Consumi fermi, ma la vocazione internazionale diventa salvagente a Nordest:

Sui mercati esteri buon successo nella difesa delle quote, le specializzazioni rimangono la strada su cui puntare
PORTO COMMERCIALE DI GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) ORMEGGIATORE FOTO DI © FABIO FIORANI/SINTESI
PORTO COMMERCIALE DI GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) ORMEGGIATORE FOTO DI © FABIO FIORANI/SINTESI

I blocchi alle forniture nelle prime settimane di lockdown, la recessione seguita allo scoppio della pandemia, la necessità di accorciare la catena degli approvvigionamenti durante i picchi dei contagi. Il 2020 è stato un anno che ha messo a dura la globalizzazione, con ricadute pesanti per il commercio internazionale. Inevitabili, dunque, le conseguenze su un territorio come il Nordest che vale un terzo delle esportazioni nazionali.

Il modello

Cassa Depositi e Prestiti ha dedicato uno studio ad hoc a quello che definisce come "Il Modello Nordest" (definizione che include anche l'Emilia-Romagna), sottolineando come le vendite oltreconfine nell'area valgano il 36,3% del Pil contro il 26,1% della media italiana. Complici una maggiore presenza di imprese medio-grandi (0,8% di imprese con oltre 50 addetti contro 0,6% del dato nazionale) e una significativa capacità di innovazione (41,4% delle imprese ha introdotto innovazioni tecnologiche rispetto al 35,7% della media italiana).

«Il sistema imprenditoriale ha individuato nella crescita dimensionale la chiave per evolvere dal modello distrettuale all'integrazione di filiera», spiega lo studio. Che riconosce anche «una significativa capacità di reazione agli shock esterni», ricordando ad esempio che in occasione delle sanzioni imposte a un partner commerciale importante come la Russia, i flussi di esportazione sono stati rapidamente riorientati. Per continuare a competere, gli analisti indicano due priorità: rafforzare la presenza nei mercati mondiali più dinamici e investire in capitale umano e formazione professionale.

Posizione strategica

A favore dell'area gioca anche la sua posizione, all'incrocio dei traffici commerciali internazionali. L'interporto "Quadrante Europa" di Verona è un'eccellenza logistica e quello di Padova è solo di poco inferiore. Venezia è uno dei principali scali crocieristici e il porto Trieste negli ultimi anni ha fatto enormi passi in avanti sul fronte della competitività. Se i fondamentali sono indubbiamente solidi, i dati del 2020 risentono pesantemente della pandemia esplosa a febbraio e ancora in corso.

Secondo elaborazioni di Sace su dati Istat, nei primi nove mesi dello scorso anno il Triveneto ha registrato un calo dell'export nell'ordine del 10,2% in termini di valore, un dato migliore del 12,5% che costituisce la media nazionale. Quanto ai principali mercati di destinazione delle merci prodotte nell'area, la Germania (sempre prima) ha segnato un calo del 7,1% rispetto al 2019, mentre gli Stati Uniti hanno messo a segno una crescita del 9,1%. Male le vendite verso la Francia (-12,4%), ma soprattutto verso il Regno Unito (-20,2%). Tutti i principali settori hanno subito cali superiori alla media dell'area, con la meccanica strumentale a -15,1% rispetto al 2019, il tessile abbigliamento a -13,7%, il resto della manifattura a -21,2% e i prodotti in metallo a -15,6%.

Si è invece difeso egregiamente il comparto alimenti e bevande (-1,7%), mentre tra i comparti che incidono meno sull'export buone performance sono state messe a segno dagli apparecchi elettronici (+6,5%) e dai prodotti agricoli (+2,9%).dalLe specializzazioni le differenzeLe vendite oltrefrontiera sono andate bene per diverse specializzazioni territoriali.

La plastica di Treviso, Vicenza e Padova si è contratta "solo" del 5,8% tra gennaio e settembre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 e questo risultato gli consente di scalare in quinta posizione tra le specializzazioni del Triveneto. Visto il contesto globale, anche il dato relativo agli elettrodomestici in acciaio inox di Pordenone e Treviso (+0,3%) non è da sottovalutare.

Migliori della media dell'area anche la termomeccanica di Padova, i vini di Verona, il prosecco di Treviso e le macchine per l'agricoltura di Vicenza e Padova. Tendenze che gli esperti di Sace leggono come la capacità di difendere le quote pur in un contesto difficile nei settori in cui la qualità dei prodotti del territorio è riconosciuta a livello internazionale. In un 2021 che si annuncia complicato per il proseguimento della crisi pandemica e le difficoltà di ripresa dei consumi, la strada su cui puntare sembra dunque quella delle specializzazioni.

Come conferma il Monitor dei Distretti del Triveneto curato da Intesa Sanpaolo, che segnala come nel terzo trimestre del 2020 abbia preso corpo un rimbalzo congiunturale trainato dai cluster del sistema casa, dagli elettrodomestici della Inox Valley e dai distretti del Legno e arredo di Treviso e di Pordenone. A conti fatti, la forte vocazione internazionale del territorio promette di essere una ciambella di salvataggio a fronte delle difficoltà che continuano a caratterizzare i consumi interni. --

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