Clessidra aggrega Botter e Mondodelvino l’ad Ottaviano: «Polo per i mercati esteri»

Con la regia (e i fondi) di Clessidra Private Equity Sgr sta nascendo un nuovo player del settore vitivinicolo italiano, che ha nella veneziana Botter il suo perno. Dopo due “acquisti” il fondo Clessidra Capital Partners 3 è già a quota 350 milioni di fatturato nel mondo del vino e con 160 milioni di bottiglie vendute. Numeri che lo posizionano già al terzo posto a livello nazionale.
Il fondo che fa capo all’omonimo gruppo leader nel mercato italiano della gestione di fondi di private equity della famiglia Pesenti, con oltre 2,5 miliardi di euro di impegni di capitale complessivi, punta decisamente sul settore vitivinciolo. E l’obiettivo tra 3-4 anni è di consolidare il mezzo miliardo di euro. «Il nostro obiettivo non è la leadership nazionale, se arriverà bene, noi puntiamo ad offrire il vino italiano nei mercati esteri con un prezzo corretto – spiega Andrea Ottaviano, amministratore delegato Clessidra Private Equity Sgr, una lunga esperienza a Nordest -. Il trend mondiale del mercato del vino sarà in crescita nei prossimi anni. Nel settore è in atto una profonda trasformazione nella produzione e nella rete distributiva, la nostra crescita avverrà con la capacità di interpretare al meglio i mercati».
A marzo scorso è stato ufficializzato l’ingresso nel capitale della casa vinicola di Fossalta di Piave, con circa il 60% (la quota restante è in capo alla famiglia Botter). Un primo passo, con «l’obiettivo di promuovere la creazione di un leader italiano nel settore». Nel 2020 Botter ha registrato ricavi per circa 230 milioni di euro, in crescita di circa il 6% rispetto al 2019, nonostante la crisi pandemica.
L’export è pari al 98% della produzione, principalmente in Usa, Germania, Gran Bretagna e nei paesi Scandinavi. Ha un forte presidio su alcune delle denominazioni di origine italiana, come Prosecco Asolo Docg, Pinot Grigio Friuli Grave Doc e Primitivo. «C’è un interesse internazionale legato al “mondo Italia”, ma in molti settori manca un'offerta organica per i mercati esteri – aggiunge Ottaviano -. Nel settore del vino c’è un'enorme richiesta di beni "premium", ma spesso una bassa capacità di interpretare i bisogni di questa clientela. Siamo partiti da Botter perché ha queste caratteristiche: producono e imbottigliano vino, non hanno investimenti in real estate, ma una grande capacità di seguire il mercato e offrire quei servizi che sono richiesti nel mondo della Gdo e dei consumatori finali. Noi affianchiamo il management attuale con le nostre consulenze. Poi abbiamo continuato a ricercare profili aziendali adatti al nostro progetto. Va in tale direzione l’investimento recente in Mondodelvino».
L’accordo per l’acquisizione di una quota di maggioranza di Mondodelvino è arrivato a fine aprile. Il gruppo vinicolo con sede a Forlì registra 120 milioni di fatturato (+6% circa nell’ultimo anno). È guidato dalla famiglia Martini, fondatrice dell’azienda insieme a Roger Gabb e a Christoph Mack nel 1991. La quota export è del 90%, realizzata principalmente in Gran Bretagna, Germania, Paesi Nordici, Canada e Russia. Ha importanti tenute Cuvage, Ricossa, Poderi dal Nespoli e Barone Montalto.
«Le grandi catene alimentari internazionali cercano grosse quantità di vino, che soddisfino le esigenze dei loro clienti – conclude l’ad -. Posizionare tali prodotti sugli scaffali di Paesi molto lontani e differenti tra loro è un'attività complessa, che riteniamo essere in grado di fare. La nostra sarà una società vocata alla promozione del made in Italy all'estero. Attualmente con i nostri vini copriamo Veneto, Piemonte, Salento, Sicilia, già oggi abbiamo un'offerta completa. Ci manca la Toscana, che nel mondo ha una sua attrattività. Ma per ora non c’è nessuna trattativa in corso». —
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