Con web, laser e 3D migliorano i margini delle Pmi di frontiera
Non è il futuro, ma il presente. Laser, stampanti 3D e robot sono entrati nelle nostre imprese, a Nordest più che nel resto d'Italia, e ne migliorano le performance. Lo dice l'ultima ricerca della Fondazione Nord Est «Il made in Italy incontra il digitale» che sarà presentata oggi alle 18.30 a Banca Ifis.
La Fondazione ha analizzato il peso della tecnologia applicata al made in Italy classico: arredamento, abbigliamento, moda, oreficeria e calzature, scoprendo che la stampa 3D è utilizzata dal 41% delle imprese orafe e dal 15% del sistema casa. Il dato medio su tutto il campione indagato segna un utilizzo pari all’8%, ma il Nordest sale all'8,9%. Tra le tecnologie indagate c'è anche il taglio laser usato dal 32,3% delle imprese, che a Nordest sale al 34,6%. C'è poi la robotica: 8,9% il dato nazionale, 10,8% la quota Nordest.
Ma la tecnologia serve anche per aprirsi al mondo. In fatto di e-commerce scontiamo però un ritardo importante rispetto Germania, Francia e Spagna: solo l’8,5% delle Pmi dichiara di avere un proprio e-store online. Le grandi imprese, invece, preferiscono ingaggiare terze parti: parliamo del 27%. Oggi la media del fatturato web è ferma al 4%. La Germania è al 17%.
Resta al palo, invece, l'internet of things, l'internet delle cose: solo il 6,8% sta implementando la tecnologia. «La tecnologia sta cambiando le imprese e i loro bilanci» afferma Stefano Micelli, direttore della Fondazione e autore dell’indagine con Gianluca Toschi. La prima evidenza, conferma Micelli, «è che il digitale sta conquistando il made in Italy più tradizionale e contaminando anche le imprese di minori dimensioni. Ma non possiamo essere soddisfatti: dobbiamo fare di più». «Il Nordest si sta attrezzando - prosegue Micelli -. Le statistiche confermano oggi che le tecnologie esprimono il loro beneficio se le aziende sono proiettate su scala internazionale». Insomma: la crescita la fa l'internazionalizzazione ma il margine lo dà la tecnologia.
Nel sistema casa l'Ebitda medio (che è il margine operativo lordo) medio negli anni della crisi segna 4,8%, ma con gli investimenti in tecnologia sale all’8%. Nell'orafo passa da 4,6 a 7%, nella moda dal 5,5 all'8,5%. «La tecnologia non si esprime in strategie univoche - aggiunge l’economista Micelli -: c'è chi sceglie la via dell'industrializzazione e la tecnologia serve per aumentare la produzione, e c'è chi la usa per generare varietà. A fronte di pochi che scelgono la prima strada che dà sinergie di costo, a Nordest sempre più imprese abbracciano la strada della personalizzazione. La sfida ora, è fare crescere di dimensione questa economia della varietà». Per farlo servono competenze e risorse. La scelta di Banca Ifis non è un caso. Da qualche anno la banca di Mestre, specializzata nella pulizia di crediti deteriorati, ha scelto di credere nell'artigianato contemporaneo. Ne è nato il progetto «Botteghe digitali» per proiettare nel futuro, 4 imprese selezionate. Banca Ifis è inoltre exhibition partner della mostra della Triennale di Milano «New Craft», curata proprio da Stefano Micelli.
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