Crescono a Nord Est i single family office. «Il patrimonio va gestito come fosse un’azienda»
Marco Stevanato, ad di Sfem, gestisce gli investimenti della famiglia

Diventare ricchi e restare ricchi. Potrebbe essere riassunta con questa massima la naturale evoluzione che a Nord Est vede protagoniste le grandi famiglie imprenditoriali che, con sempre maggiore frequenza, creano un family office con il duplice obiettivo di preservare il capitale e di proteggere le generazioni future dal rischio del potere distruttivo che grandi quantità di ricchezza possono avere. Un fenomeno sempre più frequente a livello globale tanto che, come rilevato da un recente studio della Harvard Business School, oggi circa seimila miliardi di dollari sono gestiti da single family office, un numero pari a circa tre volte il Pil italiano. E la prima domanda che molte famiglie spesso si pongono sia a quale ammontare di ricchezza investibile abbia senso avviare un family office. Secondo la stessa Harvard Business School sotto i 250/300 milioni il costo di un single family ogffice è alto e non vi sono grandi vantaggi in termini di efficacia, accesso ad investimenti, network, economie di scala.
A oggi in Italia, in base a una ricerca dell’Osservatorio Family Office promossa dalla School of Management del Politecnico di Milano, risultano attivi 107 single family office, di cui sette inseriti nel 2023 (sono il 48,9% del totale), oltre a 94 multi family office professionali (il 42,9%) e 18 organizzazioni di origine bancaria (l’8,22%) che offrono analoghi servizi strutturati rivolti a più famiglie. Circa la metà dei 107 single family office censiti coesiste con l’impresa famigliare, mentre il 27% deriva da eventi di liquidità, ossia cessioni, complete o parziali, delle quote di proprietà della famiglia. Il 55%, specifica una nota, rientra nella tipologia family portfolio office, e il 26% si configura come cassaforte di famiglia. Infine, l’11% può essere considerato family office dinastico .
Un esempio a Nord Est è certamente rappresentato dalla Sfem, il family office della famiglia Stevanato e guidato da Marco Stevanato che si occupa in prima persona delle attività di diversificazione del gruppo. Nel corso degli anni la famiglia ha infatti acquisito quote di imprese del Nord Est in parte direttamente, in parte attraverso club deal o fondi di private equity. Poi ha creato la Sgr immobiliare Arsenale per investire nel settore immobiliare americano, tra Boston, San Francisco, San Diego e Los Angeles.
«Dodici anni fa decidemmo di cominciare a creare le basi per una diversificazione», ha spiegato Stevanato, «perché spesso il problema è che quando arriva la liquidità le famiglie non sono abituate a gestirla e in molti gestiscono il patrimonio a tempo perso. Ma deve essere gestito in maniera professionale come se fosse un’azienda: devono esserci manager, consulenti, sistemi gestionali e una visione condivisa di quello che si vuole fare».
Per Stevanato gestire un patrimonio è infatti «un lavoro. Bisogna andare a vedere cosa fanno le altre famiglie, andare a parlare con le banche, i fondi e tenere tutto sotto controllo».
Riproduzione riservata © il Nord Est