Codice della crisi, l’allarme di Confartigianato Veneto: «Manovra a tenaglia che penalizza le imprese»
Le nuove norme entrano in vigore il 15 luglio. Il presidente degli artigiani veneti Boschetto: temiamo per le aziende edili cadute nella trappola dei crediti per lo sconto in fattura che nessuno vuole rilevare
VENEZIA. Diventa legge l’ennesimo correttivo al Codice della crisi e dell’insolvenza, che attende di diventare operativo da due anni. Il D.Lgs. n. 83/2022 entrerà in vigore venerdì 15 luglio, due giorni dalla scadenza prevista per ottemperare alla Direttiva Insolvency dell’Unione Europea. Ma la norma preoccupa il mondo artigiano.
«Il primo aspetto che preoccupa le nostre imprese MPI - afferma Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto - è il ruolo assegnato ai creditori pubblici qualificati nel segnalare le anomalie debitorie riscontrate, sollecitandone il rientro immediato e invitando il soggetto a presentare la domanda di accesso alla composizione negoziata della crisi d’impresa».
Il rischio concreto di una segnalazione dall’ente pubblico per debiti erariali scaduti, proviene in particolare dall’Agenzia delle Entrate in merito all’Iva del primo trimestre 2022, superiore a 5.000 euro e non versata alla scadenza. Gli obblighi di segnalazione sono partiti quest’anno con decorrenze diverse per i vari enti: INPS e l’INAIL, Agenzia delle entrate, Agenzia delle entrate-Riscossione e con soglie economiche diverse che li faranno “allarmare”. Le imprese con cospicui crediti fiscali potrebbero pensare di utilizzare gli stessi per compensare quanto dovuto e fatto emergere dagli enti a titolo di debito, ma la mancanza di liquidità pregiudicherebbe comunque la capacità dell’impresa di onorare le posizioni debitorie assunte nei confronti di altri soggetti (es. dipendenti o fornitori). Su questi il codice della crisi impone, in ogni caso, di non soprassedere.
«Una sorta di manovra a tenaglia, quindi che rischia di penalizzare in questo momento, in particolare le migliaia di imprese edili “cadute” nella trappola dei crediti per lo sconto in fattura che nessuno è disposto a rilevare», aggiunge Boschetto.
Altro aspetto che tocca le micro e piccole imprese è la ridefinizione dello stato di “crisi” dell’imprenditore. «Secondo la nuova definizione - afferma Boschetto -, quest’ultimo sarà in “crisi” nei casi di probabile insolvenza, che si manifesta con l’inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte alle obbligazioni nei successivi dodici mesi. Un passo avanti importante, anche per l’imprenditore individuale, nella acquisizione della consapevolezza dei propri mezzi e della capacità di sopravvivere, assicurando la continuità aziendale. Mai come ora è necessario che anche l’imprenditore artigiano con volumi d’affari al di sotto dei 400.000 euro pianifichi, e verifichi costantemente, i propri budget di cassa».
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