Crac Coopca: i soci beffati e dimenticati battono cassa dagli ex vertici
UDINE. Dopo i soci, anche gli azionisti CoopCa vanno all’attacco. Sono 105 le querele depositate alla Procura della Repubblica da altrettante persone. E ieri è scattata la messa in mora nei confronti degli ex amministratori. In altre parole gli azionisti hanno chiesto la restituzione dei propri soldi direttamente a chi ha gestito la società. Perché gli azionisti come i soci non vedranno nemmeno un euro dal piano di concordato che in questi giorni sta rifondendo i lavoratori. A differenza dei soci, però, per gli azionisti non è arrivato alcun cenno di solidarietà dal mondo della cooperazione. E quindi circa 300 persone che hanno versato ingenti somme nella cooperativa carnica, stando così le cose, hanno perso tutto.
Nei tempi d’oro di CoopCa, quando i libretti dei soci toccavano il limite massimo di 35 mila euro, veniva proposto loro di sottoscrivere azioni. E in questo caso la cifra oltre la quale non si poteva andare era fissata a 100 mila euro. Ovviamente dal quartier generale di Tolmezzo si professavano massima trasparenza, zero rischi e forti garanzie. Oggi, però, dopo il crac della cooperativa gli azionisti sono iscritti al concordato come creditori chirografari, e per loro non è previsto alcun ristoro. Dalle testimonianze raccolte, emerge come i soci azionisti siano stati ingannati al pari dei prestatori, «ma se per questi ultimi c’è stata la promessa di una donazione del 50 per cento da parte di Coop Alleanza 3.0 per noi nulla è stato previsto», sottolinea Alberto Barazzutti, referente degli azionisti.
Negli ultimi mesi circa un centinaio di soci azionisti ha aderito alla sottoscrizione dell’esposto querela presentato, per conto dei soci prestatori, alla Procura della Repubblica già nel gennaio del 2015 dall’avvocato Gianberto Zilli, che ipotizza i reati di truffa, false comunicazioni ai creditori sociali, esercizio abusivo del credito, bancarotta fraudolenta aggravata, equiparando così la propria posizione a quella dei soci prestatori. Proprio ieri, assistiti sempre dall’avvocato Zilli, i soci azionisti hanno inviato una lettera a ciascuno dei diciassette indagati per il crac CoopCa.
«Dagli atti in possesso dei soci e dai documenti degli organi preposti al concordato preventivo di CoopCa, emergono elementi di responsabilità in qualità di amministratori, di direttore generale, di sindaci che nei periodi di permanenza in carica hanno causato ai singoli soci gravissimi danni che vanno a essi singolarmente risarciti - si legge nella missiva -. La Procura sta indagando per fatti di rilevanza penale che, se accertati, sono produttivi di danni che devono essere risarciti anche ai singoli soci. Gli azionisti hanno subito la totale perdita delle somme di denaro, nella maggior parte dei casi frutto di risparmio di un’intera vita di lavoro, da loro affidate alla società CoopCa e ciò a seguito di comportamenti tenuti e informazioni loro fornite dalla società».
Sono diverse le rassicurazioni circa la «non rischiosità della sottoscrizione delle azioni», rassicurazioni arrivate anche tramite la documentazione ufficiale diffusa dalla società. Sono poi «i comportamenti tenuti nei loro confronti al momento della sottoscrizione e le informazioni fornite», tutte indicazioni che «li avevano ragionevolmente indotti a fare affidamento sulla mancanza di rischio in tale forma di deposito», spiega Barazzutti. Gli azionisti hanno riferito anche di «maliziosi comportamenti» circa l’andamento della società «mediante le informazioni esposte nei bilanci, atti tesi a occultare la reale situazione economica e finanziaria della società».
Tutte azioni che li hanno indotti in errore poiché, secondo la tesi di Zilli, non sono stati messi nelle condizioni di comprendere lo stato economico della società. In particolare gli azionisti lamentano di essere stati indotti a depositare somme di denaro frutto di risparmio nelle casse di CoopCa dalle “campagne soci” predisposte dalla società anche quando le condizioni economiche e finanziarie erano deteriorate. C’è anche la sollecitazione a trasformare i depositi di denaro sotto forma di prestito sociale, in azioni sul «falso presupposto di un eguale trattamento giuridico caratterizzato, per entrambe le forme di deposito, da forti garanzie, come scritto nel materiale informativo predisposto e diffuso dalla società», ricorda Barazzutti. Ecco perché gli azionisti, dopo avere scritto due lettere alla presidente della Regione Debora Serracchiani (che ha manifestato loro la vicinanza dell’ente), hanno deciso di chiedere indietro i propri soldi direttamente agli amministratori.
«Gli azionisti non sono persone che volevano investire i propri risparmi in operazioni rischiose e men che meno speculative per ottenere alti rendimenti, ma persone poco preparate ed eccessivamente fiduciose nelle rassicurazioni ricevute e nei documenti predisposti dall’azienda, sicure che i valori della cooperazione e la storia centenaria della CoopCa mai li avrebbero traditi», sottolinea Barazzutti. Una precisazione indispensabile per fare comprendere la natura dei soci. E chiedere aiuto al mondo della cooperazione: «Coop Alleanza 3.0 inizierà proprio in questi giorni a distribuire la prima rata del 50 per cento di rimborso del prestito sociale, dando così parziale sollievo ai soci prestatori - aggiunge Barazzutti -. Nulla vieta che altre strutture del sistema cooperativistico intervengano in favore dei soci azionisti».
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