Dolcetta, BpVi: "Crediamo nel rilancio nonostante la tempesta sulle banche"
“Unicredit dall’inizio dell’anno ha perso in Borsa il 40%, e la perdita media del mercato è stata del 30%. Il contesto che ci circonda è cambiato, abbiamo dovuto prenderne atto”. Stefano Dolcetta, presidente della Banca popolare di Vicenza, commenta così la cura lacrime e sangue che, attraverso la decisione del cda di martedì di fissare il prezzo di recesso a 6,30 euro, ha di fatto nuovamente bastonato i soci dell’istituto abbattendo d’un tratto il valore dell’azione dell’87 per cento.
Dopo un taglio così netto, Dolcetta però rassicura i soci sulla pulizia dei conti. La definizione del prezzo di recesso segna la fine della prima fase del lavoro. “Il bilancio ha messo in conto tutti gli accantonamenti e le rettifiche necessarie, ora la banca riparte con il piano industriale messo a punto dall’amministratore delegato Francesco Iorio. Crediamo in questo piano, il passato è passato”, assicura Dolcetta.
Ma molti soci chiedono che proprio quel passato sia scandagliato, per arrivare a un’azione di responsabilità. Azione che Dolcetta intende avviare solo davanti a “fatti concreti”. Altrimenti “il rischio è di andare incontro a costi rilevanti”, sono ancora le parole di Dolcetta.
Il presidente della PopVicenza guarda al futuro e al viaggio dell’amministratore delegato Francesco Iorio nei prossimi giorni a New York. «C’è tanta liquidità sul mercato globale - prosegue Dolcetta -, per dare le proporzioni del fenomeno si pensi che Investindustrial di Andrea Bonomi ha appena raccolto, per il suo sesto fondo focalizzato sull’Europa del Sud, due miliardi raccogliendo offerte per sei. In sostanza starà all’amministratore delegato Iorio vendere bene il nostro progetto ai potenziali investitori internazionali».
Guardando in Patria però resta il nodo ricapitalizzazione. «Ho avuto vari incontri - spiega Dolcetta -, avverto più attenzione e più fiducia, penso che molti aderiranno all’aumento. Certo che la situazione delle banche italiane è questa, ed è uguale dappertutto. Un ragionamento, per carità, può essere di non mettere più soldi nella nostra banca e di mandarla a ramengo, io invece penso che sia più ragionevole aderire all’aumento per recuperare almeno parte dell’investimento».
Dopo due mesi di presidenza Dolcetta ha tutta l’intenzione di “cogliere la sfida che, da imprenditore vicentino, mi prende molto, nonostante incontri con i soci che frequentemente non sono all’acqua di rose. Credo che se riusciremo a superare questa fase e a mettere in sicurezza la banca, sarà una grande soddisfazione. Fino a maggio resterò presidente. Il futuro dipende da varie cose, in primis se sarò gradito ai nuovi azionisti. Non escludo di dare la mia disponibilità a continuare”.
Riproduzione riservata © il Nord Est