Cortina 2021, la sfida infrastrutturale e il conflitto tra economia e ambiente

CORTINA D'AMPEZZO. L'eterno confronto (o conflitto, a seconda dei casi) tra economia e ambiente, l'eterno e a volte lezioso dibattito sull'utilità delle grandi opere infrastrutturali che ammodernano un territorio (strade, comunicazioni) che fa della sua bellezzza naturale il benchmark di riferimento principale: un tema sempre attuale.
Belluno è la cenerentola dolomitica rispetto a Bolzano e Trento: ricche, autonome, efficienti. Tutti hanno presenti le immagini simbolo delle strade al confine tra Veneto e Trentino-Alto Adige, con la strada perfetta su un versante e l'asfalto rattoppato sull'altro. Oppure, il diverso livello di manutenzione, sapendo che le due Province autonome hanno competenza in materia, scippate - assieme ai relativi capitolo di spesa, oneri e onori - alla stessa Anas.


La questione, come si dice in questi casi, è lunga complessa e articolata: non sarà certo questo articolo a dirimere la vexata quaestio. Qui vorremmo solo parlare dei progetti che riguardano le cosiddette Terre alte, ovvero la montagna bellunese.
Ci sono i mondiali di sci alpino, ovvero Cortina 2021: prima rinviati causa Covid - anche il governatore Zaia avrebbe preferito soprassedere - poi clamorosamente confermati, sia pure in condizioni ben differenti da quelle originarie e senza più i diritti televisivi a garantire introiti importanti.
Ci sono le opere pubbliche correlate, la Grande Occasione. Perché raggiungere Cortina non è agevole, qualunque sia la direttrice. I lavori dell'Anas sono in ritardo, ma a chi teme il disastro incombente va detto che i mondiali di sci, come eventi sportivo, attirano in loco un numero non enorme di appassionati. Non saremo invasi dai pullman da sud. Questo è noto. Contiamo sull'area tedesca, magari anche un'ulteriore calata dalla Scandinavia, ma folle oceaniche, tali da costituire un vero stress test in rapporto alle Olimpiadi, non se le aspetta nessuno.

Eccola qui, Cortina.
- 162 km da Venezia
- 432 km da Milano
- 692 km da Roma
- 156 km da Innsbruck
- 44 km dal confine con l’Austria
- 72 km dall’uscita autostradale A27-Belluno
- 87 km dall’uscita autostradale A22-Bressanone
Il web ci informa che la stazione ferroviaria più vicina è a Calalzo, 35 km a sud. Da Venezia ci sono gli autobus; i servizi turistici dall'aeroporto di Tessera, che fatalmente si imbottigliano poi lungo l'autostrada A27 e non appena ne escono vivi, ripreso il segnale dopo le gallerie del Fadalto, piombano sulla SS51, la famigerata statale dell'Alemagna, dove tra frane e cantieri è meglio calcolare bene i tempi se per caso si ha un appuntamento più a nord.


Questo, lungo la direttrice sud-nord. Se si arriva dall'Alta Pusteria, bisogna dimenticarsi il treno (ma la Dobbiaco-Fortezza è collegata a Cortina con un bus navetta) e prendersi il tempo necessario per la spettacolare strada incornciata dalle Dolomiti, tra Dobbiaco e Cortina via Cimabanche. Certo, in quel caso dovreste trovarvi in Alta Pusteria, altro luogo non proprio accessibilissimo.
Infine, i collegamenti più strategici (quelli con Austria e Germania) sono difficoltosi alquanto. Sentite cosa c'è scritto nel sito di Unioncamere Veneto: Il “Passante Alpe Adria – Prolungamento A27” è individuato nel Piano Regionale dei Trasporti della Regione Veneto del 2004 (adottato) e dalla Variante a valenza paesaggistica al Piano Territoriale Regionale di Coordinamento del 2013 (adottata). Il tracciato prevede il prolungamento verso Nord dell’autostrada A27 Venezia-Belluno di 20,7 km, da Pian di Vedoia – comune di Ponte delle Alpi, (Bl) – a Macchietto – comune di Perarolo, (Bl)".
Esatto: è dal 2004 che il prolungamento a nord della A27 è carta straccia burocratica, ma se ne parla da molto, molto prima. Tralasciamo per non annoiarvi ulteriormente,
Dunque, dicevamo: Cortina lontana, Cortina sco-mo-da. La mobilità delle aree alpine è un tema importante, quasi nodale. Perché da un lato, l'impossibilità di muoversi deprime la risorsa principale (il turismo) e isola ancora di più questi territori già svantaggiati dalla loro orografia (che è madre e matrigna, va detto); dall'altro, la soluzione non può certo essere la cementificazione delle vallate dolomitiche: nessuno la vuole veramente e comunque il territorio non reggerebbe l'onda d'urto causata da un vertiginoso aumento della rete viaria. Non c'è capacità ricettiva, non ci sono le altre infrastrutture,
Bisognerebbe ragionare di metriche: quantità o qualità? Vogliamo pochi turisti et danarosi, oppure ne vogliamo tanti ma che frequentino queste terre quattro stagioni all'anno?
Altre macro-regioni alpine hanno da tempo fatto la loro scelta: località esclusive, prezzi per pochi, mobilità interna ridotta all'osso tramite parcheggi fuori dai paesi con servizi di navette, bus elettrici o trenini. L'idea di fondo è chiara: caro turista, la macchina la metti in garage al tuo arrivo e poi te la dimentichi: ci pensiamo noi a scorazzarti in giro.

