Chip, nuova beffa per il Veneto. Silicon Box punta verso Novara
L’investimento da 3,2 miliardi di euro della multinazionale di Singapore andrà in Piemonte

Il Veneto non è una regione per chip. Dopo aver visto sfumare il maxi stabilimento che Intel avrebbe dovuto costruire a Vigasio, in provincia di Verona, ora è il turno di Silicon Box, il gruppo di Singapore che ha stretto un patto con il ministro Adolfo Urso per investire 3,2 miliardi di euro nel Nord Italia. La multinazionale ha infatti deciso di portare in Piemonte, e più precisamente nel Novarese, l’investimento da oltre 1.600 posti di lavoro. L’annuncio ufficiale è previsto per la prossima settimana, almeno stando a quanto riferisce l’agenzia Reuters, e l’ormai probabile epilogo trova le prime conferme tra Roma e Venezia.
Al momento la palla è ancora saldamente nelle mani della società guidata dall’amministratore delegato Byung Joon Han: il dossier è arrivato alla stretta finale e in pista insieme a Novara, ormai in vantaggio, erano rimaste proprio Vigasio e la Lombardia, nel triangolo tra le province di Milano, Lodi e Pavia. Il sorpasso decisivo è avvenuto nelle ultime settimane con il Piemonte ha messo la freccia. L’area prescelta sarebbe quella di Novara, che presenta diversi vantaggi dal punto di vista industriale e logistico. Prima di tutto per la vicinanza all’aeroporto di Malpensa e la disponibilità di ingegneri a chilometro zero, tra Politecnico di Torino e università milanesi. A ciò si aggiunge l'impegno della Regione Piemonte a strutturare progetti formativi insieme agli atenei e agli Its. In secondo luogo la zona è densa di aziende della microelettronica e offre un terreno fertile dal punto di vista professionale e tecnologico. Novara è poi la città che ospita Memc Spa, azienda controllata dalla taiwanese GlobalWafers, terzo fornitore mondiale di wafer di silicio.

Dunque, se dovesse essere scelto il Novarese, che dista anche appena sessanta chilometri anche dallo stabilimento di StMicroelectronics ad Agrate Brianza, si potrebbe configurare sostanzialmente un nascente distretto dei chip nel Nord Ovest del Paese.
Se le cose dovessero realmente andare verso questa direzione, per il Veneto si tratterebbe di una beffa. I tecnici della Regione Veneto, nel corso delle riunioni con i manager dell’azienda di Singapore, hanno descritto nel dettaglio il corposo dossier che avevano preparato ai tempi del governo Draghi. All’epoca dovevano convincere i vertici di Intel a scegliere Vigasio, puntando soprattutto sui collegamenti infrastrutturali data la vicinanza alla autostrada e ferrovia del Brennero. «Noi i compiti per casa, come si suol dire, li abbiamo fatti», ha sempre affermato il presidente Luca Zaia, «e crediamo in questo nuovo obiettivo. Ma in questa fase è anche giusto essere prudenti».
A Venezia ritenevano che il loro dossier avesse il punto di forza di essere stato elaborato per tempo, quando ancora c’era il governo Draghi, e di aver già convinto Intel. L’area prescelta, a Sud di Vigasio, aveva il vantaggio di essere distante pochi chilometri dall’ autostrada A22 e di essere a pochi minuti dall’incrocio dei due assi europei mediterraneo e scandinavo-mediterraneo e a meno di un’ora dal corridoio Baltico-Adriatico. Non era poi da sottovalutare la vicinanza a due aeroporti come quello di Verona e quello di Brescia, altamente specializzato nel settore del cargo aereo e hub di Poste italiane. Ma tutto questo pare non essere stato sufficiente per convincere i vertici di Silicon Box.
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