Consorzio agrario Fvg, dubbi sulla fusione: «Autonomia a rischio»

UDINE. C’è chi vorrebbe che tutto fosse messo nero su bianco in poche settimane. E le pressioni da parte dei big di Coldiretti nazionale, in questo senso, sono molto forti. Ma il Consiglio di amministrazione, i vertici, le associazioni che ruotano attorno al Consorzio agrario del Friuli vogliono vederci più chiaro.
E per ora resistono. Rischia di diventare un vero e proprio affare di stato la possibile incorporazione del Consorzio, presieduto dal luglio scorso da Fabio Benedetti, in una realtà più grande, il Cai (Consorzio agrario italiano) che già annovera tra i “soci” le Bonifiche Ferraresi e le realtà di Emilia, Adriatico, Tirreno e Centro Sud. Dal progetto originario si sono sfilati, all’ultimo momento, il Nordest e Terre Padane (Piacenza).
Da allora le insistenze per l’adesione di Treviso e Udine, due enti giudicati “appetibili” per la loro solidità patrimoniale e per il numero di aziende, sono diventate quasi quotidiane. Ma nel contempo le perplessità, tra Udine e Pordenone, si sono fatte via via più rilevanti.
«Rischiamo l’autonomia e il controllo sull’operatività – dicono i bene informati – e che la nostra gestione virtuosa (il Consorzio agrario è sempre in utile, nel 2019 ha realizzato 120 milioni di fatturato, ndr) venga utilizzata per equilibrare qualche altra gestione meno accorta. Non vogliamo fare la fine di Latterie friulane, che ci è stata portata via senza colpo ferire».
Insomma una partita piuttosto complicata, anche perché gli “inviti” a far parte del Cai arrivano da Coldiretti nazionale. E visto che Coldiretti rappresenta il 70% del Consorzio agrario (il restante 30% è in mano a Confagricoltura), è facile intuire come proprio gli esponenti friulani della stessa Coldiretti si trovino oggi tra l’incudine e il martello.
In ogni caso dovrà esserci un voto del Consiglio di amministrazione. «Faremo una scelta in futuro – ha precisato il presidente Fabio Benedetti –, ci prenderemo il tempo necessario per fare tutte le valutazioni. In ogni caso dovrà decidere il Cda e proporremo anche un’assemblea degli associati, che sono 2.400 per capire come la pensano».
Sul tema il consigliere regionale di Progetto Fvg Emanuele Zanon ha presentato un’interrogazione.
«Tra gli addetti del settore - scrive Zanon - si rincorrono voci relative a un’operazione volta al conferimento in una società nazionale di tutto il patrimonio immobiliare e, in un’altra società, dell’attività commerciale da parte di numerosi Consorzi operanti sul territorio nazionale.
Vogliamo accertare la veridicità di un possibile accorpamento del Consorzio agrario del Friuli Venezia Giulia in una o più società di carattere nazionale. Il Consorzio è una realtà economica e sociale di grande valore, nonché una presenza storica in regione di assoluta eccellenza che, solo nell’ultimo bilancio, ha registrato un utile di 500 mila euro, mentre negli ultimi 9 anni l’incremento del patrimonio netto ha superato i 5 milioni».
«Tale paventata operazione – prosegue la nota dell’esponente del Progetto – potrebbe non portare alcun beneficio economico-finanziario, bensì solo la perdita del controllo e dell’autonomia operativa e decisionale della società, nonché la sottrazione delle entrate fiscali versate in regione dall’azienda e dai suoi dipendenti». —
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