Cgia: stretta a Nordest sui prestiti bancari alle imprese: Trieste maglia nera
In Veneto un calo del 5%: penalizzate soprattutto le aziende di Rovigo, seguono Padova e Verona

TRIESTE I prestiti bancari alle imprese italiane (società non finanziarie) sono diminuiti del 5% (pari a -33,3 miliardi di euro) e tra i 20 Paesi dell’Eurozona solo Cipro ha registrato un risultato peggiore del nostro. Tra i big, invece, spicca il +7,4% registrato dalla Germania e il +4,5% dalla Francia; solo la Spagna ha subito una contrazione (-2,8%) che, comunque, è risultata molto più contenuta della nostra. Lo afferma un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha elaborato i dati resi disponibili dalla Banca Centrale Europea, relativi ai 12 mesi terminati nel maggio 2023. Tra le province italiane, la più interessata in termini percentuali dal credit crunch che si è abbattuto sul Paese è stata Trieste. Tra maggio 2023 e lo stesso mese del 2022 il capoluogo giuliano ha segnato una riduzione degli impieghi vivi (vale a dire al netto delle sofferenze) alle imprese del 15% (-673,8 milioni di euro). Tornando alla classifica generale dopo Trieste seguono Aosta con il -14,6% (290,7 milioni), Biella con il -12,7% (-232 milioni), Savona con il -12,2% (251,2 milioni) e Cagliari con il -11,6% (-384,3 milioni di euro). In termini assoluti la realtà più penalizzata è stata Roma con una contrazione di 5,1 miliardi di euro.
In Friuli Venezia Giulia dopo Trieste seguono Udine con una contrazione del 10,2 per cento (-790,4 milioni), Pordenone con il -5,9 per cento (-205,9 milioni) e, infine, Gorizia con il -2,9 per cento (-32,5 milioni).
Sul fronte veneto nell’ultimo anno (maggio 2023 sullo stesso mese del 2022) i prestiti bancari alle imprese venete (società non finanziarie) sono diminuiti del 5 per cento (pari a -3,7 miliardi di euro), mentre la media dei 20 Paesi dell’Eurozona, ad esempio, è aumentata del 2,6 per cento. In Veneto la chiusura del rubinetti del credito ha interessato, in particolar modo, le aziende di Rovigo. Nella provincia polesana tra maggio 2023 e lo stesso mese del 2022 la contrazione degli impieghi vivi è stata dell’8,7 per cento (-183,3 milioni di euro). Seguono Padova con -7,2 per cento (-958,5 milioni), Verona con il -6,8 per cento (-1,17 miliardi), Venezia con il -6,4 per cento (-697,3 milioni), Vicenza con il -4,8 per cento (686,7 milioni di euro) e Belluno con il -2,7 per cento. L’unica provincia veneta che ha registrato un risultato positivo è stata Treviso. Nella Marca la variazione è stata del +0,2 per cento (+34,3 milioni di euro).
Secondo la Cgia Mestre «la situazione di rallentamento dell’economia mondiale a cui si aggiunge il forte inasprimento del costo del denaro avrebbero indebolito notevolmente la richiesta di liquidità. Inoltre molte trovano più conveniente finanziarsi prelevando le risorse allocate nel proprio conto corrente». Nell’ultimo anno, infatti, i depositi bancari delle imprese italiane sono diminuiti del 4,3% (-21,5 miliardi di euro). Il trend dei prestiti bancari alle aziende è in costante calo dal 2011; una leggera inversione di tendenza si è verificata tra i primi mesi del 2020 e settembre 2022, grazie - si afferma - alle garanzie pubbliche misure messe in campo dal Governo Conte 1 e Conte 2 che hanno consentito agli imprenditori di accedere al credito con maggiore facilità. Nell’ultimo anno la tendenza ha cambiato segno. L’aumento dei tassi di interesse ha contribuito in misura determinante a ridurre il flusso dei prestiti alle attività economiche e a pagarne maggiormente le conseguenze sono state le piccole imprese. Quelle con meno di 20 dipendenti, infatti, hanno subito la riduzione degli impieghi vivi del 7,7% (-9,5 miliardi); per quelle con almeno 20, invece, il taglio è stato della metà: -3,8% (-22,5 miliardi di euro).
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