Duca D'Aosta torna alla manifattura: made in Italy e design in Venice

Quattro piattaforme e-store, un nuovo brand pronto alla conquista dell'Europa e una linea griffata per gondolieri che sbarcherà a Las Vegas e Macao. Il fatturato segna +32%. Venti addetti già assunti ma le porte sono aperte

MESTRE. Il futuro di Duca D’Aosta riparte dal passato e dal legame con Venezia. Perché, per vincere la competizione del globo e dei brand, servono la potenza di un territorio e la forza di 114 anni di storia. Ma tornare al passato significa anche tradizione. E la tradizione qui è quella del sarto, della manifattura di qualità.

E’ così che inizia la trasformazione di Duca D’Aosta, azienda con sede a Mestre e un circuito di 12 negozi ad oggi solo in Triveneto, per la distribuzione di 100 brand lusso, tra cui la nuova location cinque stelle a Porto Piccolo a pochi chilometri da Trieste.

Siamo nel 2013: questo l’anno dell’ingresso in azienda di un ex manager Hp, Alberto Bozzo, che diventa amministratore delegato. Contemporaneamente il passaggio generazionale: entra in azienda la quarta generazione della famiglia Ceccato che ha il 100% della soicetà fondata dal trisavolo Emilio Ceccato nel 1902. Tito e Giuliano Ceccato restano nel board da azionisti ma lasciano l’operatività ai figli Matteo, Alvise, Cristiano. Duca D’Aosta è dunque nelle mani di un’azienda giovane che, per disegnare il domani, inizia scavando in archivio.

La prima mossa è il restyling del logo e l’inserimento in chiaro del nome Venezia. Poi la formazione di tutta l’azienda in marketing e retail, al Cuoa di Altavilla. Quindi, la ripresa in mano di ago e filo. “La manifattura negli anni 40-50 era il cuore dell’azienda ma poi era rimasta residuale, pari al 2-3%. Era diventata un servizio, come la camicia che marchiavamo Duca D’Aosta per abbinarla al completo griffato in negozio” spiega Bozzo.

Una necessità che diventa collezione. Venezia 1902 “è il pilastro della nuova strategia” conferma Bozzo. “Siamo tornati quelli che eravamo, l’insegna che in piazza San Marco decenni fa vendeva a Ernest Hemingway e ai clienti top come principi”. Venezia 1902 è una collezione uomo dal vestito, al cappello alle scarpe. Classico e contemporaneo. L’immagine è ancorata a Venezia, ai suoi squeri e gondole e raffigura un moderno dandy di piercing e tatuaggi. Forte, incisiva e sta girando il mondo.

“Abbiamo cercato una forte individualità” spiega Bozzo. La firma è quella dello stilista Rodolfo Zappalà, ex Paul Smith. Il primo flagship store è stato aperto a giugno 2015 a San Marco. I modelli? Sono dei gondolieri veri. E questo legame con Venezia non ha fine. Nel 2015 Duca D’Aosta ha firmato un accordo con l’associazione gondolieri di Venezia: 433 iscritti, una casta alla ricerca di identità oltre il romanzo della Laguna. Duca D’Aosta studia un logo, disegna una linea di abbigliamento a “uso gondole” e “uso turisti” come se il marchio gondolieri fosse lo stemma di Harward. Felpe, cappelli di paglia. Tutto made in Italy, come Venezia 1902, grazie a una rete di fornitori locali italiani che conferma la qualità. Grazie alle royalties del merchandising l’associazione gondolieri tutela il mestiere. E Duca D’Aosta porta la vera Venezia (quella che nella maglia a righe rispetta le misure di distanza del bianco dal rosso o blu) nel mondo.

I prossimi step sono di apertura di nuovi flagship a Las Vegas e Macao, lì dove Venice è già moda. A Venezia, invece, il negozio non a caso porta il nome del fondatore Emilio Ceccato e ha sede nel primo piccolo punto vendita di famiglia, sotto Rialto. Ora ad ottobre entrerà anche nel primo Mall Fashion in Laguna al Fontego. All’estero ha già come ambasciatrice Kathleen Kennedy e il texano presidente dei gondolieri Usa.

Venezia 1902 punta invece per fine 2016 all’apertura a Firenze. Lo step successivo sarà l’estero per almeno una decina di shop: già avviati i contatti con Austria, Germania e Svizzera.

L’azienda ha intanto chiuso il 2015 con ricavi in accelerazione del 32% a 30 milioni di euro e quota 120 addetti: 20 persone assunte nel 2015 e 6 entreranno a breve. Quattro le piattaforme e-commerce, tre di proprietà più l’aggregatore farfetch. Nel 2015 il peso dell’estore è passato dall’11 al 23% del totale vendite con sprint in Oriente (Giappone e Corea), Usa e Nord Europa. Gli shop da 7 a 12. Nel 2015 Duca D’Aosta ha investito in una nuova piattaforma logistica. Il proprio brand è passato dal 3 all’8% delle vendite totali. L’obiettivo è un 16% nel 2016. Nell’inverno 2016 uscirà la prima capsule collection Venezia 1902 per donna.

Made in Italy e design in Venice, scritto nell’etichetta.

@eleonoravallin

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