Credito, l'81% dei 181 miliardi di sofferenze generato dal 10% degli affidati
VENEZIA - Le banche hanno chiuso i rubinetti del credito?
La colpa è dei grandi gruppi industriali, delle imprese corpose, delle famiglie potenti.
Lo indica, dati alla mano, la Cgia di Mestre secondo la quale l'81% dei 186,7 miliardi di euro delle sofferenze del sistema è causato dal primo 10% degli affidati.
Di questa mole di miliardi ben 131,2 sono ascrivibili a prestiti sopra i 500.000 euro che, di norma, vengono erogati a grandi gruppi e a grandi aziende.
Vale a dire soggetti economici di alto di gamma ben lontani dai piccoli commercianti, dagli artigiani o dai lavoratori autonomi.
Una situazione paradossale per l'ufficio studi degli artigiani mestrini, visto e considerato che a pagare maggiormente l'incapacità dei grandi a restituire buona parte dei prestiti ricevuti sono proprio pmi e famiglie ai quali le banche hanno chiuso le porte in faccia per limitare al massimo i rischi.
Secondo la Cgia le banche hanno concesso con molta generosità ai grandi gruppi e ai propri manager i prestiti «nonostante - spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia - le piccole e le micro, imprese siano molto più affidabili rispetto alle prime ma che continuano ad avere un potere negoziale con gli istituti di credito pressoché nullo».
«Un'anomalia tutta italiana - conclude Zabeo - che si è alimentata in questi ultimi decenni attraverso il massiccio ricorso al credito relazionale; ovvero i soldi, nella stragrande maggioranza dei casi, venivano prestati agli amministratori, ai soci e ai conoscenti senza garanzie, con la complicità delle istituzioni predisposte al controllo che, colpevolmente, hanno fatto finta di non vedere».
A livello regionale al Sud il primo 10% degli affidati ottiene meno credito delle rispettive fasce presenti nel resto d'Italia, ma genera una quota di sofferenze quasi in linea con il dato medio nazionale.
Al Nord, invece, le grandi imprese ottengono percentuali di credito molto alte, con livelli di affidabilità che, comunque, si allineano attorno al dato medio nazionale. In altre parole possiamo dire che i grandi gruppi del Nord sono più «virtuosi» di quelli presenti nel Mezzogiorno.
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