Crac Carife, perquisizioni in altre 4 banche tra cui la Popolare di Cividale
FERRARA - Ancora banche nel mirino della magistratura.
Questa volta tocca a Carife in relazione ad un'operazione di aumento di capitale da 150 milioni di euro effettuato nel 2011.
La Guardia di Finanza, su disposizione dell’autorità giudiziaria, ha perquisito lo stesso istituto di credito, una società controllata e altre quattro banche (Banca Popolare di Bari, Banca Popolare di Cividale, Banca Popolare Valsabbina, Cassa di Risparmio di Cesena) che hanno partecipato all’operazione.
Le perquisizioni sono state eseguite da militari del Nucleo pt di Ferrara con l’ausilio di unità specializzate in computer forensics and data analisys dei Nuclei pt di Bari, Bologna, Brescia, Forlì e Udine.
Le indagini, tuttora in corso, sono state avviate nel febbraio 2015 dal Procuratore della Repubblica di Ferrara, Bruno Cherchi.
Acquisita una imponente mole documentale presso l’istituto di credito ferrarese sull’ipotesi di reato di falso in prospetto, aggiottaggio, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di pubblica vigilanza; già sentiti numerosi testimoni, tra cui dirigenti e funzionari dell’autorità di vigilanza.
Notificate 21 informazioni di garanzia tra cui, a quanto si è potuto apprendere, a un dirigente della Popolare di Cividale.
L’intervenuta dichiarazione dello stato d’insolvenza di Carife da parte del Tribunale di Ferrara, in relazione alle indagini sull’aumento di capitale,ha condotto gli inquirenti a rivalutare i medesimi fatti nell’ambito della disciplina fallimentare.
Contestato fra l’altro, il disvelamento, in sede di indagine, dell’esistenza, seppur mediata, di una reciproca sottoscrizione di azioni tra Carife da un lato e gli istituti Banca Popolare di Bari, Banca Popolare di Cividale, Banca Popolare Valsabbina e Cassa di Risparmio di Cesena dall’altro; tali istituti di credito risultano intervenuti nell’operazione di aumento di capitale di Carife nella misura complessiva di oltre 22.800.000 euro, col risultato che la reciproca sottoscrizione ha annullato, per il medesimo importo, l’incremento di capitale.
La sottoscrizione reciproca di azioni (vietata ex art. 2632 c.c.) si verifica, spiegano le fiamme gialle, quando una società sottoscrive o acquista azioni appartenenti ad altra società la quale è contemporaneamente socia della prima società.
Nel caso in questione, a causa della sottoscrizione reciproca, la stessa somma, nella misura della reciprocità, ha concorso a formare il capitale sociale delle banche intervenute col risultato che al capitale così formato non è corrisposto un patrimonio effettivo.
Tra i reati contestati, oltre all’aggiottaggio, la formazione fittizia di capitale richiamata dalla legge fallimentare fino alla bancarotta.
Ventuno le informazioni di garanzia notificate: indagati i componenti pro-tempore del C.d.A. e del collegio sindacale di Carife, di una società «veicolo» utilizzata da Carife nella reciproca sottoscrizione di capitale oltre ai vertici pro-tempore degli istituti di credito partecipanti e ad un dirigente di una società di revisione.
Nel corso delle perquisizioni sono state notificate alle 6 persone giuridiche coinvolte avvisi inerenti la responsabilità dei predetti enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato ex L. 231/2001.
"Abbiamo fornito la massima collaborazione alla Polizia Tributaria producendo tutta la documentazione richiesta - dichiara la Popolare di Cividale -. Gli ufficiali di Polizia Giudiziaria, preso atto di tale puntuale collaborazione, hanno ritenuto, pertanto, di non dar luogo ad alcuna perquisizione".
Alla banca cividalese viene contestata esclusivamente la violazione della normativa 231/2001 “Responsabilità amministrativa degli enti”.
Civibank precisa che "nessun attuale amministratore o dirigente dell’istituto friulano risulta coinvolto in alcun modo nell’inchiesta".
La partecipazione in Carife "è già stata interamente svalutata e spesata nei precedenti esercizi per le note vicende che hanno coinvolto la banca emiliana".
L’attuale direzione generale della Pop di Cividale sta ricostruendo puntualmente quanto accaduto nell’ambito dell’operazione contestata "per dimostrare l’assoluta correttezza dell’operato di allora".
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