Se vi interessa approfondire il tema, vi segnalo questa relazione sullo stato delle Alpi che è datata ma conserva - purtroppo, verrebbe da dire - molti dei suoi tratti salienti, segno che non sono stati fatti grandi passi avanti, ma soprattutto che non ci sono bacchette magiche: bisogna prendere atto della complessità, in montagna non c'è bianco e nero e lo sa bene chi la abita.
Tornando a Cortina 2021, sarà certo un importante banco di prova verso il "pesce grosso", ovvero le Olimpiadi Invernali del 2026. Quella sì sarà una sfida importante. Forse addirittura decisiva. E sembra una meta lontana, mentre è già dietro l'angolo, soprattutto se devi recuperare il tempo perduto, a livello di IT e di infrastrutture, oltre che nel settore Horeca con quel corollario cui ormai nessuno più rinuncia: il segmento wellness.
Cantieri? I lavori sono in corso, su strada e su pista verrebbe da dire. I cantieri Anas sono attivi, in ritardo ma attivi; così come a Cortina fervono i lavori sulle piste. Cemento nel primo caso, alberi abbattuti nel secondo.


Mountain Wilderness è da sempre protagonista attiva dell'ambientalismo dolomitico. Il suo leader Lugi Casanova, in provincia di Belluno, è un po' considerato coe il "foresto" (vale a dire trentino) che farebbe meglio a occuparsi dei guai a casa sua. Sono decenni che organizza manifestazioni, presenza media 50 persone.
E' quasi una battaglia in solitaria fatta con un manipolo di sentinelle dell'ambiente, ha una buona presenza mediatica ma non è mai riuscito a muovere folle. Soprattutto: non lo seguono mai gli abitanti del posto. I quali, se proprio vogliono battagliare, lo fanno senza delegare ad altri: è il caso di quella porzione di Comelico che non vuole il collegamento con l'Alta Pusteria, o meglio il completamento del carosello sciistico, che non sarà oro ma che da quelle parti vale molto. Per informazioni rivolgersi al re dell'Alta Pusteria, quel Franz Senfter che ha visto il vuoto impreditoriale (o anche solo pecuniario) dall'altra parte del confine e si è messo in testa di completare l'anello.
Qui sotto, la manifestazione con con cui gli abitanti chiedevano a gran voce il collegamento.

Se siete in vacanza tra Sesto, San Candido e Dobbiaco, raggiungere il Comelico tra piste e impianti è una esperienza stupenda, ma è come precipitare dalla modernità al dopoguerra a livello logistica. Il Bellunese è meno costruito rispetto al cugino della Hochpustertal, meno "perfettino", più autentico e vivo. Ma tornare indietro con due bus navetta è una grande scocciatura, lo si fa una volta per vedere l'effetto che fa e poi basta. Più facile portare da Padola altri turisti verso l'Alta Pusteria... come se ne avessero bisogno.
Un mio video-reportage girato a marzo 2018
E' proprio qui in Comelico che si misura il conflitto tra economia e ambiente di cui parlavamo all'inizio di questo ragionamento. Valli spopolate che possono vivere o morire, spopolarsi o resistere ("prosperare" proprio no) in funzione di uno sviluppo economico.
Quanti a favore?
Quanti contro?
Non lo misuri con i manifestanti, ci vorrebbe un referendum consultivo, ma poi nel Veneto dei "paroni a casa nostra" chi decide? La Regione, la Provincia, il Comune, il Superski Dolomiti, chi altri?
Su questo carosello - scrive qui Francesco Dal Mas - il Comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco ha detto "si può fare", un parere possibilista legato alle modifiche del progetto originario. Un parere consultivo, sia chiaro, perché l'area non rientra tra quelle che ricadono sotto il vincolo Unesco. il tema vero è l'impatto ambientale dei tracciati; in genere, la polpa è sempre lì.

