D’Agostino si riprende il Porto di Trieste: «Pronto al bis. E presto novità importanti»
TRIESTE Zeno D’Agostino torna al timone dell’Autorità portuale e per la prima volta si dice pronto a fare il bis, puntando al rinnovo dell’incarico di presidente, in scadenza a novembre. Quella di ieri è stata la giornata del rientro alla Torre del Lloyd, dove il manager si è presentato attorno a mezzogiorno, dopo la sentenza con cui il Tar del Lazio ha annullato la decadenza del presidente, decisa dall’Anac per incompatibilità.
D’Agostino arriva da solo alla sede dell’Autorità portuale a bordo del suo suv. Due ore e mezza di viaggio da Verona, passate a rispondere alle ultime telefonate di congratulazioni e a «cantare pezzi di bossanova e Sergio Caputo». Il presidente è emozionato e si guarda attorno quasi un po’ intimidito quando parte l’applauso degli impiegati, che lo aspettano sotto la pioggia all’ingresso di via von Bruck. «Rientriamo in plancia – sorride ai cronisti – e c’è tanto da fare. Chi c’è stato in questi giorni è stato bravissimo e oggi Mario (Sommariva, ndr) non c’è per ragioni di lavoro. Ci sono robe grosse che stanno succedendo e che arriveranno, ma su cui dobbiamo lavorare. In questi giorni ne arrivano di importanti che ancora non sapete».
Il presidente ha il mandato che si conclude a novembre, dopo la nomina da parte del ministero dei Trasporti avvenuta nel 2016. L’ultimo mese è stato una montagna russa: la decadenza, le manifestazioni di affetto della città, gli appoggi politici trasversali, l’esito positivo del ricorso e il nuovo atto di insediamento della ministra Paola De Micheli. E dopo la giostra, per la prima volta, D’Agostino evita di eludere il nodo del rinnovo. La risposta alla domanda della stampa inizia per la verità un po’ titubante ma la lingua si scioglie e il sì diventa pieno: «Vedremo. È inutile far pianificazioni troppo ampie, che poi arriva una mail e ti crea problemi. Le condizioni ci sono tutte, basta che non arrivi un’altra mail. Ma la voglia c’è».
L’apertura potrebbe apparire di prammatica, ma finora D’Agostino aveva evitato di spendere parole impegnative sul bis. Il manager veronese non aveva anzi nascosto alle persone vicine di aver cominciato a valutare la possibilità di un addio a Trieste. Un modo per lasciare nella fase di parabola ascendente, dopo aver rimesso in sesto i traffici portuali e ferroviari, attratto gli investimenti di Rfi per il raddoppio dei trasporti su binario, chiuso l’accordo con gli ungheresi e – si spera entro breve – messo a segno l’ingresso di un partner internazionale nella società di gestione della Piattaforma logistica, e convinto i tedeschi di Duisport a credere nelle prospettive dell’Interporto.
Ma per il presidente si trattava anche di questioni di famiglia, con la volontà di avvicinarsi alla città natale dopo la nascita dei due figli. Difficile ora sottrarsi al nuovo mandato, dopo la mobilitazione della città e l’auspicio espresso dai ministri Paola De Micheli e Stefano Patuanelli, nonché dal presidente della Regione Massimiliano Fedriga e dal sindaco Roberto Dipiazza, che si affiancano al Pd, cui si deve l’arrivo in città di D’Agostino nelle vesti di commissario nel 2015.
Il riconfermato presidente ripercorre intanto in poche parole il suo difficile giugno. «Emozioni brutte e belle, che sono state tante, incredibili e meravigliose, tanto che oggi posso pure star qui a parlare sotto la pioggia. Venisse pure a grandinare, tanto è andato tutto bene». Resta l’amaro in bocca di non aver vissuto da protagonista la firma dell’Accordo di programma della Ferriera e il rogito con cui l’Ungheria ha segnato l’avvio del progetto di terminal nell’area ex Aquila, ma tutto è sciolto con una battuta: «Mario e io siamo due corpi e un’anima sola. L’anima c’era e il corpo era quello di Mario». L’anima pare oggi condivisa anche con le varie categorie che lavorano in porto: «La gente non ci crede più, ma qui le persone esistono ancora e ci hanno messo il cuore. Non sono triestino, ma è la prima volta che i portuali scendono in piazza per un presidente. È stata una cosa pazzesca, un’emozione incredibile».
Dopo i convenevoli con la stampa è il momento di riprendere possesso dell’ufficio. Uno sguardo dalle finestre al bacino di carenaggio e subito un caffè, che «oggi è davvero dolcissimo». Poi D’Agostino va al tavolo delle riunioni, dove fa bella mostra la planimetria dell’area ex Aquila. Il presidente afferra subito dopo una gigantesca mappa che segna le profondità dei fondali attorno al Molo VII: «Guardate qua, tutti gli altri se le sognano. Io parlo sempre del retroporto, ma anche sul mare ce n’è e tanto. E qui c’è il nuovo progetto della stazione di Campo Marzio: un bel po’ diverso da com’era cinque anni fa. Sotto queste carte ci sono gli altri progetti che non dovete vedere». Quelli che D’Agostino ha annunciato e che andranno a maturazione a breve. —
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