Crisi dell'alberghiero a Treviso, Basso: «Noi, barometro di una economia che non gira»
TREVISO. L’albergo, il più grande della provincia di Treviso, è chiuso dal 23 febbraio: il lockdown è arrivato nel bel mezzo di un convegno non qualsiasi, quello nazionale delle Federcongressi, in pieno weekend. Quasi una premonizione, per il Bhr di Quinto - catena Best Western - specializzato in convegnistica. Vane, di fronte al virus, la posizione strategica alle porte della città, la minima distanza dall’aeroporto Canova (chiuso anch’esso). Più del turismo, l’hotel attende la vera ripartenza dell’economia.
Le due sale da oltre 700 e 550 posti rispettivamente sono il fiore all’occhiello dell’albergo, perno attorno a cui tutto ruotava felicemente, fino al virus: 133 stanze, una manciata di suite, 270 posti letto, area spa e wellness, ristorante, bar da oltre 600 mila tazzine di caffè l’anno. E a certificarlo una percentuale di occupazione superiore al 70 % (la media provinciale degli alberghi ferma da anni e anni al 39%), per oltre 150mila presenze l’anno.
«Non siamo quelli che possono guardare alla ripresa del turismo», dice Roberta Basso, ad dell’omonimo gruppo proprietario dell’albergo, «Premessa: la prima istanza che ci muove è la salute pubblica, a cominciare dai nostri dipendenti, certo in teoria avremmo potuto tenere aperto, ma per chi? La nostra clientela è legata a business e congressi, abbiamo ritenuto prudenziale sospendere l’attività. Che ancora molti ritengono erroneamente di nicchia ma per un territorio come Treviso è strategico, e infatti la città se ne accorge, quando ci sono i grandi convegni anche internazionali. L’indotto è assolutamente rilevante. E adesso è chiuso anche l’aeroporto, si parla di circolazione ma non ci sono ancora evoluzioni significative».
L’ipotesi è di ripartire a settembre.
«Fine estate, diciamo. Vogliamo essere ottimisti, e al tempo stesso siamo consapevoli che devono cambiare diverse variabili. Non solo l’aeroporto: finché le aziende non mandano in giro i loro manager, finché le categorie non ritrovano la dimensione dei convegni e incontri specialistici. Né ci consola sapere che anche a Roma, Firenze e Milano molti sono nella nostra situazione».
Di voi alberghi vocati, diciamo così, ai congressi si parla poco. Tutti a parlare di turismo.
«La crisi dell’emergenza Covid colpisce tutti, i nostri 30 dipendenti sono in cassa integrazione, usiamo gli ammortizzatori sociali. Ma si parla più facilmente del settore alberghiero legato al turismo, come se noi fossimo una esigua minoranza: non è così. E, se posso dire, abbiamo una peculiarità. Siamo una sorta di barometro della nostra economia: se funzioniamo noi, tutto gira. Se restiamo chiusi, è il segno che qualcosa non va».
Un segnale che darebbe una svolta, secondo lei?
«Certo il nostro futuro passa anche su un piano psicologico. Una componente è la fiducia di imprenditori e categorie».
Come vive questo semestre, ormai, di blocco forzato?
«Day by day, fra realismo e ottimismo. Al pessimismo non cedo per natura, mi dico sempre che bisogna restare focalizzati sul presente e fare il meglio che possiamo. Non ci sono precedenti per casse integrazioni nel settore turistico, c’è una crisi mondiale, epocale: si è fermato un pianeta. Mi dico che ogni momento può portare sbocchi, ma anche brutte notizie, vedi l’aeroporto Canova, vedi i decreti. Noi siamo una struttura complessa, certo questa crisi fa saltare tanti schemi, il breakeven. Credo che risorse importanti adesso siano la pazienza, la tenacia, la capacità di tenere duro».
E il turismo business?
«Dobbiamo certamente pensare a nuove prospettive, anche nel breve e medio termine, come si comporteranno le aziende in futuro? Siamo in piena estate, agosto è un mese che non esisteva già prima, per noi. Dobbiamo guardare a settembre. Ma se siamo ancora al webinar… E lo dico pensando sempre prima a chi lavora per noi, e anche a chi lavora grazie al nostro indotto, alla futura clientela. E infatti abbiamo già un protocollo speciale. Che sarà adottato in tutte le strutture Best Western: abbiamo spazi, sulla distanza e sul distanziamento possiamo dare più garanzie».
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