Comune che vai, fiscalità che trovi. Ecco i dati del report di Confindustria Vicenza sui tributi locali
Fortissime disparità tra un comune ed un altro. Nel caso della Tari, si arriva anche a valori superiori di ben 13 volte. Un salasso l’insediamento ad Arzignano, che presenta un conto di oltre 27 mila euro; più conveniente Chiuppano che si ferma sopra i 15.500 euro. La presidente Dalla Vecchia: «Sistema da rivedere»
VICENZA. Tra Imu e Tari un immobile industriale “”tipo” paga in media, nel vicentino, 19.700 euro.
A dirlo sono i conti di Confindustria Vicenza che ha analizzato l’imposizione locale mel 114 Comuni della provincia rlevando notevoli disparità.
«Ci siamo trovati di fronte ad una sostanziale stabilità dei tributi locali nei confronti della imprese, il che, in sé, non è un dato necessariamente positivo considerato il notevole aggravio che hanno subito gli immobili delle imprese a livello di tassazione locale dovuto agli interventi del legislatore nazionale a partite dal 2011» dichiara la presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia a commento de dati del 6° rapporto “La fiscalità locale sugli immobili industriali della provincia di Vicenza” a cura degli Industriali berici, in cui si analizzano i tributi locali degli anni 2020 e 2021, in riferimento a un ‘fabbricato tipo’ del comparto industriale.
«Altro fattore emerso dall’analisi – aggiunge Dalla Vecchia –, è la fortissima disparità esistente tra un Comune e un altro. Nella nostra provincia, un medesimo fabbricato sito in un Comune può subire un’imposizione tributaria locale, nello specifico parliamo della TARI, 13 volte superiore rispetto ad un altro. È chiaro che non tutti i territori sono uguali, alcuni sono meglio serviti di altri, alcuni hanno una densità più importante di imprese rispetto ad altri e quindi è normale che i fattori di differenziazione ci siano e possano essere anche consistenti. Ma un moltiplicatore del genere appare certamente singolare. Questi numeri sono figli della complessità e mancata organicità della burocrazia del nostro paese, che consiglierebbe una revisione del sistema dei tributi locali in chiave di semplificazione e di maggiore vicinanza alle esigenze del territorio».
Nel 2021, gli estremi, in questo senso, sono individuabili in Tonezza del Cimone, la cui TARI ammonta a 547 euro, e Arzignano, che raggiunge quota 7.100. Ma se Tonezza, in virtù della propria particolarità geografica, può essere considerato un paragone poco significativo, basti pensare che la media, nel Vicentino, non raggiunge i 3.000 euro (2.927 euro) e circa il 15% dei Comuni sfonda quota 4.000 euro.
Più in generale, nel 2021, in media, un capannone di area complessiva di 10.000 mq ha pagato 19.682 euro tra TARI e IMU, contro i 19.592 euro del 2020 e i 19.561 euro del 2019.
I Comuni più onerosi sono Arzignano, (27.593 euro), Crespadoro (25.118 euro) e Lonigo (23.811 euro).
I più competitivi dal punto di vista del costo dei tributi locali sulle imprese industriali sono Roana (14.730 euro), Gallio (15.321 euro) e Chiuppano (15.565 euro).
Tra i Comuni più popolosi della provincia, Arzignano e Lonigo sono rispettivamente il primo e terzo più onerosi, come detto. Montecchio Maggiore è il 4°, Vicenza 9°, Valdagno 49°, Thiene 59°, Bassano del Grappa 61°.
«La nostra analisi – aggiunge Marco Meloncelli, responsabile dell’Area Fiscale di Confindustria Vicenza – evidenza come, per quanto riguarda l’IMU, i Comuni siano mediamente virtuosi. Partiamo dal fatto che i Comuni fungono, di fatto, da esattori per conto dello Stato a cui va il 7,6 per mille dell’IMU sui fabbricati industriali. Numero che va a identificare l’aliquota minima a cui i Comuni possono aggiungere una quota, che rimarrebbe interamente nel Comune, fino ad arrivare anche all’11,4 per mille. Mediamente i sindaci vicentini si sono fermati al 9,33 per mille, quindi con il 7,6 per mille destinato a Roma e l’1,73 per mille che rimane nel Comune. Anche qui abbiamo notato una certa stabilità. Solo un Comune, Marano, ha diminuito l’IMU nel 2021 mentre quattro, Enego, Cogollo, Villaverla e Isola Vicentina, l’hanno aumentato».
Sulla TARI invece la questione è molto più complessa.
Essendo una tassa che attiene ai rifiuti prodotti, l’obiettivo dovrebbe essere quello di una tariffa puntuale, che faccia pagare di più chi produce più rifiuti e meno chi ne fa meno: metodo non solo più equo, ma anche incentivante da un punto di vista ambientale.
«Attualmente, invece – spiega Piergiorgio Mondini, dell’Area fiscale di Confindustria Vicenza ed estensore del rapporto - la maggioranza dei Comuni si basa su sistemi presuntivi, come quello che calcola la TARI in base alla superficie del fabbricato industriale che non è necessariamente un parametro credibile rispetto alla quantità di rifiuti da smaltire».
La preoccupazione principale riguarda ciò che accadrà con la TARI del 2022: «Il Ministero della Transizione Ecologica – afferma la presidente Dalla Vecchia – ha finalmente indicato, e confermato con successiva circolare, come alcune superfici produttive dei capannoni industriali, in particolare dei magazzini collegati a queste attività, debbano essere esentate dal pagare la TARI a partire dal primo di gennaio di quest’anno. Cosa che Confindustria Vicenza richiede e sollecita da diverso tempo. Preoccupa, però, che l'ANCI abbia assunto un approccio opposto. A questo riguardo rinnoviamo l’invito agli amministratori locali vicentini affinché seguano le indicazioni del Ministero, per evitare il possibile insorgere di lunghi e costosi contenziosi in virtù del fatto che l’eventuale tassazione dei magazzini sarebbe in contrasto palese con la posizione del Ministero».
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