Coldiretti: vade retro grano duro dal Canada, è concorrenza sleale
La pandemia non ferma l’invasione di grano canadese in Italia con il raddoppio nel 2020 degli arrivi che crescono in quantità del 96% nei primi sette mesi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, spinte dall’accordo di libero scambio Ceta. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ai risultati delle analisi condotte dal mensile Il Salvagente che ha individuato in sette marchi di spaghetti sui venti analizzati la presenza di tracce di glifosato, classificato come “probabile cancerogeno” dalla Iarc dell’Oms.
In Veneto la coltivazione di grano duro è una realtà: con 16 mila ettari e 28 mln di valore produzione, la pianura padana si candida a nuovo tavoliere d’Italia. I cambiamenti climatici hanno spostato alcune colture storiche del sud verso il nord – spiega Coldiretti – la crescita del 26% del valore nell’ultimo decennio, in gran parte dovuto all’aumento della superficie investita nelle province più interessate Rovigo e Padova lo confermano.
La tendenza dei consumatori a cercare prodotti di origine nazionale per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio premia le scelte degli agricoltori che rispettano le buone prassi e scelgono l’indirizzo biologico per le colture in campo, optando in molti casi anche per le sementi di cereali antichi da valorizzazione per introdurle nelle diete di chi è intollerante al glutine.
Nel periodo gennaio-luglio si è verificata, infatti, una vera e propria invasione di grano duro per fare la pasta dal Canada dove – denuncia Coldiretti – non vengono rispettate le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese e il grano viene trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole.
La presenza sui mercati esteri è vitale per il Made in Italy ma negli accordi di libero scambio – precisa la Coldiretti - va garantita reciprocità delle regole e salvaguardata l’efficacia delle barriere non tariffarie perché non è possibile agevolare l’importazione di prodotti ottenuti secondo modalità vietate in Italia.
L’import selvaggio di grano straniero – ricorda Coldiretti – fa concorrenza sleale al Made in Italy e pesa sulle quotazioni del grano nazionale nonostante un raccolto stimato in flessione intorno al 20% rispetto allo scorso anno e un balzo nei consumi di pasta degli italiani, con un vero boom di quella fatta con grano 100 per 100 Made in Italy che nei primi sei mesi dell’anno è aumentata in valore del 29% e rappresenta ormai un quinto della pasta totale venduta nei supermercati, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat.
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