Alec Ross: «L’Europa è ferma, fate come i cowboy»
Ross, già consigliere dell’amministrazione Obama per l’Innovazione e docente alla Bologna business school, è uno degli economisti e imprenditori più conosciuti nel campo delle nuove tecnologie e delle startup
Alec Ross, già consigliere dell’amministrazione Obama per l’Innovazione e docente alla Bologna business school, è uno degli economisti e imprenditori più conosciuti nel campo delle nuove tecnologie e delle startup.
Cosa si aspetta dalle prime mosse di Trump in materia economica?
«Ci sarà una massiccia deregolamentazione dell’economia americana. Gli Stati Uniti hanno già molta meno burocrazia rispetto all’Europa e Trump cercherà di garantire alle imprese la massima libertà possibile».
Quali conseguenze avranno per l’Europa e per l’Italia le politiche di America First e i dazi commerciali promesi da Trump?
«I dazi in arrivo sono qualcosa di cui avere giustamente timore. Mentre alcuni beni di lusso sarebbero i meno colpiti, la maggior parte dei prodotti, a causa di margini relativamente bassi, soffrirebbero dazi del 10% o più».
Come reagire?
«Penso che l’industria italiana, inclusa quella del Nord Est, dovrebbe collaborare apertamente con il governo Meloni per far comprendere alla Casa Bianca il valore di una stretta relazione tra Italia e Stati Uniti. Trump e la sua nuova squadra tendono infatti a farsi convincere di più dai leader del mondo degli affari che dai capi di governo, anche se penso ci sia molto rispetto per la premier Meloni».
La globalizzazione, dopo la crisi del 2008 e la pandemia, è definitivamente finita?
«La realtà è che i flussi commerciali attraverso i confini stanno aumentando, non diminuendo. Gli Stati Uniti stanno riportando a casa alcuni settori come la produzione manifatturiera e i semiconduttori. Ma non direi che la globalizzazione è finita perché i mercati rimangono interdipendenti e, nonostante tutta la retorica, non vediamo molti passi indietro su questo fronte».
Cosa aspettarsi da Elon Musk?
«Elon Musk, che ritengo la quinta persona più potente al mondo, dopo Trump, Putin, Xi Jinping e Modi, sembra uscito da un film. Prevedo che spingerà molto aggressivamente nel breve termine per realizzare la sua visione di un governo americano molto più snello e meno regolamentato, in modo da avvantaggiare i suoi interessi commerciali. Per ora, Musk sta mostrando tutta la deferenza a Trump. Ma nel momento in cui ciò non accadrà, penso che Donald lo scaricherà».
Cosa succede nel settore auto dopo la crisi che ha colpito in Europa big come Volkswagen e Stellantis?
«C’è stata una discrepanza tra regolamentazione e produzione. Le normative hanno spinto i produttori di auto verso i veicoli elettrici, ma ora scoprono che è quasi impossibile competere con i produttori cinesi che beneficiano di sussidi statali. Volkswagen e Stellantis hanno bisogno di un’iniezione di strategia. Sono stati troppo reattivi e insufficientemente proattivi».
Un problema di competitività europeo?
«C’è più innovazione e dinamismo nell’industria americana rispetto a quella europea che troppo spesso gioca solo in difesa, mai in attacco. Al contrario, le aziende Usa stanno investendo massicciamente in ricerca e sviluppo, producendo innovazioni spettacolari che spaziano dalle scienze della vita alla tecnologia fino alla manifattura. Il livello di energia e investimento, persino sul piano culturale, è oggi molto più alto negli Stati Uniti rispetto all’Europa».
L’Europa sarà in grado di dare vita a campioni industriali capaci di sfidare i colossi Usa e cinesi? «Ci sono tre regole importanti. Primo, meno regolamentazione e burocrazia. Secondo, più coraggio. Per innovare, è necessaria la mentalità di un cowboy: qualcuno disposto a rischiare, a non restare paralizzato dalla paura. Terzo, dobbiamo risvegliare i risparmi che dormono nei conti bancari. L’allocazione degli asset in Italia è troppo concentrata su classi di investimento a basso interesse e bassa crescita, invece di essere orientata verso asset a più alto rischio e maggiori ritorni, come il venture capital».
A proposito di regole: come bisogna intervenire sull'Intelligenza Artificiale?
«L’AI Act dell’Ue è stata una delle leggi più stupide mai scritte. Ha avuto la conseguenza non intenzionale di spingere gli investimenti dell’Ue verso la Svizzera, l’Inghilterra e gli Stati Uniti. L’unico modo per l’Europa di avere un posto nell’AI è attraverso l’imprenditorialità. Per usare una metafora calcistica è come se ci fossero solo due squadre sul campo da calcio, gli Stati Uniti e la Cina, mentre gli europei si limitano a fare da arbitro, e l’arbitro non vince mai».— © RIPRODUZIONE RISERVATA
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