Confartigianato Marca Trevigiana boccia la nuova cassa integrazione
TREVISO - Sette mesi di ritardo e l’assenza di modalità applicative sono le peculiarità che contraddistinguono il decreto n. 95442 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 giugno 2016, attuativo del Jobs Act, che definisce i nuovi criteri di esame e le relative prove documentali per presentare le domande di cassa integrazione all’INPS.
La novità introdotta dal provvedimento è un nuovo, complesso e articolato adempimento a carico di tanti datori di lavoro che, gia' in difficoltà, devono integrare l’iniziale domanda di CIGO con una complicata relazione tecnica dettagliata che si somma all'accordo sindacale, già in vigore.
Detta “relazione” deve contenere una delle 11 causali previste dalla legge per legittimare la sospensione o la riduzione lavorativa e una serie di ulteriori documenti obbligatori da allegare, minuziosamente elencati da vari articoli del Decreto (si va da estratti di bilancio/fatturato per i quali si dovrà scomodare il commercialista della ditta, a prove sulla possibile ripresa da certificare attraverso preventivi firmati dai committenti, ecc.).
L’originalità della relazione ha perfino effetto sulle domande di cassa integrazione nel settore edile per eventi meteo.
Le ditte sono obbligate ad allegare i bollettini probatori su pioggia, calore, neve, ecc. di ogni Comune d'Italia dove hanno un cantiere attivo, comprandoli da enti autorizzati come l'ARPAV, adempimento un tempo a carico dell'INPS.
Ulteriore problema: la mancanza della circolare INPS attuativa del decreto.
Le imprese e chi le assiste non hanno ad oggi alcuna istruzione operativa o linee guida su come compilare la relazione.
Paolo Bassani, presidente della categoria edile di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, denuncia la gravità e anche il voluto silenzio che ha accompagnato questo ultimo tassello della riforma della cassa integrazione.
La nuova CIGO versione Jobs Act, partita lo scorso settembre, svela solo oggi il vero disegno del Governo Renzi: raccogliere quando c'è lavoro la maggior quantità di soldi possibile dalla ditte tramite la contribuzione mensile obbligatoria all'Inps (per le edili l’aliquota CIGO è fissata al 4,7% e per quelle del manifatturiero 1,7% sullo stipendio lordo dei lavoratori ) e mettere quanti più ostacoli possibili alle stesse quando non hanno lavoro per crisi o intemperie, dissuadendole così dal chiederla.
Dal 24 settembre 2015 infatti sono aumentati gli adempimenti a carico delle imprese che la usano come ad esempio l’invio di file all’INPS con minuziosi dati relativo ai singoli lavoratori sospesi.
Si sommano i tempi ridotti a soli 15 giorni per la presentazione della domanda, il contatore divenuto unico per unità produttiva, il contributo addizionale in caso di utilizzo per mancanza lavoro/crisi che nel settore edile è passato dal 5% al 9% e nel settore manifatturiero industriale dal 4% al 9% (la base di calcolo oraria per applicare tali percentuali che tassano l’utilizzo è diventata la più ampia retribuzione globale di fatto del lavoratore e non più come era prima quella ridotta in uso durante la CIGO).
I tempi per avere le autorizzazioni dall’ente si sono gravemente allungati a causa della soppressione delle commissioni provinciali di autorizzazione costituite da Cgil, Cisl, Uil e dalle associazioni datoriali artigiane e industriali, che ha scaricato tutto il complicato processo autorizzativo di migliaia di domande ogni anno sul collaborativo personale interno dell'INPS di Treviso.
Un ingiustificato smantellamento di efficienza di un servizio essenziale ai tanti datori di lavoro trevigiani che si amplifica nella Marca, dove le ditte con dipendenti sono circa 25.000 e gli artigiani e i commercianti autonomi sono 66.000, tessuto imprenditoriale che giustificherebbe l’innesto di nuovo personale dell’Inps, che a causa della spending review si è invece ridotto a 240 unità, a supporto di questi gravosi adempimenti.
Il Governo deve al più presto cambiare rotta sulla CIGO perché, se questo è ciò che ha consegnato il Jobs Act ai datori di lavoro del settore artigiano edile e a quelli del manifatturiero industriale per salvare i posti di lavoro dei dipendenti in situazioni di temporanea difficoltà di mercato, produrrà il risultato opposto ovvero il licenziamento al primo cenno di difficoltà.
Un imprenditore deve dedicare il suo tempo a pensare al lavoro e a crearne per i suoi collaboratori generando ricchezza per il territorio in cui opera e non dotarsi di un ufficio anti burocrazia solo per esercitare il diritto di utilizzare un prodotto (questa volta la CIGO) che si paga mese per mese con i versamenti dovuti per legge .
Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, se la circolare Inps non introdurrà delle semplificazioni, si attiverà in ogni sede perché i datori di lavoro artigiani edili non paghino più la contribuzione CIGO all'Inps e come da sempre ha fatto il manifatturiero artigiano si gestirà in autonomia e, a parità di costo, una cassa integrazione privata, che si fida delle imprese e dei loro lavoratori, tramite la sua consolidata bilateralità.
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