatti con i vertici della cooperativa e con Fedagri, della quale la cooperativa è socia, per sollecitare una progettualità che coinvolga tutte le cooperative friulane per garantire un futuro alle migliaia di agricoltori che hanno investito nel settore cerealicolo.

Ma l’appello, purtroppo e senza motivo, è caduto nel vuoto.

La proposta

Coldiretti e Uila ritengono che un progetto regionale sia possibile, partendo dall’interesse crescente per alcuni tipi di cereali che provengono anche da gruppi di grandi dimensioni che potrebbero investire in impianti industriali in regione con benefici anche sull’occupazione.

È il caso, ad esempio, dell’orzo per la produzione di birra.

E la conferma avviene anche dai contratti che sono stati siglati, a livello nazionale, da Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia con il gruppo Casillo, trader del grano, per la produzione di grano italiano per la pasta attraverso Filiera Italia. Contratti che sono triennali, con prezzo garantito superiore al prezzo di mercato. In questo modo l’industria ha certezza di fornitura e gli agricoltori hanno certezza di reddito.

L’appello
Il Centro Cooperativo Cerealicolo ha convocato l’assemblea straordinaria mercoledì 18 luglio con all’ordine del giorno la cessione del compendio aziendale, la partecipazione a costituenda società e, addirittura, la modifica dell’oggetto sociale dello statuto.

Coldiretti si appella ai soci della cooperativa ricordando loro che si stanno assumendo una responsabilità che va ben al di là della loro cooperativa, alle altre cooperative cerealicole friulane perché abbiano finalmente uno scatto di orgoglio, al presidente della Regione Massimiliano Fedriga e all’assessore all’Agricoltura Stefano Zannier perché intervengano dall’alto della loro autorevolezza, per scongiurare, dopo quello di Latterie Friulane, l’ennesimo “furto” di patrimonio e di futuro dell’agricoltura di questa regione.

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