Confindustria, ora il Veneto cerca un profilo condiviso

Un obiettivo è stato raggiunto: smuovere le acque rispetto ai “professionisti” della Confindustria, facendo emergere con chiarezza l’esigenza delle imprese venete, che incidono per il 10% del Pil del Paese, di essere rappresentate da un presidente nazionale che arrivi da una realtà medio-grande, multilocalizzata e con presenza sui mercati esteri. Qualcuno, per dirla con le parole dello stesso Enrico Carraro pronunciate a Natale, «con il polso delle esigenze di un’industria proiettata sui mercati e che abbia a che fare con relazioni industriali complesse».
Il presidente di Confindustria Veneto ieri, nel corso del consiglio di presidenza, ha dunque relazionato i colleghi delle territoriali sui risultati raggiunti dal mandato esplorativo che aveva ricevuto prima di Natale. Un mandato, è stato spiegato ieri, il cui reale obiettivo non era dunque quello di spingere una sua candidatura, bensì quello di tracciare un identikit quanto più possibile condiviso del successore di Carlo Bonomi così da arrivare compatti, e dunque risultare decisivi, al momento del voto.
La valutazione generale, condivisa da tutti i presenti, è stata quella di attendere l’ufficializzazione delle candidature e la conseguente presentazione dei programmi dei rispettivi candidati, per conoscerne meglio obiettivi e strategie. «Al di là dei nomi è importante infatti capire quali saranno i programmi dei candidati», ha spiegato Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Verona, «nei prossimi anni ci sarà un lavoro importante da fare per cui valuteremo con attenzione le proposte che emergeranno tra pochi giorni».
Per quanto riguarda il mandato esplorativo che gli era stato affidato, Carraro ha quindi spiegato quale fosse il suo senso e scopo principale: quello di dare voce ai tanti imprenditori che auspicano una guida di Confindustria da parte di imprenditori espressione di aziende leader nei loro mercati, innovative e con competenze vaste nei mercati internazionali. Di smuovere le acque, ha rivendicato, cosa che – dopo la sua presa di posizione – è accaduta.
«Il prossimo presidente», aveva spiegato Carraro poco prima di Natale, «dovrà ripensare il modo di fare rappresentanza perché – se vogliamo dirci le cose come stanno – tutta la rappresentanza è in crisi e servono modelli nuovi. Non abbiamo bisogno di un presidente-direttore generale che dedichi il 110% del suo tempo a Confindustria, ma di un presidente che ci metta la faccia, sì, la faccia di un’impresa di alto profilo come fecero Agnelli, Merloni e Pininfarina.
Ma nello stesso tempo si lasci affiancare da teste e competenze a cui affidare i dossier. Non dimentichiamo che in passato abbiamo avuto direttori come Annibaldi, Savona e Cipolletta».
Un profilo che potrebbe trovare corrispondenza in uno di quelli presenti nel poker di nomi di cui attualmente si parla: Edoardo Garrone, Antonio Gozzi, Alberto Marenghi ed Emanuele Orsini.
Il primo, a capo di Erg, avrebbe già trovato l’appoggio della potente Assolombarda e potrebbe godere anche del favore di alcuni pezzi del Veneto. Su Orsini ci sarebbe invece l’altolà di Treviso per la querelle che nei mesi scorsi ha coinvolto Federlegno.
La candidatura di Garrone avrebbe poi anche trovato un sostegno importante, come quello della past president Emma Marcegaglia che sui destini di viale dell’Astronomia ha ancora voce in capitolo.
L’unica certezza al momento è però la data della svolta: il prossimo 4 aprile il Consiglio Generale designerà il successore di Carlo Bonomi alla guida di Confindustria. E a maggio l'assemblea ratificherà la decisione.
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