Daria Illy: «Carisma e umiltà, non il potere, sono le qualità della leadership»
Daria Illy rappresenta la quarta generazione della famiglia alla guida del Gruppo del caffè. Sarà protagonista dell’evento Top 100 – La forza delle donne, in programma per il 28 ottobre a Ronchi dei Legionari, nella sede di Elifriulia
TRIESTE. Daria Illy, quarta generazione della famiglia Illy, tre lauree, figlia dell’ex governatore del Friuli Venezia Giulia Riccardo, fa parte del cda di illycaffè e della holding di famiglia che controlla anche il Polo del Gusto con i prodotti pregiati extra-caffè: dal Brunello di Montalcino al cioccolato Domori al pregiato tè Dammann Freres fino alle confetture Agrimontana.
Sarà tra le protagoniste dell’evento Top 100 – La forza delle donne, in programma a Ronchi dei Legionari, nella sede di Elifriulia, assieme ad Anna Mareschi Danieli (Abs), Denise Archiutti (Veneta Cucine) e a Paola Cimolai (Jesurum).
Nessun privilegio di famiglia, visto il suo curriculum, e un percorso professionale graduale e crescente. É entrata in azienda nel 2009 con il ruolo di docente scientifico all'Università del Caffè. Successivamente ha guidato la direzione International Key Account per poi ricoprire il ruolo di Portioned Systems Director, gestendo business e sviluppo del prodotto all'interno di sistemi single cup (beni durevoli e materiali di consumo). Nel 2017 ha assunto l’incarico di Ceo di Mitaca, per rilanciare l'azienda che sviluppa e distribuisce caffè e sistemi di bevande calde per il canale Office. Dopo aver lavorato molti anni nel campo del wellness, Daria Illy ha scelto anni fa di tornare a Trieste facendo valere un’esperienza professionale maturata mettendo a frutto la conoscenza di grandi top manager come il ceo di Marriott International, Arne Sorenson.
Daria Illy, quando conta la formazione in Illy?
«É fondamentale. La nostra Università del caffè in vent’anni di vita ha formato più di 300 mila persone: coltivatori, produttori, protagonisti della filiera, consumatori. Mio nonno Ernesto è stato un grande ispiratore, uno scienziato e un filosofo e mi ispiro spesso ai suoi insegnamenti. Credo che il fatto che la fondazione porti il suo nome sia rappresentativo dell'eredità che ha lasciato, soprattutto dal punto di vista della divulgazione e della sostenibilità».
Lei rappresenta la nuova generazione della famiglia Illy. Come interpreta il suo ruolo imprenditoriale nel mondo globale del caffè?
«Serve strategia, visione e conoscenza del mondo. Fino allo scoppio della pandemia facevo anche 180 viaggi in aereo l’anno per diffondere nel mondo i progetti di illycaffè andando nei Paesi dove ci sono le piantagioni di caffè arabica: Ruanda, Colombia, Nicaragua, Brasile. Così abbiamo creato nuovi prodotti di qualità».
Lei ha ricordato la leadership visionaria e illuminata nonno Ernesto. E oggi cosa significa essere donna e imprenditrice?
«Oggi la leadership non è determinata dal potere ma dalle proprie qualità innate, dal carisma e dall’umiltà. Bisogna sapere ascoltare e capire quando è il momento di dire di no».
Qual è stato l’impatto della pandemia sul lavoro femminile?
«Le donne sono state le più penalizzate in questa drammatica emergenza sanitaria. Soprattutto nel settore hotellerie-restaurant-café nulla tornerà come prima. Dobbiamo prepararci a una nuova normalità. Anche a Nordest vedo eccessivi squilibri nel trattamento salariale fra donne e uomini. Nelle 25 sedi delle nostre università del caffè stiamo promuovendo corsi sulla diversità e sulla inclusione delle donne nel mondo del lavoro».
Cosa ci aspetta nel post-pandemia?
«La pandemia è stata come un Cigno nero, l’immagine usata dal matematico e filosofo Nassim Taleb per definire un evento grave e imprevisto. Dobbiamo essere pronti a cambiare idea anche navigando a vista. Ecco, dobbiamo capire come affrontare i nuovi pericoli».
Come i cambiamenti climatici?
«I danni delle modificazioni del clima sono prevedibili come ci ha insegnato Al Gore nel suo film An Inconvenient Truth (Una scomoda verità). Non c’è nulla che non possiamo fare e serve impegno. Alla illycaffè stiamo lavorando a un progetto di trasformazione carbon-free dell’azienda entro il 2033, nel nostro centesimo anniversario».
Cosa la sta impegnando di più in questa fase di transizione?
«Il mio progetto principale è la trasformazione della Università del Caffè dalla aula tradizionale a una formula ibrida in digitale e live, utilizzando le più moderne tecnologie come la realtà aumentata».
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