Annalisa Zorzettig, la vignaiola decisa a portare nel futuro il vino friulano

L’imprenditrice è a capo dell’omonima azienda dei Colli orientali: dinastia tutta al femminile. I vigneti dell’azienda sono a Spessa di Cividale

Maurizio Cescon

Il suo nome, nell’elenco delle 100 donne italiane vincenti pubblicato da Forbes, è l’ultimo della lista. Ultimo però solo in ordine alfabetico. Perché Annalisa Zorzettig, imprenditrice friulana del mondo del vino a capo dell’omonimo marchio dei Colli orientali, è in splendida compagnia tra tante colleghe capitane d’industria, campionesse sportive, scienziate, dirigenti, artiste, giornaliste.

Lei, con Magda Pozzo, figlia dello storico patron dell’Udinese Gianpaolo e manager nel club di serie A, è l’unica rappresentante della regione scelta da Forbes, la rivista che racconta le storie degli ambasciatori del Made in Italy nel mondo.

«È stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno, una cosa del tutto inaspettata essere inserita accanto a tante donne con un curriculum così importante - racconta oggi Annalisa Zorzettig - . Ma se ci pensiamo bene, davanti a un buon calice di vino siamo tutti più umani, meno costruiti, riusciamo a far cadere le barriere, le corazze con le quali affrontiamo la vita di tutti i giorni. E poi il vino è una sintesi di tante cose: storia, cultura, arte, musica, radici, terra, lavoro. Sono onorata di far parte della classifica».

Una degustazione di vini Zorzettig a un evento collaterale di una mostra del cinema di Venezia aveva fatto scattare l’attenzione sulla vignaiola friulana, sul suo percorso professionale, sulla sua attività.

«Noi siamo quassù, nell’ultimo lembo del Nord Est» spiega «credo sia più difficile farci conoscere, farci largo rispetto a chi vive a Milano. Dove c’è concentrazione ci sono maggiori opportunità. E forse per questa ragione ritengo che il riconoscimento di Forbes sia una gratificazione per tutte le donne friulane che lavorano, che portano avanti un’azienda, un negozio, un mestiere. Ci sono ancora oggi tante donne che non hanno la possibilità di dimostrare quanto sono brave. Eppure in Friuli la tradizione di donne che non stanno un passo indietro agli uomini è forte e risale quantomeno alla Grande Guerra, con l’epopea delle portatrici carniche: con i mariti, i figli, i padri al fronte, ressero sulle loro spalle il peso di quegli anni durissimi. Ecco le portatrici sono davvero una bella fonte d’ispirazione. Se fosse per me resterei sempre dietro le quinte, non amo apparire, Forbes non ha cambiato il mio modo di approcciarmi, di vivere. Ma oggi se non racconti quello che fai, in particolare in un settore dove tradizione, storia e radici sono fondamentali, non vendi, non ti imponi sui mercati. Ho seguito delle lezioni, in passato, per poter espormi di più in pubblico, per eliminare quella atavica timidezza che è di queste latitudini. Adesso siamo sulla strada giusta: la nostra identità riesco a esprimerla agli altri, a chi non ci conosce».

I Zorzettig sono una dinastia del vino originaria di Spessa di Cividale. Siamo alla frontiera con la Slovenia, colline dolci, le montagne a fare da corona e il mare non troppo lontano, venti da Nord e da Est che d’estate alleviano la calura e danno respiro alle viti. Il padre di Annalisa, Giuseppe, e i suoi fratelli e sorelle, sette in tutto, hanno avviato attività proprie, sempre nel settore. Tanto che oggi i Zorzettig sono ramificati in numerose aziende vinicole, tra Collio e Colli orientali. Ma il nome originario, Zorzettig appunto, lo porta avanti l’imprenditrice che Forbes ha voluto incoronare tra le 100 donne vincenti d’Italia. Lei ha respirato fin dall’infanzia il profumo del mosto e l’odore della terra. «Da bambina mi nascondevo sotto le botti con i miei cugini - spiega - , poi a 19 anni, appena finite le scuole, mio padre mi ha detto senza troppi giri di parole “vieni qua, comincia a vendere Tocai, Pinot bianco e Schioppettino e occupati della burocrazia”. Oggi si direbbe che ho cominciato da commerciale, ma nel frattempo mi sono occupata anche di tutta la parte amministrativa. Sono andata alle fiere di settore, ho imparato a conoscere gli agenti, a farmi un po’ un nome. E ho sentito subito la fiducia di mio padre, che mi mandava a parlare con i direttori delle banche, anche se non avevo esperienza».

Piano piano le competenze e le responsabilità di Annalisa Zorzettig sono cresciute e si sono consolidate. Finché la lunga malattia del fratello maggiore Roberto, scomparso nel 2006, non ha cambiato il corso del destino. «Ho affiancato mio fratello per molto tempo - afferma con commozione -, anche quando lui non stava bene. Poi è diventato naturale, per i miei genitori, affidarmi il timone dell’azienda. Era il 2006 e in un paio d’anni abbiamo affrontato il cambio del nome del Tocai (diventato Friulano), la crisi economica del 2008 e altri contrattempi. Ma ero pronta e con la forza della famiglia alle spalle ce l’abbiamo fatta».

Il futuro del brand Zorzettig - 120 ettari vitati, 900 mila bottiglie prodotte in gran parte di autoctoni, vendite suddivise al 50% tra Italia ed estero, cinque milioni di fatturato - è tutto al femminile. Perché se c’è la signora Antonietta, mamma di Annalisa, che dispensa qualche prezioso consiglio, ci sono pure sua figlia Veronica e la nipote, la piccola Leonie, a cui è stata già dedicata un’etichetta di un uvaggio bianco. «Sento la passione di mia nipote - aggiunge Zorzettig - per il nostro mondo. Ha solo 9 anni ma chiede, si informa, dopo la scuola passa spesso a trovarmi». Tra i progetti imminenti la conclusione dei lavori per la nuova cantina «mi piacerebbe che diventasse una casa del vino, viva e vitale, aperta a tutti», l’introduzione delle tecnologie in campagna e nelle fasi di lavorazione «ma il fattore umano deve restare determinante» e la sostenibilità ambientale «un valore prezioso». Annalisa Zorzettig guarda con attenzione al futuro dell’enologia, ma senza spaventarsi. «Adesso per il mondo del vino - conclude - siamo in una fase di cambiamento profondo, tra mode in evoluzione, dealcolati, possibili dazi. È come una lucertola che cambia pelle: il vecchio involucro se ne va, ma la sostanza resta».

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