Civibank fa più utili: 9,7 milioni nel semestre. «Miglioreremo ancora»

«Confidiamo che al termine del piano industriale 2024-2026 Banca di Cividale possa arrivare a risultati in linea con quelli della capogruppo (Sparkasse, ndr). A pochi mesi dall’avvio del nuovo piano di sviluppo, e a seguito dell’adozione del nuovo modello commerciale, crediamo però che i primi effetti si possano già cogliere». Il direttore generale Luca Cristoforetti legge così, in prospettiva, i numeri della semestrale dell’istituto friulano, approvata ieri dal cda guidato da Alberta Gervasio. Banca di Cividale ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 9,7 milioni, in crescita del 15,3% rispetto agli 8,4 milioni del primo semestre 2023. Migliorano anche i coefficienti patrimoniali, in particolare il Cet1 Ratio, che sale dal 15,8% del 31 dicembre 2023 al 17,6%.
Se l’utile sale, la semestrale indica anche qualche segnale di rallentamento rispetto al passato esercizio. Bene il risparmio gestito, che continua a crescere (+2,9%) raggiungendo uno stock di 961 milioni, cala la raccolta diretta da 3,24 a 3,21 miliardi e flette anche il dato sui crediti erogati, con lo stock di impieghi che scende da 3,15 a 3,04 miliardi. Dinamiche che riflettono in buona parte l’andamento di sistema, ma con performance peggiori rispetto a quelli della capogruppo. Sparkasse, infatti, oltre a registrare un incremento ben più marcato del risparmio gestito (+8,4%), vede crescere anche la raccolta indiretta (+6,3%) e contiene al di sotto dell’1% la flessione degli impieghi. «Il percorso virtuoso di Sparkasse – dichiara Crisoforetti – è iniziato da lunghi anni, quello della Banca di Cividale è stato avviato soltanto nel luglio del 2022. Non dimentichiamoci inoltre le differenze tra i territori di cui i due istituti sono espressione».
Solo con l’avvio del piano 2024-2026 il percorso di integrazione con Sparkasse, avviato operativamente lo scorso anno, è entrato nel vivo. Nel primo semestre di quest’anno, in particolare, è stata riorganizzata l’intera rete commerciale, passando dalle filiali generaliste a una struttura basata su filiere specializzate. «Il piano – spiega ancora Cristoforetti – punta a un progressivo miglioramento delle performance, anche attraverso nuove aperture. Di qui al 2026 ne sono previste tre: a Trieste quest’anno, entro settembre, a Fiume Veneto nel 2025 e a Muggia nel 2026, il tutto senza chiusure. È previsto inoltre un potenziamento di 64 unità degli organici: parlo di incremento netto, non di mera copertura del turnover».
Guardando nello specifico la semestrale, il margine di interesse si attesta a 35,3 milioni, in sensibile contrazione rispetto al 30 giugno 2023 (-28%), legata principalmente all’incremento dei costi di raccolta. «Un ulteriore impatto negativo – si legge nella nota dell’istituto – è stato generato dalle cessioni di crediti deteriorati, che da una parte hanno permesso di ridurre i crediti a rischio, dall’altro hanno limato il margine d’interesse». Positivo il calo dei costi operativi (33 milioni), in calo del 7,9% in virtù della cessione a Nexi, nello scorso dicembre, del ramo merchant acquiring. «Su valori di eccellenza – afferma l’istituto – gli indicatori che esprimono la qualità del credito, con l’indice Npl ratio al 6,5% (3,2% netto) e le coperture sul credito deteriorato al 52,8%. Oltre ai coefficienti patrimoniali, crescono anche i coefficienti di liquidità, con il Liquidity coverage ratio (Lcr) aumentato dal 218% di fine 2023 al 227% del 30 giugno 2024.
Gli obiettivi del piano industriale 2024-2026 caratterizzano anche il commento della presidente Alberta Gervasio. «Il primo semestre del 2024 – dichiara – esprime un buon risultato che permette di cogliere anche i primi effetti del nuovo orientamento strategico. Stiamo continuando ad investire perché puntiamo alla crescita di medio-lungo termine ed in questo senso confidiamo che nel tempo la banca potrà produrre risultati di sempre maggiore soddisfazione».
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