E comunque, vedasi cartina qui sopra, ricordiamo bene i criteri per la scelta di questi nove sistemi sottoposti a tutela Unesco e le considerazioni rispetto alle antropizzazioni e al livello di "naturalezza" rimasta alle Dolomiti più glamour e frequentate.
In verità, la partita dei collegamenti non si gioca sul Comelico ma su Cortina, 2021 o 2026 che sia. E' Cortina che deve poter essere più facilmente raggiugibile, meno tagliata fuori. Cortina collegata ad Arabba (e da lì alla Marmolada) e al Civetta, il sogno del governatore Zaia.
Stiamo elaborando un progetto da 64 milioni per collegare Cortina ad Arabba e al Civetta. Creeremo un carosello che vale il doppio del Sellaronda come chilometri di piste da sci. Creare opportunità per il suo sviluppo: il miglior risarcimento per la montagna. pic.twitter.com/SukhPyrSX1
— Luca Zaia (@zaiapresidente) December 5, 2018
Qui la Fondazione Unesco fa più fatica a ingoiare il rospo: niente nuovi impianti sulle aree che fanno parte del compendio tutelato, fa sapere il presidente Mario Tonina accusato dal fronte ambientalista di avere svenduto la Heimat, come dicono i sudtirolesi.
Secondo il blog Skiforum - l'articolo completo è qui - "i tre comprensori, che fanno già parte del Dolomiti Superski, sarebbero quindi uniti da nuovi impianti e piste. In una prima fase già approvata si andrà a collegare le skiaree delle Tofane e delle 5 Torri a Cortina d'Ampezzo tramite una cabinovia, progetto di lunga gestazione che vale 18 milioni gran parte dei quali finanziati dai fondi di confine. In progettazione anche una seconda cabinovia che dalla zona sud del paese raggiungerebbe gli impianti di Socrepes, decongestionando il traffico di chi va a sciare e garantendo un accesso diretto dal centro abitato".
Nella seconda fase "arriverebbero i collegamenti veri e propri di cui ancora non si conoscono nel dettaglio i possibili tracciati: da Cortina ad Arabba si partirebbe dal Passo Falzarego in direzione del Castello di Andraz con un impianto di risalita, da qui altri due impianti passerebbero tra il Col di Lana e il Setsas per arrivare nella zona di Malga Crepaz dove partono già le seggiovie La Vizza e Masarei al confine tra i comprensori di Arabba e l'Alta Badia ma in pieno territorio veneto".

Il secondo tratto Civetta-Cortina, già inserito anni fa nel Piano Neve della regione Veneto, è più complesso - spiega sempre Skiforum - e si svilupperebbe dalla zona del passo Giau, dove è presente la seggiovia Fedare-Nuvolau nella skiarea delle 5 Torri verso Selva di Cadore nella Val Fiorentina grazie ad una cabinovia, da lì un secondo impianto risalirebbe in direzione Cima Fertazza, nel cuore della skiarea del Civetta.
Qui si aprirebbero molte parentesi, sotto forma di domande aperte. Ad esempio:
- Zaia vuole creare un "carosello veneto" perché nel Superski i veneti contano niente?
- Fondi pubblici a parte, ci sono cordate private pronte a finanziare un simile giocattolino?
- Lo sci è in fase reclinante, considerando gli anni che ci vorranno ne vale la pena?
Qui sotto c'è una mia lunga chiacchierata con Andy Varallo, badiota di Corvara, neopresidente del Consorzio; ma se avete poco tempo potete leggerne qui l'abstract di Stefano Vietina.
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* L'autore di questo articolo è nato a Bolzano, è stato per più di vent'anni cronista dell'Alto Adige, ha lavorato per anni al Trentino e dal 2016 è condirettore dei quotidiani veneti GEDI tra cui il Corriere delle Alpi, alla cui nascita ha partecipato attivamente. Ci fa piacere se commentate qui sotto
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