Il maestro delle calzature gioiello Caovilla: «Vendiamo sogni dobbiamo essere ottimisti»

«La situazione è quella che è per tutti ma vendiamo articoli speciali e quindi abbiamo sempre spazi nel mondo»

Nicola Brillo

 

«La Riviera del Brenta deve continuare a fare quello che ha sempre fatto, portare i suoi sogni nel mondo». René Fernando Caovilla a 86 anni guida il brand del distretto della calzatura più noto a livello mondiale. Ha trasformato un laboratorio artigianale, fondato a Fiesso D’Artico dal papà Edoardo nel 1923 (e divenuto poi azienda nel 1934), in una maison del lusso. Negli anni ’50, dopo aver studiato design a Parigi e Londra, tornato a casa, ha saputo combinare l'esperienza artigianale del padre con un tocco di innovazione e unicità. Porta l'azienda a specializzarsi in calzature di lusso femminili, caratterizzate da dettagli preziosi come pietre e ricami.

Ogni scarpa che esce da Caovilla è il risultato di decine di passaggi manuali. Le sue creazioni hanno sfilato sulle più importanti passerelle nel mondo (compresa l’ultima di Victoria’s Secret a New York) e sono finite esposte al museo Moma di New York. René Caovilla ha creato modelli diventati autentici emblemi della femminilità moderna. Come il sandalo Cleo, disegnato nel 1969, e ancora oggi in produzione con il suo iconico serpente. L’azienda fattura oltre 54 milioni (dato 2023) e impiega oltre 100 dipendenti.

«La Riviera del Brenta deve continuare a puntare sulla massima qualità delle sue creazioni, così come abbiamo sempre fatto e dobbiamo continuare a fare. Noi vendiamo sogni, una cosa che dà entusiasmo e deve farsi ammirare. E dobbiamo guardare ai nuovi mercati emergenti, buone opportunità le possono offrire i Paesi asiatici. Queste zone per me avranno un grande sviluppo nei prossimi anni, ci sono spazi da occupare e bisogna andare lì».

Come è andato il 2024 per la sua azienda?

«Ripeto un vecchio detto “quando piove, piove per tutti”, non possiamo dire che le cose vanno bene per alcuni e male per altri, la situazione è quella che è per tutti. Ma dobbiamo essere ottimisti: noi vendiamo articoli speciali, produciamo sogni e quindi abbiamo sempre spazi importanti nel mondo. Bisogna avere entusiasmo e con le nostre produzioni artigianali bisogna essere in grado di trasmetterlo».

Cosa c’è da attendersi per il 2025 per il mondo della calzatura?

«Io non sono mai pessimista, bisogna sperare che le cose si aprano sempre più. Certamente quello che sta accadendo a livello internazionale non aiuta. Contemporaneamente nuovi mercati vogliono le nostre calzature, come la Malesia e l’India, su questi abbiamo spazio per crescere. E lì punteremo quest’anno. Le nostre calzature sono di massima qualità e troveranno donne che desiderano indossarle».

Uno dei problemi principali è quello del mancato ricambio dei lavoratori. Qual è la vostra situazione in fatto di fabbisogno di personale?

«La situazione in Riviera del Brenta è difficile un po’ per tutti, ma bisogna resistere e continuare a formare il personale».

Ad ottobre le modelle di Victoria's Secret hanno sfilato con le vostre creazioni.

«Sono arrivati da New York e hanno chiesto le nostre calzature. Sono stati molto contenti loro e lo siamo stati anche noi: hanno fatto una sfilata favolosa. Mi auguro vogliano ripetere l’iniziativa: siamo disponibili a sviluppare una collaborazione duratura».

L’azienda racchiude un tesoro nella Caovilla Gallery.

«Nel museo non aperto al pubblico sono esposte 5 mila paia, modelli tutti differenti, dal 1950 ai giorni nostri. Ho selezionato personalmente le scarpe dell'archivio, sono modelli intramontabili, non riesco a separarmene perché costituiscono la mia storia.Tra questi anche quelli portati al museo Moma di New York. Ci sono modelli ancora richiesti dopo tanti anni, creazioni che danno entusiasmo da tre generazioni. Mi emoziona vedere le figlie tornare in negozio e chiedere il modello che indossavano le loro madri».—

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